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Verona: Kandinsky e l'anima russa
Palazzo Forti, 15 ottobre 2004 - 30 gennaio 2005, Al di là dei confini occidentali esiste una terra di lande sterminate,
copiose acque e rigide stagioni: la Russia. I pittori ambulanti e l'Ottocento Di rado accade che i sentieri della creazione artistica si intreccino fin quasi a coincidere con le reali vicende del popolo, colto nell'alternarsi dei tempi e delle stagioni, scrutato nei recessi della sua anima e narrato con le immagini e le parole della propria tradizione: questa è l'arte dell'Ottocento russo, di un secolo pervaso dall'aspirazione alla libertà ed alla giustizia sociale, in cui il valore della povertà diventa baluardo e simbolo della santità del popolo russo e insieme atto d'accusa nei confronti di un Occidente teso al progresso ed alla cieca industrializzazione. Questo raccontano le tele dei pittori ambulanti con i quali si apre il viaggio nell'anima russa. Artisti viandanti per missione, ora accolti ora rigettati nelle periferie delle grandi città corrose dal germe occidentale della ricchezza e del potere, Perov, Fedotov, Makovsky dipingono la Russia cara a Gogol e Dostoevsky in cui solo la fervida fede pare nutrire i corpi e i volti del popolo che improvvisamente compaiono sulle tele a rivendicare la propria sacra dignità. Così, l'opera di Il'ya Repin, Burlakì sul Volga, eccezionalmente presente in questa mostra, diventa vessillo di un'arte della realtà vista con l'anima, in cui la rappresentazione dell'uomo trova corrispondenza e nobilitazione nelle acque del largo fiume, pronto ad accoglierlo. Sempre nell'Ottocento Venetsianov, Krylov, Soroka, Serov approfondiscono il tema della pittura di paesaggio: i villaggi tranquilli nelle lande invernali, le soste delle mietitrici nell'oro dei campi, il riposo dei pescatori all'alba sul mare. Dal simbolismo all'avanguardia Ormai
proiettata verso le tensioni della modernità, l'arte russa di
fine Ottocento scende negli abissi della propria anima tormentata, con
le tele esoteriche e oniriche di Mikhail Vrubel', determinanti per la
svolta dal realismo all'astrazione; i quadri di Nesterov e di Surikov,
in cui la realtà si trasfigura in mito, in leggenda; i paesaggi
dello stato d'animo di Levitan e di Kuindzhi, i viaggi nel passato fiabesco
di Ryabushkin, gli spasimi religiosi di Pryanishnikov. Vassily Kandinsky e la 'Madre Russia' Dal realismo alla pura astrazione, è in questo contesto attentamente
ricostruito che la mostra propone l'opera di Vassily Kandinsky, indiscusso
e centrale maestro del Novecento, i cui capolavori vengono finalmente
letti in relazione agli artisti ed all'anima della sua patria. È
una profonda 'corrispondenza' spirituale il legame che Kandinsky intrattiene
con la propria 'Madre Russia'. L'artista stesso ribadisce di avere dipinto
sempre e solo Mosca, quella visione carica di tensione e armonia, di
semplicità e complessità, di frizioni e di serenità:
'A quest'immagine complessiva, esteriore e interiore, di Mosca faccio
risalire l'origine dei miei tentativi artistici'. Sogni, visioni e realtà In un denso succedersi di ricerche visionarie e di analisi formali, la mostra propone al pubblico anche le opere fiabesche e cariche di simbolo di Chagall, le tele del nuovo realismo della Serebryakova, i quadri magici di Shterenberg, i lirici grafismi di Bilibin. Le opere del realismo sovietico, rappresentate dalla ricerca di Ermolaev, Rutkovsky, Yakovlev, Deyneka, Volkov ed altri, vengono qui presentate attraverso una lettura critica, finalizzata a cogliere la ricchezza dei legami profondi con l'anima della terra, del popolo e del passato russo. Le forme della contemporaneità Il
percorso espositivo terminerà alle soglie dell'oggi, dopo aver
attraversato le vicende ultime dell'arte russa, dai nuovi realismi post-rivoluzionari
e sovietici alle più recenti e multiformi esperienze del video
e della fotografia. E' on line il sito della mostra Kandinsky e l'anima russa: www.animarussa.it Comune di Verona |
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