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numero 6, anno primo - 1 settembre 2004 giornale online gratuito (a 30 giorni)
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Rapporto USD/EURO

America 'uber allës' e perché l'economia è così come è

di Gino Gatto

Quanti di noi prestano effettiva attenzione all’andamento della divisa statunitense? Forse in altri tempi saremmo stati spettatori passivi e poco attenti, ma ora siamo costretti a fare i conti con la globalizzazione e considerando che in America detiene la quota maggiore del peso sul mercato mondiale, è facilmente comprensibile come questo comporti l’influenza della divisa statunitense sulle economie dei rimanenti paesi del mondo.
È sufficiente ricordare che il prodotto base di interscambio tra le varie economie, cioè il petrolio, ha la sua negoziazione e la valuta di riferimento espressa in dollari. È quindi comprensibile il peso che assume il rapporto di cambio tra la valuta di Eurolandia e la divisa statunitense. Come questa contrapposizione incida sulla nostra bilancia dei pagamenti e quindi sull’indebitamento; sulle esportazioni e il mercato di contrapposto delle importazioni e le oscillazioni che in questi mercati comporta, le fluttuazioni della moneta di riferimento. Con un dollaro forte nei confronti dell’euro si assiste ad importante incremento delle esportazioni ed una importante frenata delle importazioni. Ciò è dovuto al rapporto competitivo del cambio. I nostri prodotti, pur avendo dei costi impliciti dovuti a degli elementi diversi dalla produzione, come ad esempio il costo delle materie prime che devono essere totalmente importate, poiché il nostro non è un paese produttore; ed il costo della manodopera altamente specializzata e con costi remunerativi elevati. Gli effetti di tali oneri vengono pesantemente attenuati da un rapporto di cambio che privilegia il dollaro rispetto all’euro.

Una divisa europea di ridotta quotazione consente un abbattimento dei costi, anche impegnativo; è sufficiente ricordare la quotazione che l’euro poneva a segno non più tardi di quattro anni or sono, che si aggirava attorno a 0,82 %. Se rapportato alla quotazione ai massimi di marzo 2004 e facilmente comprensibile come i prezzi dei nostri prodotti all’estero siano improvvisamente aumentati del 42 %, essendo la quotazione attorno ad 1,24. Diversamente, è comprensibile che un dollaro debole, come si presenta la quotazione attuale, favorisce le esportazioni americane nei confronti delle importazioni. Ciò comporta un forte indebitamento dell’economia che sollecitata dal basso costo dei prodotti che vengono scambiati nella divisa americana, innalza i consumi; e nel contempo per effetto degli onore della produzione e dei rincari dovuti al cambio sfavorevole, innalza i costi dei prodotti di esportazione rallentandone il flusso e quindi l’apporto di valuta pregiata dall’estero.

Appare quanto mai evidente, che un forte squilibro nella quotazione di una o dell’altra moneta non è comunque positivo alle economie dei vari paesi. L’ideale, ma quanto mai ipotetico, sarebbe una oscillazione prossima allo zero o con una deviazione standard molto ridotta; facendo si che tutte l’economie traessero profitto dalle oscillazioni ma senza comportare degli onerosi squilibri. È ugualmente importate che non si abbia a verificare un appiattimento eccessivo del rapporto di cambio tra le valute di riferimento, perché se questo accadesse si avrebbe la stagnazione dell’economie e quindi i mercati non avrebbero quelle sane oscillazioni che consentono la movimentazione dei capitali nel mercato globale, e la capitalizzazione dei profitti e delle plusvalenze realizzate dalle speculazioni effettuate con i movimenti di capitali.

L’essenza dell’economia è il profitto del capitale impegnato; quindi una economia è sana, quando ad un capitale impegnato in una attività produttiva o investita nei mercati regolamentati, per finanziare le imprese che ivi si collocano, ha come corresponsione un profitto che può essere, l’incremento stesso del capitale o un profitto economico derivante operazioni regolamentate. Ma allora perché assistiamo ad oscillazioni cosi importati nelle quotazioni di un rapporto di cambio tra le valute, oppure in materie prime con una unica divisa di riferimento ? Queste oscillazioni, sono spesso movimenti speculativi, frutto di preoccupazioni, spesso amplificate, di alcune situazioni incerte del panorama mondiale o di una situazione regionalizzata. O diversamente sono costituite da movimentazioni di profitto, speculazioni indotte dal mercato, perché vengono intraviste delle possibilità di guadagno attraverso la speculazione di breve termine, con l’acquisto di opzione su contratti uniformati (conosciuti come future su materie prime o covered warrant) che conferiscono ai loro possesso di esercitare un diritto di acquisto o vendita ad un prezzo favorevole per il possessore.
Ovviamente tale tipologia di prodotti possono essere rivenduti nel mercato senza esercitare il diritto di opzione, cioè trasferendo questo diritto ad altro soggetto attraverso la vendita del contratto. Allora il guadagno viene consolidato tra la differenza del prezzo di acquisto e il maggior costo del contratto collocato nel mercato, assai prossimo al prezzo di realizzo del contratto. Cioè se dalla realizzazione dell’esercizio del mio contratto, io ho un margine di profitto maggiore del prezzo di acquisto per un valore che ipoteticamente quantificheremo a 100; il prezzo di collocamento del contratto nel mercato senza che io eserciti il diritto di opzione ma attraverso la vendita lo trasferisca all’acquirente sarà comprensivo, del costo del contratto, più una quota del guadagno ( che convenzionalmente abbiamo definito a 100), meno il guadagno della parte acquirente. Più semplicemente, se il mio contratto lo ho pagato a 100 ed il mio guadagno conferito è equivalente ad ulteriori 100; sarà ragionevole cedere il contratto ad un acquirente nel mercato ad un valore di 170. Il che, gli consentirà di realizzare dall’acquisto del contratto, all’esercizio, un valore paria a 30. Mentre l’oggettivo guadagno che avrò personalmente accumulato sarà corrispondente ad un valore paria a 70.
Comunque l’incrocio della domanda di moneta, per il normale esercizio delle operazioni quotidiane di negoziazione, lo scambio delle merci e l’utilizzo di strumenti complessi quali i contratti di opzione; determinano le valorizzazioni dei cambi utilizzati nelle borse mondiali. Non vanno però trascurare le correnti speculative che interagiscono con tutti gli elementi che concorrono alle valorizzazioni dei cambi, in funzione di una opportunità di profitto, la quale si sviluppa dal quotidiano scontro dell’esercito dei rialzisti e dei ribassisti che si confrontano in quel campo di battaglia affascinante che è il mondo della borsa.

di Gino Gatto

(*) Le esposizioni riportate in questo documento hanno finalità meramente informative e non costituiscono una offerta o sollecitazione all'offerta per l'acquisto o la vendita di alcun strumento finanziario. Il documento non intende costituire la base, in tutto o in parte, di alcuna decisione di investimento, ovvero fornire valutazioni o raccomandazioni di alcun tipo, con riferimento a qualsivoglia opportunità di investimento. Ogni proiezione economica e finanziaria ed ogni stima di prezzo contenuta all'interno, ha finalità unicamente illustrativa. Ogni valutazione dovrebbe basata sulla percezione che l'investitore ha dei rischi finanziari, economici, legali, fiscali e qualunque altro rischio che sia associato alla transazione.

 

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