nu. 8, anno primo - 1 novembre 2004 giornale online gratuito (a 30 giorni) |
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A tavola con Gioia: Che oca!
oca in cucina... Che oca!
Quanto usiamo questa esclamazione, facciamo riferimento a una persona
di sesso femminile che è sciocca e sbadata, o priva di intelligenza
e cultura. Eppure le oche hanno lasciato nella storia una memoria che
fa loro onore. Chi non ricorda di aver letto nei propri libri scolastici
delle famose oche -peraltro animali sacri a Giunone- del Campidoglio
che avvisarono con il loro verso i romani dell'arrivo dei Galli? Memore
di ciò qualcuno oggi tiene nel nel proprio cortile un'oca piuttosto
del cane. Cosa è successo nel frattempo? Perché tanto discredito? Non
lo so. Forse -chissà se qualcuno, leggendo il mio scritto, mi potrà
confermare o smentire- è la conseguenza del loro verso, lo starnazzare
che comporta anche un agitarsi in modo poco contenuto -per restare leggeri-,
e che può dar adito a poco controllo del proprio corpo e in definitiva
a poco senno. Vi propongo una ricetta trevigiana, perché è specialità della -ormai per quest'anno- passata Fiera di san Luca a Treviso. Per l'abbondanza di carne e grasso, l'oca era considerata il porcellino dei poveri, tanto che con essa vengono fatti anche i salami. Ora si sta riscoprendo questo piatto nella versione 'lessa col cren' o 'rosta col seano' (sedano). Vi do la versione che ho trovato della seconda specialità: Fiammeggiare, eviscerare e lavare l'oca. Imbrigliarla, salarla e condirla con olio d'oliva. Aggiungere rosmarino, salvia, carota, cipolla e sedano tritati, sale e pepe. Passare in forno a 200 gradi e farla rosolare, aggiungere vino bianco secco e farlo evaporare. Continuare la cottura a tegame coperto, bagnando con il fondo di cottura. Servire calda con contorno di sedano in salsa... |
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