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Il sepolcro di san Luca

Padova, la città del Santo, ci regala un altro tesoro, che pochi conoscono

di Caterina Pallaoro

Secondo un'antica tradizione l'evangelista Luca nato, ad Antiochia (Siria) e morto in tarda età (84 anni), sarebbe stato sepolto nella città di Tebe, capitale delle regione greca chiamata Boezia. Da lì come riferisce s.Girolamo le sua ossa furono trasportate a Costantinopoli nella Basilica dei Dodici Apostoli agli inizi del IV secolo...

Ma nel Medioevo, precisamente nei secoli XI e XII, nell'area cimiteriale di Prato della Valle a Padova, attigua al monastero di Santa Giustina, si susseguono i ritrovamenti di vari corpi di santi, fra cui quello di s.Luca: manoscritti del XIV e XV secolo, basati su testi agiografici più antichi, narrano di un ultimo ritrovamento (inventio), avvenuto nel 1177: si parla di fenomeni miracolosi (profumi, apparizioni premonitrici in sogno) ed anche dell'identificazione del titulus (cioè di un'iscrizione con il nome) e di un simbolo (tre vitelli) sulle cassa contenenti le spoglie..di Luca, l'evangelista.

Tutto ciò spinse l'abate del monastero Domenico, il vescovo di Padova Gerardo Offreducci a raggiungere il papa Alessandro III, che allora si trovava a Ferrara, perché certificasse le spoglie come appartenenti all'evangelista Luca. E ciò è quanto fece il Papa.

Come ci arrivò a Padova dalla moderna Turchia?

La stessa fonte parla di un trasporto da Costantinopoli, insieme alle reliquie di san Mattia, al tempo dell'imperatore romano Giuliano l'Apostata (361-363 d.C.); altri scritti datano il trasferimento all'VIII secolo durante la persecuzione iconoclasta.

Gli storici, stanno ancora vagliando l'attendibilità delle narrazioni al riguardo. Quello che è certo che i monaci benedettini, insediatisi da prima del Mille nel monastero di S. Giustina, iniziarono a venerare le spoglie dell'Evangelista con particolari onori: nel 1313 circa realizzarono un'arca marmorea per porvi la cassa di piombo; poco dopo nel 1354 l'imperatore Carlo V di Lussemburgo, re di Boemia, si fece consegnare il cranio che finì nella cattedrale di San Vito a Praga, allora capitale dell'impero: colà si trova ancor oggi.

Nel 1423 ci fu una contesa con i francescani osservanti di San Giobbe, a Venezia, che asserivano di avere il vero corpo del "vero" san Luca, proveniente dalla Bosnia in seguito alla avanzata turca: venne così eseguita un'accurata ricognizione al termine della quale venne riconosciuta l'autenticità delle reliquie custodite dai monaci padovani.

Un secolo più tardi, nel 1562, essendo già a buon punto la costruzione dell'attuale Basilica, si trasferì l'arca marmorea nell'attuale posizione del transetto sinistro.

Nel 1992 al Vescovo di Padova , mons. Antonio Mattiazzo, giunse una richiesta del tutto imprevista dal Metropolita (Arcivescovo ortodosso) di Tebe Hieronymos; questi venuto pellegrino a Padova per venerare san Luca, chiese che gli fosse donato alla sua Chiesa un "frammento significativo delle reliquie da deporre là, dove si trova ed è venerato oggi, il sepolcro vuoto dell'evangelista ". Ed esprimeva l'augurio che tal gesto fosse inteso come ecumenico. Si decise di accondiscendere a tale richiesta, con il consenso dei monaci benedettini, custodi del corpo dell'evangelista.

Chi era san Luca? Non era come molti credono, uno dei dodici apostoli scelti da Gesù; viene invece citato e lodato più volte da san Paolo come suo fedele collaboratore nei viaggi che fece per evangelizzare le genti del Mediterraneo. Luca scrisse il Vangelo che da lui prese il nome e gli Atti degli Apostoli.
I due volumi risultano essere un'unica opera (la più estesa del Nuovo Testamento) concepita secondo un piano unitario: narrare la storia di Gesù continuata dalla Chiesa diretta dallo Spirito Santo nei primi trent'anni delle sue vicende; per sottolineare il messaggio di Gesù, come già preannunciata dai profeti di Israele, era destinato a tutti i popoli e doveva essere espresso da ciascuno nella propria lingua e cultura, non soltanto come volevano alcuni giudeo-cristiani, esclusivamente nella lingua e cultura ebraica. La sua professione era di medico unanimemente attesta, ha fatto si che i medici abbiano scelto Luca come loro patrono.

Una tradizione assai diffusa lo presenta anche come pittore: il volto di Cristo e della Madonna. Ci sono tante immagini bizantine sparse per il mondo a lui attribuite: autentiche o non, queste esprimono la coscienza popolare che vede in Luca l'evangelista che ha dipinto le immagini letterarie più belle di Gesù, della Madonna e di tanti altri personaggi e vicende del Vangelo e della Chiesa primitiva.
Perciò è diventato anche patrono degli artisti, dal 1300 delle stesso relativo settore dell'Università di Padova.

L'Abbazia di Santa Giustina oltre ad essere uno scrigno di opere d'arte è anche un vero reliquiario che raccoglie e custodisce secondo antiche tradizioni molti "Corpi di santi". A partire dalla proto-martire padovana S. Giustina, sulla cui tomba sorgono in successione tre basiliche, ci sono i corpi dei primi due vescovi di Padova, s. Prosdocimo e s. Massimo, quindi s. Urio prete orientale, il beato Arnaldo da Limena, abate di S. Giustina lasciato morire nelle prigioni da Ezzelino da Romano s. Felicita monaca, s. Giuliano martire, una reliquia di san Mattia Apostolo.

La reliquia più significativa è costituita da resti attribuiti a san Luca Evangelista ed è custodito nel transetto di sinistra dell'attuale basilica. Nella scorsa primavera 2004 è uscito il libro di Girolamo Zampieri direttore del Museo Archeologico di Padova, edito dall'Erma di Bretsghneider, dal titolo "La tomba di san Luca Evangelista".

a cura di Caterina Pallaoro

 

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