Milano: Gli italiani e le vacanze organizzate
25% della popolazione va in agenzia
per prenotare le proprie ferie, ne fa il quadro Magda
Antonioli, responsabile del Master di Economia dellUniversità
Bocconi, alla convention del gruppo Le Marmotte,
il franchising del turismo italiano
a cura di Abcveneto
E' sostanzialmente stabile la percentuale di italiani,
il 25%, che si rivolgono alle agenzie di viaggio per la
programmazione delle proprie vacanze, ma sono cambiate
le scelte: nel 1990 il 50% dei pacchetti venduti apparteneva
ai primi 15 tour operator italiani, oggi da soli i primi
tre gruppi raggiungono la stessa cifra. Questo è
quanto emerge da uno studio presentato alla convention
dal gruppo Le Marmotte, il franchising del turismo italiano,
da Magda Antonioli, responsabile del Master di Economia
dellUniversità Bocconi.
Le motivazioni che spingono le persone in agenzia sono
quattro: il servizio
offerto in termini di competenza e conoscenza (44,5%),
la conoscenza diretta
dei venditori, magari derivata da precenti esperienze
(29,3%), la comodità,
intesa come orari di apertura e vicinanza logistica a
casa o al posto di
lavoro(29,1%), ed infine al convenienza economica (15,5%).
Le motivazioni in
molti casi sono più di una per persona intervistata.
Per il 70% degli
acquisti di pacchetti, inoltre, il tour operator prescelto
viene deciso in
agenzie. Si tratta di uno shopping molto contenuto, comunque:
il numero
medio di agenzie vitate da una persona prima di decidere
l'acquisto è di
1,74. Il 54,6% ne visita una sola, il 27,2% due, il 12,6%
tre, il 2,9%
quattro, l'1,9% cinque e solo lo 0,8% sei ed oltre.
Le fonti informative per la scelta della destinazione
di viaggio sono varie
e molti ne utilizzano più di una, anche se il 41,5%
degli italiani si affida
ancora ai tradizionali cataloghi, il 39,4% segue il consiglio
di amici e
conoscenti, il 38,6% si fida solamente del suo agente
di viaggio, il 24,6%
basa la sua scelta sull'esperienza precedente, il 13,9%
si fa influenzare da
articoli letti sulla stampa specializzata, il 9,6% dalla
pubblicità su radio
e televisione, il 6,2% da internet, il 5,9% da servizi
e programmi
giornalistici, il 4,2% da quotidiani e periodici, il 2,5%
da televideo e
mediavideo, l'1,7% da manifestazioni fieristiche, e lo
0,3% da altro.
a cura di Abcveneto