Venice-via-Treviso-bed-breakfast
 
nu. 21 anno secondo¬ 3 dicembre 2005 mensile online gratuito
Abcveneto, mensile online su treviso, il Veneto e cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia
ultima ora

Possagno: I codici di Silvio Gagno


intervento critico sulla grande mostra di Silvio Gagno, appena conclusa.

di Mario Guderzo

Possiamo affermare che per un artista lo scopo principale della sua produzione sia lasciare un segno, utilizzando una delle espressioni più antiche dell'uomo, in altre parole il suo operare che è frutto del desiderio di comunicare per interpretare o per rileggere in chiave attuale il passato o per essere testimone del proprio tempo.
Non è chiaro se la forma debba essere necessariamente evitata da un artista come limite ad un'espressione piena della propria verità interiore. Quello che è certo è che essa è un risultato che si misura a posteriori senza averlo voluto o pensato.
Le componenti di un'opera sono diverse e non è detto che l'insieme dei colori, la composizione, il disegno possano essere gli unici caratteri che contraddistinguono l'arte. Così anche l'insistere sulla calibratura delle misure, sulle vibrazioni superficiali, sugli equilibri geometrici può caratterizzarne l'impaginazione, la quale deve assolutamente presentarsi come un'esigenza necessaria, sentita da chi ha prodotto quel dipinto, quella scultura, quell'opera d'arte appunto. Quello che fa Silvio Gagno è proprio presentarci una strutturazione d'idee, che diventa necessità.
C'è qualcosa di genuino e di meditato, frutto di continue ricerche e nuove sperimentazioni, in queste opere, che hanno il merito, fra tanti velleitarismi ed inconsistenze, di definire un linguaggio ben distinto nella sua voluta semplicità.
Lo rivela lo stesso Gagno, nell'intervista pubblicata su un mensile: il suo percorso è ben delineato ed in evoluzione. Il suo lungo cammino artistico parte da opere che intitola "Cieli alti", "Silenzi", "Corridoi del Cielo", in cui lo sforzo di introspezione appare evidente, come il suo approdare, oggi, ad una nuova ricerca: "Codici".
Egli stesso ribadisce come queste ultime opere siano una sintesi di anni di lavoro, un traguardo cui è approdato, precisando di non essere l'artista della domenica, bensì di aver vissuto di pittura senza mai essere stato aiutato e di esserne orgoglioso, perché ciò che riesce a dimostrare è, in effetti, frutto di una grande sensibilità, quasi capillare, di pelle.
Di Silvio Gagno vanno sottolineate proprio l'umiltà e la caparbietà dell'azione pittorica. Il valore della sua arte è dimostrato dalla capacità di far riaffiorare quelle rimembranze colte che nutrono il suo contatto con una poetica alimentata da lezioni autorevoli. Va precisato, inoltre, che Gagno, essendo veneto, nella fattispecie trevigiano, si trova collocato su una solida sedimentazione storica, culturale ed artistica con radici profonde, anzi profondissime, una lenta maturazione che prelude ad uno sviluppo; ciò che trapela, infatti, nei suoi "codici" è il confronto con il passato che, però, non lo rende indifferente a ciò che la cultura contemporanea produce, anzi si manifesta proprio attraverso diversi segni e indizi, quali la scansione ritmica, la calibratura dei pesi, le consistenze cromatiche, la purezza dell'impianto.
E' questo il linguaggio, in toni e accenti e termini diversi, della sua arte.
Il suo è un approccio sempre più immaginoso ed emozionato, ma anche aspramente essenziale, scavato ed inflessibilmente analitico, dove il mondo persiste come fantasmagoria, mera ragione del sentirsi esistere, interrogazione dubbiosa della verità.
Si può, quindi, affermare che quel suo senso architettonico che si identifica nel rigore compositivo, nel calibrarsi delle pause, nell'attenzione alla partitura spaziale, fa di Silvio Gagno un artista unico.
Tutto in lui appare come una scoperta, perché una nuova opera d'arte, che sia veramente tale, è una rivelazione che esige nuovo studio e nuova riflessione. Solo nelle avventure impersonali e mutevoli, perché non radicate nel sentimento profondo della persona creatrice, non c'è nulla da scoprire se non il trucco che dona l'effimera illusione della novità. Ogni opera, al contrario, che continui a proporre un discorso poetico necessario e coerente, è opera vera e nuova. Ogni mostra ci deve offrire, appunto, questo: non annunci pretenziosi di nuovi messaggi, ma scoperte di nuove vie e di nuovi modi, e, nello stesso tempo, un accrescimento del percorso segnato dalla sua vocazione più vera, nell'espressione del suo mondo poetico.
C'è qualcosa di diverso, di impalpabile in questa pittura che ha a che fare col sentimento del tempo. A chi si sofferma di più a guardarli i dipinti di Silvio Gagno manifestano qualcosa che ciascuno di noi ha provato, ma non è riuscito né a raccontarlo né a scriverlo né a rappresentarlo.
In fondo, Silvio Gagno non si tradisce mai, non ci tradisce. Non si fermerà farà il suo percorso e ci mostrerà un suo poema naturale, fatto di approcci alla tradizione assimilata, ma reinterpretata. La sua pittura continuerà ad essere il luogo della vita della quale il quadro è un racconto indispensabile, perché vero.

 

di Mario Guderzo

ABCVeneto®: sulla rete dal 1 marzo 2004