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Venezia: Col Cuore in gola

Venezia: Mostra del Cinema, venerdì 10 settembre e sabato 11 settembre 2004

a cura di Federico De Nardi

Alla Mostra del Cinema di Venezia, venerdì e sabato, viene proiettato rispettivamente alle ore 24.00 e poi alle ore 20.30 uno dei capolavori inglesi di Tinto Brass, regista conosciuto attualmente come maestro dell'erotismo. Il film dal titolo 'Col cuore in gola' (1966) è uno dei 'capolavori inglesi' degli anni sessanta di questo grande e unico personaggio della cinematografia italiana e internazionale. Insieme a "Nerosubianco" (1966), "l'Urlo" (1968) (con la bellissima e tenebrosa Tina Aumont) e "Dropout" (1970) con la mitica Vanessa Redgrave è uno dei 'poker d'assi' del suo periodo inglese.
Consigliamo a tutti quelli che hanno visto i film attuali di Tinto Brass e a quelli che non ne hanno mai visti, ma conoscono solo il Tinto Brass attraverso i media popolari, di recarsi a vedere "Col cuore in gola", perchè è un piccolo capolavoro degli anni inglesi del regista. E' stato girato nella Londra del 1966 e tutto in questo film, è perfetto, a cominciare dall'atomosfera che ci riporta indietro a quegli anni sessanta alla maestria tecnica e fotografica con cui è girato l'opera. Il film fu liberamente tratto da "Il sepolcro di carta" di Sergio Donati, la sceneggiatura è a opera dello stesso regista insieme a Francesco Longo e Pierre Levy Corti. La fotografia che ci fa rivivere con un tuffo al cuore gli anni Sessanta della Londra di 'quel tempo' è di Silvano Ippoliti, le scenografie di Carmelo Patrono. I costumi di Bice Brichetto. Il montaggio di "Col cuore in gola" è dello stesso regista ed è uno dei pezzi forte del film. La musica è di Armando Trovajoli. Gli interpreti sono Jean Louis Trintignant, Ewa Aulin, Roberto Bisacco, Charles Kobler, Luigi Bellini, Monique Scoazec, Enzo Consoli, Vira Silenti.

Ecco cosa racconta del film col "Cuore in gola" Tinto Brass:

[...] "E' un giallo sui generis, con Trintignant e l'Aulin. E' il primo del poker dei film londinesi. Quello era il momento della Swinging London, della grande libertà londinese. Antonioni era andato lì a girare Blow up. C'era un'aria molto accativante in Inghilterra. Mi era stato proposto questo racconto giallo ed io accettai alla condizione che fosse ambientato a Londra. Il film è anche un discorso molto curioso sul piano del linguaggio. Mi ero fatto fare da Crepax tutta una serie di tavole, che illustravano anche delle situazioni di azione. Tavole che poi ho filmato e inserito nel corso del montaggio. Il film ha un linguaggio pop, un pop figurativo, da fumetto.[....]

La storia di Tinto Brass: La prima volta che Tinto (Giovanni) Brass suscitò scandalo e la censurà si fece sentire non fu per qualche scena di nudo troppo spinta, magari al limite della pornografia, ma per aver raccontato, con umori troppo anarchici, i disagi di un giovane che stenta ad integrarsi nella società. I censori dei primi anni '60 gli proposero di rifare da capo quel film, suo debutto nella regia, ma lui si limitò semplicemente a cambiargli titolo e da In capo al mondo divenne Chi lavora è perduto (1963), si guadagnò l'auspicato visto e divenne una delle opere più emblematiche e significative dell'annuncio del '68, anche sul grande schermo.

Indubbiamente l'insofferenza verso il potere e le sue istituzioni è da subito una caratteristica peculiare di questo regista, nato a Milano il 26 marzo 1933, e forse gli deriva dall'educazione di un padre troppo autoritario, così come, a suo dire, gli deriva dalle sue origini russe il gusto dell'anarchia. Dopo la laurea in giurisprudenza, negli anni '50 si trasferisce a Parigi dove lavora come archivista presso la Cinematheque Française e poi approda nel cinema come aiuto regista di Alberto Cavalcanti e di Joris Ivens. Torna in Italia come aiuto di Roberto Rossellini per India e Il generale Della Rovere, entrambi del 1959. Nel 1964 realizza il suo secondo film, Il disco volante, dove Alberto Sordi interpreta ben quattro personaggi diversi e il cui finale, a detta dello stesso Sordi, anticipa di molto quello dell'osannato Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) di Steven Spielberg.
Parecchi anni prima di portare al successo avvenenti e sconosciute fanciulle dalle forme mozzafiato, dirige la grande Vanessa Redgrave in due film che rappresentano un lungo viaggio dentro la follia intesa come sintomo o strumento di ribellione, Dropout (1970) e La vacanza (1971), spostandosi dai bassifondi londinesi dove vivono dei barboni che cambieranno la vita di una distinta signora alle campagne venete dove una contadina appena uscita dal manicomio scatena la rivoluzione in una fabbrica.

Atmosfere molto diverse da quella della Roma antica in balia del più folle e crudele dei suoi imperatori, Caligola (1980), interpretato da Malcolm McDowell. Il film, malgrado il sostegno di una megaproduzione, l'apporto alla sceneggiatura di Gore Vidal e una buona accoglienza a livello internazionale, non gli lascia un buon ricordo, soprattutto perchè non ne può completare il montaggio, da sempre ritenuto un momento creativo ed importante nella realizzazione dei suoi film. Mentre invece resta particolarmente soddisfatto del risultato de La chiave (1983), ispirato al romanzo di Tanizaki di cui aveva acquistato i diritti vent'anni prima.
Nel corso della sua successiva carriera viene ribattezzato l'alfiere del piacere, il maestro dell'erotismo, che lui considera una specie di "deragliatore ideologico" nei confronti della cultura ufficiale. Fino all'ultima regia Tra(sgre)dire (2000), non si stanca di riprendere le parti anatomiche predilette di gaudenti corpi femminili con l'occhio ingordo della sua macchina da presa, che trascura soltanto per riaccendersi il sigaro o per abbandonarsi all'ozio che per lui è padre di tutte le virtù. Insomma un provocatore navigato, che dichiarò un giorno di preferire alle persone vincenti la gente totalmente inutile, capace però di un atto di solidarietà e di affetto.

a cura di Federico De Nardi

 

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