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EMIGRAZIONENEWS: MONONGAH


Scarica l'ultimo numero di Emigrazione Notizie 14 - 2005 www.fiei.org www.filef.org www.istitutosanti.org Il nuovo film documentario della Fiei sul Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre 2005 con le iniziative ed i seminari sulle migrazioni per richiederlo scrivere a fiei@email.it

a cura di Abcveneto

Ufficialmente, nell'esplosione della miniera di Monongah, nel West Virginia, avvenuta il 6 dicembre 1907, morirono 361 lavoratori arrivati dagli angoli più depressi dell'Europa. Tra essi si contarono 171 italiani, in gran parte provenienti dall'Abruzzo, dalla Calabria, dal Molise e dalla Campania. Ma erano e resteranno per sempre cifre ufficiali. La realtà è ben più triste. Quasi sicuramente erano 956 i morti della tragedia di Monongah, e gran parte di questi erano bambini e ragazzi. Un bilancio terrificante che soltanto l'opera tenace di padre Everett Briggs, 98 anni, ha permesso di non far finire nell'oblio e che soltanto da qualche anno l'Italia, grazie all'impegno di ricercatori, editori e giornalisti, ha potuto riscoprire.

Giovedì 24 marzo un altro tassello è stato posto in questo terribile puzzle della nostra storia migrante. A Pescara, presso il cinema S.Andrea è stato infatti presentato il film "Monongah, Marcinelle americana", scritto e diretto da Silvano Console e realizzato dalla FILEF con il contributo del CREI (Consiglio regionale per l'emigrazione e l'immigrazione) d'Abruzzo. Il film realizzato in un ottimo bianco e nero che centra perfettamente l'atmosfera narrante, si avvale della fotografia Giovanni Fato e della voce di Claudio Capone, nonché delle musiche di Simone Palmieri, e attinge alle immagini storiche fornite dal Museo dell'Immigrazione di Ellis Island di New York, e da materiale fornito dal Museo dell'Emigrazione di Gualdo Tadino, dall'Istituto storico Ferruccio Parri di Bologna e dal Museo etnografico di Bomba. Il film ricorda, traendo spunto dalla tragedia di Monongah, le vicende dell'emigrazione italiana di inizio Novecento e descrive l'amara realtà che indusse molti italiani delle regioni meridionali e del Nordest a scegliere il Nuovo Continente per trovarvi un riscatto sociale.


Degli 880 mila italiani che emigrarono negli Stati Uniti dal 1891 al 1910, 450mila erano contadini che nel paese d'accoglienza si trasformarono in braccia utili alle miniere. Dei 956 morti presunti accertati dall'inchiesta, molti erano bambini. Grazie al "buddy sistem" - legge americana che consentiva a chiunque dei minatori titolari di portarsi uno o più aiutanti con cui dividere il proprio salario - molti minatori portavano i loro figli, bambini di 8-12 anni chiamati raccoglitori di ardesia o ragazzi dell'interruttore, quasi sempre clandestini costretti a vivere giornate infernali nei cunicoli delle miniere.

"Monongah, la Marcinelle americana", ripercorre attraverso la storia della famiglia Basile, partita dall'Abruzzo, lo sradicamento e il difficile travaso nella società americana, permettendo agli spettatori di riflettere sulle tante croci che ancora oggi aspettano un nome e un volto e sulle quali vi è scritto: "qui giace un eroe".... eroe del sogno americano che molti hanno vissuto nel buio delle miniere e in condizioni di sfruttamento impressionante. Ed è impossibile, vedendo questo film che narra tra l'altro l'epopea del viaggio dei nostri migranti attraverso l'oceano atlantico, non ritornare alle immagini quotidiane delle migliaia di nuovi immigrati morti cento anni più tardi nel nostro mediterraneo alla ricerca del "sogno italiano".

Pubblicate dalla casa editrice Ediesse due volumi di ricerche e interviste realizzate dalla FILEF Nazionale sui campani nel mondo e una ricerca delle Colonie Libere e dell'Ecap Svizzera sui giovani emigrati
Storie d'italiani emigrati dalla Campania in America latina intorno alla metà del Novecento: il lavoro, la famiglia, la solidarietà, la doppia identità ... l'identità è fatta da due pezzi... Tutte e due sono importanti per l'emigrante, ce l'hai cucite addosso. Le due cose sono mescolate e sono una cosa sola... La Campania ce l'hai sempre nella capa tuia... Come quando cambi le marce alla macchina che lo fai senza più pensare tanto. Metti la prima e sei campano, poi metti la seconda e sei di qua. Quando c'è il cambio automatico tutti i pensieri vanno e vengono e sono di quello e quell'altro posto... È come il cappuccino: né più caffè, né più latte... L'identità campana e italiana la scopri quando torni al paese. È quella che vedi quando vedi la tua faccia quando cammini nel paese di nascita... Ho camminato al corso e vedevo le facce come quella mia. Come allo specchio della mattina... Vedi delle facce che sintetizzano un po' tutti i tuoi parenti... È come avere il cuore diviso e la testa divisa. Ma questa divisione non reca conflitto. È come qualcosa di naturale... ... tutte le domeniche andavamo alla casa di un paesano perché stava costruendo la sua casa. Allora tutti i paesani andavamo ad aiutarlo... Poi quando finivamo quella casa tutti andavamo alla casa di un altro... quando qualcuno aveva bisogno di gettare i solai, di alzare i muri, di fare le porte, le finestre, i pavimenti della casa, andavamo tutti a lavorare; piccoli, donne... questi facevano la pasta a mano, le tagliatelle e i spaghetti, mentre gli uomini mettevano la calce o alzavano i muri. Poi si mangiava insieme...

Oltre un secolo di partenze dalla regione analizzato nelle sue dinamiche e nelle sue destinazioni. Le ragioni dei flussi emigratori. L'inserimento e la ricostituzione della comunità campana nelle grandi città dei paesi di emigrazione La Campania, come le altre regioni italiane - e in particolare quelle del sud -, ha conosciuto due grandi esperienze migratorie verso l'estero, la cosiddetta «grande emigrazione», a cavallo tra la fine del XIX secolo e il primo ventennio del XX, con una battuta d'arresto nel ritmo di deflusso migratorio con lo scoppio della prima guerra mondiale, e l'emigrazione del secondo dopoguerra, stimolata, soprattutto, dalla domanda di manodopera proveniente dai paesi latinoamericani (Argentina, Brasile, Uruguay e Venezuela, in particolare) e dai paesi del Nord-Europa. L'emigrazione campana nel corso degli anni cinquanta cambia sostanzialmente la sua direzionalità, in quanto, da una parte, si affievoliscono progressivamente i flussi verso l'America meridionale e, dall'altra, crescono di molto quelli diretti verso l'Europa settentrionale.

La ricerca affronta queste problematiche ricostruendo il quadro conoscitivo di sfondo entro il quale si sono sviluppate le migrazioni in generale, e quelle campane in particolare, e come queste si sono insediate nei rispettivi paesi di emigrazione. L'attenzione si focalizza altresì sulle associazioni e sulle modalità che ne caratterizzano la gestione politico-culturale, offrendo dati e informazioni inedite per ordinare: Da questo studio un contributo originale al dibattito sui processi di integrazione degli immigrati nell'arco di successive generazioni.
Si prospetta la concezione di una italianità inedita, post-nazionale, creata come strumento strategico di differenziazione e di affermazione di una comunità

Oggi i giovani di origine italiana in Svizzera vengono considerati largamente inseriti professionalmente e socialmente. Questo è il primo risultato dell'indagine raccolta nel volume che smentisce la tesi secondo la quale la transizione al lavoro dei figli degli emigrati italiani è contraddistinta da difficoltà generalizzate. L'indagine coglie inoltre i primi segni di un nuovo movimento immigratorio dall'Italia: si tratta di persone con un bagaglio formativo superiore rispetto all'immigrazione degli anni sessanta, i cui livelli di inserimento professionale sono però spesso contraddistinti dalla precarietà, a conferma delle difficoltà si trasferimento delle competenze da un paese all'altro. I giovani oggetto dell'analisi non vengono poi considerati nella dimensione della «seconda generazione» dell'immigrazione, bensì in quella di giovani di ascendenza italiana di cui si esplorano le reti sociali, l'universo valoriale, il rapporto con la realtà sociale e politica del paese di residenza nonché con quella del paese di «origine». Il quadro che emerge dallo studio ha tratti ben decisi e per alcuni aspetti «preoccupanti»: si va infatti dal forte ancoraggio alle reti familiari ad una socialità che resta iscritta prevalentemente nella comunità italiana, dallo sviluppo di orientamenti materialistici ad un ostentato disinteresse e rifiuto per l'impegno politico e sociale.

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