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LA RIFLESSIONE: VIVERE MANCINO


Vivere Mancino

scritto da Simona Cernicchi

Un uomo e una donna in una caffetteria una mattina di febbraio. Ordinano due caffé, sprofondano su sedie imbottite di rosso, parlano. Paola, la barista, porta i caffé e la tazzina scivola verso l’uomo. “Mi scusi Signora, sono mancina, lei sta alla mia destra e a me viene naturale servire la persona alla mia sinistra”. Così un gesto di cortesia squarcia il velo della memoria e diventa parola. Le difficoltà, da piccola, nella scrittura. Mentre le amiche, destrimane, scrivendo da destra verso sinistra vedevano con uno sguardo d’insieme il foglio bianco trasformarsi, la sua mano e il suo braccio sinistro coprivano e alle volte macchiavano il pezzo di carta. Per non parlare del banco a scuola, lei unica mancina doveva per forza sedersi dalla parte sinistra e la stessa cosa avveniva e avviene durante i pasti, all’estrema sinistra o a capotavola. Paola, tendenzialmente, inverte la direzione delle azioni abituali ed ogni gesto che richiede uno sforzo maggiore o una maggiore concentrazione lo fa con la mano o il piede sinistro. Più facilmente strizza l’occhio sinistro e quando dorme tiene stretto il guanciale dalla parte sinistra. Certo, non tutti i mancini sono “puri”, come lei, alcuni usano solo la mano sinistra altri il piede, altri l’occhio sinistro. Sino a tempi recenti la nostra cultura era imbevuta di pregiudizi sul mancino. E i pregiudizi, si dice, “sono duri a morire”, però alcune volte muoiono e vengono messi al bando anch’essi… Nel preconcetto il mancino era visto come un infermo, un demente, un maldestro che si alzava con “il piede sinistro” e fuori di casa aveva un “sinistro” stradale con un uomo dallo “sguardo sinistro” che gli giocava proprio un bel “tiro mancino”! L’associazione del lato sinistro al lato negativo, alla sfortuna ha portato a considerare il mancinismo come un difetto da correggere, tanto che nei tempi passati, in molti paesi i bambini che scrivevano “con la mano del diavolo” venivano puniti e li si obbligava ad usare la mano destra legandogli la sinistra dietro la schiena. Studiosi dei più svariati settori, da una quarantina d’anni, hanno “riscattato” il mancino acclamando a gran voce che non c’è difetto o sventura nell’esserlo. Il mancinismo non è altro che un modo di essere, una caratteristica dell’uomo le cui cause non sono ancora del tutto chiare. Un modo, dunque, di essere unico forse anche “diverso” come unico e diverso è ogni essere umano, nonostante i presunti processi di massificazione in corso. Le personalità famose mancine non sono poche, io ne cito una sola: Charlie Chaplin. Proviamo a chiudere gli occhi e ad immaginarlo camminare, forte e fragile, dolce e ironico, con il bastone impugnato nella mano sinistra. Ricordiamolo quando in “Tempi Moderni” risucchiato dai meccanismi di un macchinario, ne gira i bulloni (con entrambe le mani!!!) completamente “alienato” per poi offrire, in una danza liberatoria, sollievo ad ogni male. Noi, destrimani, svincolati da ogni pregiudizio, non diremo ai mancini “ma come fate a scrivere con quella mano?”, così come non crederemo (e non lo crederanno neanche loro) che hanno tutti il genio di Charlot. Ed immaginiamo che, in un mondo capovolto, popolato per lo più da mancini, il Sud del mondo diventerà il Nord del mondo e sarà guidato non più dal Sole (arcipelago maschile) ma dalla Luna (arcipelago femminile), i numeri saranno disposti in ordine decrescente, l’alfabeto inizierà dalla Z, il cielo diventerà terra e la terra cielo, noi saremo le stelle e le stelle noi. Simona Cernicchi

scritto da Simona Cernicchi

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