Treviso: Concerto per ricordare Cristiana
Teatro Ariston di Treviso, sabato 27 novembre 2004, ore
21.
di
Sara Miriade
Il teatro Ariston di Treviso, sabato 27 novembre 2004 alle ore 21 ospiterà
un concerto alla memoria di Cristiana de Martin.
Tale concerto conclude una rassegna concertistica -la ventisettesima-
di musica classica organizzata dal Sodalizio Filarmonico "G D'Alessi"
(digilander.iol.it/sodaliziomusica),
il cui direttore artistico è il Prof. Silvano Patuzzi. L' ho
contattato per avere più informazioni sul concerto e sulla sua
ricerca musicale, che continua indefessa da parecchi anni.
D.: Chi era Cristiana De Martin?
R.: Cristiana De Martin è stata nostra insegnante di chitarra
classica fin dal 1992. Di Cristiana il sodalizio ha apprezzato la grande
passione nell'insegnamento ai ragazzi in quanto sapeva trasmettere loro
l'amore per la musica, organizzando gruppi di musica d'insieme e facendoli
partecipare ai vari saggi con grande entusiasmo. Inoltre, aveva una
grossa carica positiva che sapeva trasmettere a tutti con il suo sorriso,
la sua voglia di vivere, la sua gioia di far parte del nostro sodalizio.
All'età di trent'anni si era sposata e dopo un anno di matrimonio
nel 2001 a Padova è stata vittima di un incidente stradale. A
me è venuta l'idea di dedicarle un concerto per ricordarla in
quanto la sua scomparsa mi ha toccato enormemente perché per
il suo carattere mi ricordava da vicino mia figlia. Parlandone con il
padre, abbiamo deciso di ricordarla ogni anno con un concerto a lei
dedicato e il padre si fa carico di tutte le spese che gravitano intorno
al concerto e che quest'anno ammontano a circa 1.600 euro.
D. : Questa sua iniziativa esplicita la volontà di guardare al
futuro -sempre in chiave musicale- con la consapevolezza e la memoria
di chi ha reso prezioso il passato, quasi ad assurgere alla musica,
quale preghiera o più laicamente balsamo curativo della sofferenza
umana. A questo proposito so che la Dott.ssa Giulia Cremaschi Trovesi
venendo a Paese a mostrare le sue pratiche musicoterapeutiche, ha incrementato
nel territorio l'interesse per la musicoterapica. Ce ne vuole parlare?
R.: Certamente. Di ciò si occupano due musicoterapeuti Viviana
Patuzzi di Treviso, mia figlia, e Mario Zattin di Padova, i quali dall'ottobre
del 2000 presso il Sodalizio a Castagnole di Paese hanno messo in funzione
un laboratorio di musicoterapia. Entrambi si sono formati ad Assisi,
seguendo il metodo della Prof.ssa Trovesi, la quale ha insegnato presso
le Università di Inghilterra, Belgio e Stati Uniti. L'approccio
che utilizzano è di tipo fenomenologico ed empatico (Carl Rogers
1961, 1977), per poter entrare in risonanza e in comunicazione con la
persona, ottenere segnali di apertura, quali movimenti volontari e intenzionali,
in rapporto diretto con la musica improvvisata, facilitando così
l'apprendimento nella forma talvolta del solo cambiamento emotivo. Questo
tipo di terapia è particolarmente adatto per persone con gravi
menomazioni, quali possono essere certe forme di autismo, la sordità,
la sindrome di Down, le quali possono avere compromessa la relazione
verbale. Con lezioni non frontali nelle quali il dialogo avviene attraverso
'le corde corporee' che la musica riesce a muovere possono essere in
qualche modo recuperate, senza far loro alcuna forzatura, ma nel pieno
rispetto "della sacralità dell'ospite", che è
portatore, attraverso la sua sofferenza, di una sua identità
sonora.
D.: Davvero interessante. Recentemente da una trasmissione radiofonica
ho appreso che Bach è stato -tra l'altro- il più grande
terapeuta della storia e che la musicaterapia viene consigliata anche
alle donne in gravidanza, quando in quel lungo periodo di attesa si
possono acuire le ansie e i timori che in fondo accompagno il nostro
essere psicologico. Lei ritiene che la musica da sola possa fare tanto
o c'è un valore aggiunto dato dall'insegnante?
R.: Io sono orientato più per la seconda affermazione. L'insegnante,
l'insegnante formato, è portatore della capacità empatica
di saper fare quell'improvvisazione clinica che consente di praticare
l'alterità dialogica come euritmia tra corpi vibranti.
Beh! Se non tutti possono avere tali insegnanti così formati,
io credo comunque nelle terapie musicali. Quando il frastuono irrompe
-e non è improbabile che accada- nelle nostra vita è sano
far parlare la musica per curare le nostre ferite. Quale musica nella
società del suono artificiale? Questo è il problema di
tutte le arti. Quale parola nella società della comunicazione?
Quale immagine nella società delle immagini? Ciascuna arte ha
sedimentato nella storia una struttura, una grammatica, una ingegneria
del suo sapere, una memoria che non possiamo distruggere. Allora il
problema è conoscere quella struttura, quella grammatica, quella
ingegneria, quella memoria per scegliere. Ma è difficile? No,
è ciò che fa dell'uomo un essere consapevole.
di Sara Miriade