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numero 6, anno primo - 1 settembre 2004 giornale online gratuito (a 30 giorni)
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Gli Inquisitori a Treviso

La carica dei 500

a cura di Caterina Pallaoro

I frati Domenicani giunsero a Treviso verso la prima metà del XIII secolo invitati dal Comune il quale riteneva che la città avrebbe ricavato non poco giovamento dalla loro presenza sul piano caritatevole e culturale, ma soprattutto quello dottrinale, dato che nella Treviso duecentesca l'eresia trovò fertile terreno.

Nel 1230 il Comune offrì loro un'area della città affinché potessero costruire la chiesa e il convento. Fra il 1230-32 si stabilirono in posizione periferica (com'era usuale per i conventi dei predicatori al fine di non entrare in contrasto con il clero locale) ma pur sempre restando dentro alle mura cittadine, in contrada di San Teonisto. In quest'area sorsero quindi la chiesa e l'annesso convento, ambiente modesto che inizialmente si sviluppò a un solo chiostro.

La prima chiesa dedicata a S. Nicolò ultimata nel 1282, venne abbattuta nei primi anni del XIV secolo affinché fosse costruito, nello stesso luogo il grande tempio tutt'oggi ancora esistente in via S. Nicolò a Treviso dentro il centro storico. La ricostruzione avvenne grazie anche al lascito dell'illustre trevigiano Nicolò Baccasino all'epoca cardinale. Nel 1303, infatti il futuro Benedetto XI, di ritorno da una missione in Ungheria, sostò a Treviso e lasciò una consistente somma di denaro per la ricostruzione della chiesa, da edificarsi secondo un ambizioso progetto. Ricordiamo qui, la famosissima 'sala del capitolo' dipinta da Tomaso da Modena nel 1352 ed anche unico lavoro firmato e datato dall'autore. Sono 40 i domenicani ritratti con forte realismo ognuno seduto nel proprio scrittoio all'interno di uno studio con pose tipologiche differenti: ritratti fortemente caratterizzati che trasmettono una visione viva frutto di un'attenta e acuta osservazione dei frati che dell'epoca si trovano nel convento. Il refettorio era un vasto ambiente dove i frati consumavano i pasti su tavole disposte lungo le pareti oggi non più esistenti, sono invece visibili le panche con spalliera in legno di noce, addossate lungo le pareti della sala fatte da mastro Antonio da Cividal. L'affresco rappresentante Gesù tentato il cui autore sembra essere il pittore Jeronimo che il 15 di agosto 1526 veniva pagato per aver dipinto le figure nel refettorio...

I lavori della nuova chiesa si interruppero diverse volte e la ricostruzione procedette a rilento. Bisognerà attendere la seconda metà dell'Ottocento per poter ammirare il tempio qual è attualmente. Insomma, ci hanno messo 500 anni per finire la chiesa.

Torniamo al '1300': a Treviso questo secolo fu molto importante per quanto concerne l'arte e la cultura, ma nello stesso tempo ci furono anche gravi eventi: la cattività avignonese e il successivo sisma d'Occidente a livello locale ed europeo, le cui conseguenze si fecero sentire anche all'interno della comunità si S. Nicolò. Le pestilenze che colpirono il territorio trevigiano nel 1348 e nel 1363 causarono una forte riduzione dei frati di S. Nicolò.

I Domenicani riuscirono a superare questi momenti di crisi fino alla bufera napoleonica: nel 1810, in ottemperanza ai decreti del Buonaparte furono soppressi gli ordini religiosi e ordinata la confisca dei beni. Fra il 1796 e il 1810 anno della soppressione e successiva demanializzazione, il convento fu occupato dagli austriaci e dai francesi che lo utilizzarono come caserma e ospedale. Nel 1839 il vescovo di Treviso Sebastiano Soldati, dopo lunghe trattative con il governo austriaco riuscì ad acquistare l'ex convento all'interno del quale trasferì il Seminario; vennero quindi eseguiti grandi lavori di ampliamento e trasformazione che snaturavano la primitiva costruzione.

Attualmente, l'ex complesso conventuale è sede del Seminario Vescovile, del Museo Zoologico "Giuseppe Scarpa", del Museo etnografico "Dino Grossa" dedicato all'America Centrale, del Museo" Angelo e Antonio Campagner" e ospita inoltre una ricca Biblioteca che esisteva già nell'antico convento incrementata sempre nel corso dei secoli. Per quanto riguarda il contenuto della Biblioteca oltre alle discipline teologiche ed ecclesiastiche, dispone di un cospicuo patrimonio di opere, di filosofia, di letteratura classica, italiana e straniera, anche in lingua originale, di scienze naturali e matematica, di tecnologia o scienze applicate, di diritto, di storia dell'arte dell'architettura, ma è particolarmente apprezzata per la storia locale. Il fondo antico "il catalogo stampato nel 2000" degli incunaboli e delle cinquecentine, ha dato modo di conoscere meglio la consistenza sul fondo antico. La raccolta delle opere del XV e XVI secolo della biblioteca è una delle più ricche esistenti essendo costituita da oltre 1150 opere. I volumi posseduti e quasi tutti catalogati sono circa 250.000

da: Il Seminario Vescovile di Treviso: Testimonianze del passato nel presente
Cicero Editore, Venezia, 2003

a cura di Caterina Pallaoro

 

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