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numero 0 anno primo - 25 febbraio 2004 mensile online gratuito

Come investire i nostri soldi

di Gino Gatto

Un esperto consulente
(raggiungibile a: infofinanza@freeweb.org)
di Gestione di Capitali
ci spiega come possiamo
investire i nostri soldi
in modo saggio

 

I recenti crack di alcune società finanziarie, quotate nel mercato italiano, Cirio, Giacomelli, Parmalat, hanno destabilizzato la fiducia del risparmiatore; ponendo in evidenza lacune del sistema di controllo, il quale, dovrebbe garantire e tutelare la trasparenza del sistema di investimento.

Quanto stabilito dalla legge "Draghi" sulle verifiche e controlli effettuate dalle società di revisione che vigilano sulle regolari contabilità delle società che si quotano nei mercati regolamentati, sembrano inefficaci, o inadeguate. A monte di tutto ciò, sembra che non ci sia una chiara trasparenza di informazione sull'attività svolta da queste società e suoi rilievi che le stesse muovono alle società analizzate. I più, affermano l'esistenza di un reale conflitto di interesse che queste società di analisi hanno nei confronti dei risparmiatori.

Molto spesso, le società che attribuiscono rating (giudizi di solvibilità che vengono assegnati dopo l'analisi della composizione del bilancio e della quota di mercato detenuta dalla società stessa, per il prodotto che commercializza) oltre che verificare l'efficienza di questi soggetti finanziari, risultano essere anche gli Advisor, cioè quei soggetti che in un pool di banche, provvedono al collocamento nel mercato delle obbligazioni o azioni di queste società. Per dovere di chiarezza, va annoverato che non tutte le società possono fregiarsi del titolo di "Società di Revisione"; per potere adempiere a tale funzione, queste si sottopongono ad un accurato controllo ed una volta vagliate le credenziali e appurato l'efficienza della stessa e l'integrità morale del Management; per poter operare vengono iscritte in un apposito registro.

Molto spesso, gli analisti che lavorano al loro interno vagliando la documentazione che gli vengono fornite dalle società quotate, si trovano al cospetto di sofisticatissimi bilanci; di veri e propri marchingegni finanziari, complessi meccanismi di cui è difficile addivenire alla corretta comprensione e non rimane altro che accettare le tracciature contabili per quelle che vengono descritte. Le quote di mercato detenute e la penetrazione che queste società hanno e la liquidità di cassa presente nelle stesse, sono, alla fine, gli inconfutabili elementi che l'analista può detenere per affidare un sereno giudizio sulla società analizzata.

Ma non minore rilevanza assume il rischio implicito che sta nell'obbligazione emessa da una società quotata ( corporate ) o le azioni della stessa. In quest'ultime, l'investitore si accolla il rischio della quotazione giornaliera che oscilla è può imporre delle perdite. Oltre a ciò, essendo azionista in caso di default della società e quindi parte compartecipe del capitale anche se investitore, in caso di eventuale liquidazione amministrativa non si ottiene lo status di creditore; mentre nel caso di una posizione obbligazionaria, al detentore del titolo gli viene riconosciuta una linea di credito particolareggiata che consentirà all'obbligazionista in presenza di liquidità nelle casse aziendali, di essere rimborsato ancora prima di creditori della società.

Rilevante importanza assume l'immagine per anni associata, da alcuni operatori del settore, della quasi assenza di rischio di tali titoli. Ma come hanno insegnato gli ultimi eventi e quanto in precedenza illustrato, tale tipologia di titoli ha dimostrato il rischio implicito che posseggono. Mai nessun risparmiatore presupponeva di giungere alla perdita di capitale investendo in un titolo obbligazionario. Allora quale approccio corretto deve avere l'investitore quando si accosta ai prodotti finanziari in generale. Quando un investitore si appresta alla sottoscrizione di un titolo la prima domanda che dovrà porsi sarà: "qual'è il livello di rischio che sono disposto a tollerare?", ma soprattutto deve interrogarsi , se è realmente a conoscenza della propria soglia di rischio, se riesce a sostenere lo stress di una frequente oscillazione e quale è il rischio implicito che sottostà al titolo che si accinge a sottoscrivere ( potrebbe anche implicare la perdita dell'intero capitale ).

Un cosa importante va compresa; lo stretto collegamento che unisce il rischio al rendimento. Maggiore sarà il secondo, esponenzialmente sarà maggiore il rischio. Per meglio comprendere la correlazione che tale binomio comporta utilizzeremo degli esempi concreti che ci permettano di apprendere ed assimilare con semplicità. Si consideri il titolo che per definizione è prossimo ad un rischio "0", il BOT. Tale strumento di investimento ha la caratteristica di un prodotto a breve (le scadenze sono trimestrali, semestrali e annuali), del capitale garantito a scadenza e di un rendimento certo, valorizzabile all'incirca attorno ad 1%. Ma anche questo strumento finanziario ha un rischio implicito, nonostante le garanzie enunciate. Comporta il rischio di liquidità; meglio definito nel periodo antecedente alla scadenza, cioè nella vita del titolo, e nell'eventualità che il nostro risparmiatore abbia bisogno di trasformare in denaro lo strumento sottoscritto. A questo punto potrà collocare il BOT alla quotazione di mercato, corrispondente al prezzo che altri risparmiatori sono disposti a pagare per un titolo di tali caratteristiche; nella quasi totalità dei casi il prezzo offerto non corrisponde al valore di acquisto del BOT, neppure è considerabile che il prezzo offerto per l'acquisto sia prossimo al valore a scadenza; poiché la differenza tra il valore iniziale e quello finale comporta il guadagno effettivo dell'investitore.

Altro importante rischio che incorpora un titolo di debito pubblico è il rischio paese, cioè l'eventualità che una nazione non sia in grado di adempiere al pagamento dei titoli in scadenza (il caso Argentina ancora arroventa le polemiche del mondo finanziario). Questi sono dunque i rischio che incorpora un titolo che viene considerato con un rischio prossimo allo zero e con un rendimento che sottostà alla soglia inflativa. Ma perché il rendimento di un BOT è di una ridotta entità ? E' sufficiente ricordare che il valore di rendimento dei Buoni Ordinari del Tesoro viene determinata attraverso un'asta che si tiene presso la Banca d'Italia; è quindi il volume delle richieste e delle offerte a determinare il prezzo di acquisto e quindi il rendimento.

Compreso il meccanismo che porta alla determinazione del valore di rendimento di una obbligazione di debito pubblico e concettualmente delineati i rischi incorporati da tali titoli, si ponga tale prodotto come unità di riferimento per la determinazione del rischio - rendimento degli altri titoli.

Ora se un titolo con un rischio prossimo allo "0" e con la certezza del regolare rimborso del capitale, fornisce un rendimento attorno ad un valore prossimo al 1%; qualora una società che non può fornire uguali garanzie,in assoluto, abbia bisogno di collocare nel mercato una obbligazione per finanziare le proprie attività, dovrà convincere una quota degli investitori del mercato che pur sostenendo dei rischi é conveniente sottoscrivere il prodotto proposto. Non potendo fornire delle garanzie maggiori, l'unica leva su cui potrà agire sarà il rendimento. Quindi il rendimento è direttamente proporzionale al rischio che il prodotto sottostante incorpora; a minori garanzie corrispondono maggiori rendimenti. Ad ogni forma di investimento, infatti, è collegato un rendimento atteso rapportato a un certo livello di rischio.

Le vicende degli ultimi mesi convincono sempre di più che sia necessario incrementare il livello di sicurezza degli investimenti dei risparmiatori, utilizzando il risparmio gestito, che si fonda sul concetto della diversificazione; in un paniere di più titoli il peso di un singolo è limitato, quindi un eventuale default ha una incidenza evidentemente minore; ovvero, si applica cosi una regola fondamentale, l'unica che consente di minimizzare i rischi, partecipando ugualmente alle dinamiche dei mercati. Nei fondi si investe non per guadagnare di più che sul singolo titolo, ma per azzerare i casi come Parmalat, utilizzando centinaia di titoli della stessa categoria e distribuendo l'investimento su più tipologie finanziarie e su mercati diversi.

Quindi nella parte costitutiva di un buon Asset di portafoglio, è opportuno per attenuare il rischio, che una parte del risparmio, sia orientata a prodotti che maggiormente tutelino il risparmiatore, quali il risparmio gestito o prodotti a capitale certo, lasciando margini risicati a operazioni speculative che hanno ben evidenziato la loro pericolosità. Di fronte all'offerta di rendimenti elevati, il risparmiatore deve aver ben chiaro che si sta assumendo un elevato rischio, anche se il sottostante è un titolo obbligazionario. Quindi, un rendimento appena più contenuto, offre al risparmiatore quella tranquillità che affannosamente va ricercando.

Compiendo una sottoscrizione in fondi, il risparmiatore "sposta" il rischio da se stesso alla società di gestione ed in contropartita accetterà la possibilità di un rendimento eventualmente inferiore alla migliore performance di un singolo titolo, allontanando i rischi impliciti di un investimento mono titolo.

infofinanza@freeweb.org:

(*) Le esposizioni riportate in questo documento hanno finalità meramente informative e non costituiscono una offerta o sollecitazione all'offerta per l'acquisto o la vendita di alcun strumento finanziario. Il documento non intende costituire la base, in tutto o in parte, di alcuna decisione di investimento, ovvero fornire valutazioni o raccomandazioni di alcun tipo, con riferimento a qualsivoglia opportunità di investimento. Ogni proiezione economica e finanziaria ed ogni stima di prezzo contenuta all'interno, ha finalità unicamente illustrativa. Ogni valutazione dovrebbe basata sulla percezione che l'investitore ha dei rischi finanziari, economici, legali, fiscali e qualunque altro rischio che sia associato alla transazione.

 

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