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RONCADELLE: IL MITICO RABOSO DEL PIAVE E ALTRI VINI VENETI


Cabernet, Marlot, e il Raboso delle Grave di Pappadopoli, nella generosa terra del Piave fino alla cantina... di Italo Cescon

a cura di Abcveneto

Nella cantina di Italo Cescon abbiamo avuto una piacevole sorpresa: attenti alle nuove tecniche di lavorazione, i cantinieri hanno affiancato moderni impianti di vinificazione alle intramontabili botti in rovere, veri scrigni di questi preziosi ed amati vini veneti.
Questo per dire che oggi c'è ancora qualcuno che usa le botti in legno, visto che si sente sempre dire spesso di introduzioni tecniologiche tipo botti in cemento e tappi in plastica, insomma una buona notizia per gli intenditori e anche per chi beve il vino semplicemente. I vecchi "cantinieri" non avevano fretta nel loro lavoro, perché sapevano che ci voleva pazienza, dedizione e grande passione per ottenere un vino "come si deve", ed è questa saggezza che i cantinieri che siamo andati a visitare, danno ai loro vini: il riposo in botti, l'ammorbidimento nelle "barriques" e l'affinamento in bottiglia, tutto il tempo insomma, di cui hanno bisogno per diventare pronti alla distribuzione.
La stessa cura mettono poi nell'allestimento delle bottiglie, notiamo per esempio una bottiglia con un "Tralcetto" di vite legato con un nastrino al collo della bottiglia,che ci dicono essere elemento caratteristico di questa cantina, insieme all'etichetta in carta paglia a mano, insomma, una goduria al tatto e per gli occhi, non solo per il palato e le nari.

La scelta dei vini è difficilissima, i Bianchi 'Tralcetto' con Pinot Grigio e Sauvignon profumati e nobili che fanno da colonne principali e portano eleganza e freschezza al palato, un Tocai raffinato e di antica tradizione ci fa proseguire il cammino. Il Verduzzo, conosciuto da pochi e di limitata diffusione merita un assaggio. Preziosi e non comuni, il Refoscolo Peduncolo Rosso ed il Pinot Nero caratterizzato i "Rossi Tralcetto" che si completano con il raro Baboso, autoctono ricercato da estimatori e destinato a competente invecchiamento. Insomma, c'è da non uscire più dalla cantina! Prendiamo per esempio i vini che vanno sotto la linea "Cesura" (nel vocabolario dice: Pausa ritmica...e noi abbiamo proprio bisogno di una pausa!) ebbe, la parola Cesura identificava un tempo qui nella terra del Piave, una proprietà terriera di medie dimensioni con annessa abitazione. Ricordo questo termine usato spesso dai geometri che andavano a misurare i terreni, dicevano vado a fare una 'cesura'. Nella Cesura di Italo Cescon di S. Polo di Piave e Roncadelle, nei terreni limitrofi, ci sono vitigni di grande personalità, bianchi e rossi, per tutti i gusti e pensieri. Ricordiamo il Manzoni e Pinot Grigio di grande carattere e profumo eccellente e inebriante che anche chi è astemio, a solo annusarlo e respirare il profumo sente di berlo.

Grandi frutti del Piave questi quattro rossi che come quattro moschettieri del re Piave, fanno a gara per conquistarci: a cominciare dallo speciale Amaranto 72, di rara qualità, nato da un esclusivo uvaggio Franc e Sauvignon con Merlot e Marzemino e a seguire ecco gli altri moschettieri, spadaccini del palato: il mitico e poco conosciuto Raboso del Piave, il più tipico robusto e forte dei vini che ricorda una giovinezza lontana, oggi apprezzato da fini intenditori di sapori particolari e antichi; il Raboso a berne solo un sorso, ha dentro il sangue di questi uomini veneti e dell'Italia tutta, che hanno spezzato il terreno magro sassoso del Piave, costruito argini, imbrigliato fiumi potenti come il Piave e combattuto con abnegazione e generosità e sacrificio sulle sue sponde durante la Prima Guerra Mondiale; berlo rimescola il sangue perchè ricorda questi uomini vigorosi e di poche parole che ci sembra di veder passare su carri e trattori con il cappello in testa, le maniche delle camicie arrotolate sulle braccia possenti e consumate dalle fatiche immani di quei giorni perduti.
E' un vino particolare sì il raboso, un vino robusto, indomito, primitivo ma per questo sincero, ha nel gusto la dolcezza del sole degli autunni veneti e delle estati torride tagliate dal volo del falco, delle violette di campo che crescono sui bordi dei fossi sepolti dalle erbe e che le bambine di un tempo cercavano per adornarsene i capelli. E' anche un vino generoso e nello stesso tempo secco, austero, di poche parole insomma, ma appagante come un lungo discorso. Sull'etichetta c'è scritto che il Il raboso oggi si beve con carni allo spiedo, cacciagione, piccioni, manzo, formaggi invecchiati... e noi aggiungiamo che per apprezzarlo non basta un primo sorso, bisogna berne due e poi tornarci sopra il giorno dopo e si avrà la sensazione di aver ritrovato un amico sincero con cui riprendere un discorso interrotto importante. Vino dunque da provare, questo mitico Raboso del Piave. Comunque lo beviate, ricordatevi che è fatto con il sangue di uomini forti e bevete alla loro salute.

Seguono il Merlot e il Cabernet di chiara fama che non hanno bisogno di presentazioni perchè noti in tutto l'universo degli appassionati e non. Per tutti questi vini, un dosato passaggio in botti di rovere apporta morbidezza ed esalta la stoffa.

Per altre informazioni consigliamo di andare dove siamo andati noi, di persona, ma intanto per un assaggio virtuale:

www.cesconitalo.it

a cura di Abcveneto

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