A tavola con Antonio Scurati e "il sopravvisuto"
da Lino Da Solighetto
Cronaca di una serata con Antonio
Scurati, alla Locanda Ristorante Da Lino a Solighetto
di Treviso, Antonio Scurati è il vincitore del
XXVI PremioSimpatia Toti dal Monte-Lino Toffolin
di Sara Miriade
Lunedì
28 novembre sono partita, con un occhio alla strada e
uno al mio blocco di appunti, nientemeno che per la prestigiosa
e famosa in tutto il mondo Locanda Ristorante 'da Lino',
ai piedi delle colline, a Solighetto (Treviso). Si svolgeva
infatti un evento importante, la premiazione di uno scrittore
famoso per aver vinto il SuperCampiello 2005 (XLII edizione)
e come corollario, una suntuosa festa culinaria, opera
del figlio di Lino Toffolin, Marco Toffolin insieme a
Chiara e ad Ernesta (l'autrice dei dolci da sempre). Prima
della cena, Antonio Scurati ci ha intrattenuto piacevolemente
e intelligentemente, insieme al professor Giorgio Simonelli
e alla giornalista del Messaggero Gloria Satta.
I due professori, entrambi docenti di nuovi linguaggi,
ovvero giornalismo e televisione, ben rappresentano la
nuova generazione critica della Cultura Moderna. Giorgio
Simonelli perchè insegna giornalismo televisivo,
Antonio Scurati perchè insegna Teorie e Tecniche
del linguaggio Televisivo e perchè ha solo 36 anni
e una lucida mente. Nel dialogo che si è instaurato
tra gli ospiti d'onore, continuamente bersagliati dai
lampi dei fotografi e delle telecamere degli operatori
televisivi, e il pubblico presente in sala, si è
arrivati alla perenne e purtroppo sempre vera 'conclusione'
del problema rappresentato dalla TELEVISIONE che appiattisce
e uniforma ogni cosa, dolore e pubblicità dei dentifrici,
stragi e balletti... tutto viene lavato come in un lavatrice
e esce dello stesso colore, senza misura, senza peso,
senza la minima attenzione non solo per dei 'filtri' morali,
ma anche grammaticali: l'italiano viene costantemente
massacrato
da un linguaggio scorretto, brutto, urlato, sensazionalizzato
e quasi sembra lo specchio del mondo che oggi ci circonda.
Infatti, come ha fatto notare il giovane ma sapiente scrittore,
oggi la bellezza non è più fuori, può
essere solo dentro, come in questo paesaggio che ci circonda,
questa locanda, per esempio, ha detto, è bellissima,
curatissima, anche la chiesa o il bosco poco lontano,
ma sono delle rarità, il paesaggio che scorre sotto
i nostri occhi in generale, è massacrato, butterato
di capannoni, insegne, strade d'asfalto e segnali che
non centrano nulla. Dopo questo interessante dialogo,
in cui si è parlato anche del problema dei rapporti
figli-padri, dell'immancabile necessità dei padri
di dover essere a volte antipatici, di dover tenere la
posizione, cosa che oggi quasi nessuno fa e che ritorna
anche nel libro Il sopravvissuto, l'opera appunto
del giovane scrittore Antonio Scurati, edita da Bompiani,
che è stata gentilemente regalata a tutte le signore
(anche a Gioia, quindi...) dopo il banchetto che ora andrò
a descrivere.
Abbiamo
iniziato la serata con un prosecco brut "San Venanzio",
Casa Coste Piane, dolcemente centellinato mentre gli ospiti
e chi voleva parlare, interveniva. Appena ci siamo seduti
ai tavoli, siamo stati subito deliziati da una "insalatina
d'inverno tartufata", seguita da un "Gran ragù
punta di coltello di fagianella con porcini del Cadore"
e una coada 'spenada', che assomiglia moltissimo alla
sopa coada, ma invece della carne di piccione c'è
il coniglio, cambio questo riuscitissimo e dovutamente
accompagnato da un "Delico" bianco Colli di
Conegliano doc 2003 "Sorelle Bronca". Il piatto
che invece ha continuato la serata è stato una
sublime "guancetta di vitello gratinato con una delicatissima
Polentina bianca e chiodini del col Franchin" e a
questo punto non abbiamo potuto esimerci dal gustare un
pregevolissimo "rosso dell'abazia di Nervesa della
Battaglia, anno 2000", un uvaggio divino di cabernet
franc, cabernet sauvignon e merlot che ci ha fatto letteralmente
perdere i sensi, ci ha inebriato e ci ha fatto capire
che eravamo a un convivio degno degli Dei Greci, perfettamente
ambientato a un tavolo rotondo, riccamente adornato di
uve bianche e rosse, noci e altra frutta secca a fiotti.
La conclusione della serata, ha vissuto il suo apice
quando ci è stato servito un delicatissimo sorbetto
al mandarino, prufumato da un marzemino passito di Refrontolo
(doc del 2003) servito dal sempre perfetto e sorridente
personale della Locanda Da Lino", ma il sorbetto
è stato solo l'entrèe dolciaria, che ha
proseguito con una "mousse al cioccolato con crema
al mascarpone" degna del Parnaso e del Monte Olimpo.
A chiusura della serata, caffè, grappa di prime
uve della distilleria Bonaventura Maschio e i biscottini,
le meringhette e il croccante dell'Ernesta di sempre.
da Il Sopravvissuto:
Una
scuola. Una strage. Un professore in cerca della verità
nel mistero dell'insegnamento.
"E' con me che stava parlando. A voi non aveva niente
da dire. A voi ha sparato."
In un liceo come tanti, è il giorno della prova
orale dell'esame di Stato. La commissione attende, svogliata,
il primo candidato: Vitaliano Caccia, ventenne esuberante,
inetto, tracotante e formidabile, destinato a una seconda
bocciatura da un rituale ambiguo e da un sistema perverso.
Quando, però, finalmente arriva, Vitaliano estrae
una pistola e stermina i suoi professori, a uno a uno,
a sangue freddo e a bruciapelo. Risparmia soltanto Andrea
Marescalchi, il suo insegnante di storia e filosofia.
Il sopravvissuto. Spetterà a questi, in una corsa
a perdifiato contro il tempo, il compito di interrogarsi
sulle ragioni dell'inaudita violenza, e di indagare, come
una sorta di detective della colpa metafisica, sul male
che è in lui e, forse, in tutti noi...
Romanzo di idee e di immagini, nel quale una narrazione
avvincente, ispirata a tutti i generi letterari, si intesse
a profonde meditazioni, questa nuova prova di Antonio
Scurati fa riecheggiare con forza estrema e dissonante
lo "spirito del tempo" di un'epoca, la nostra,
in cui tutti ci sentiamo, senza saperlo sino in fondo,
possibili vittime di una violenza "casuale",
priva di motivi comprensibili e di cause riconoscibili.
Una violenza che non viene più da un nemico esterno,
bensì da uno spazio interno, sotterraneo. Da una
rinata memoria del sottosuolo.
NOTE BIOGRAFICHE
Antonio Scurati, nato a Napoli nel 1969, cresciuto tra
Venezia e la Costiera Amalfitana, ha studiato a Parigi
e negli Stati Uniti. Insegna Teoria e tecniche del linguaggio
televisivo all'Università di Bergamo, dove coordina
il Centro studi sui linguaggi della guerra e della violenza.
Ha pubblicato i saggi Guerra. Narrazioni e culture nella
tradizione occidentale (2003, finalista Premio Viareggio)
e Televisioni di guerra (2003). Ha esordito nella narrativa
con il romanzo 11 rumore sordo della battaglia (2002),
che ha ottenuto, tra gli altri, il Premio Fregene e il
Premio Chianciano. Tiene una rubrica di critica della
società mediata su "Duellanti" ed è
condirettore del Ravello Festival.
di Sara Miriade