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TREVISO: L'AMERICANO E IL RADICCHIO ROSSO


Intervista a Tim Wilcox, studente in agraria e scienza sociale a Hampshire College a Amherst, Massachusetts.

a cura di Federico De Nardi

ABCVENETO: Stai facendo una ricerca sul radicchio rosso di Treviso?

TIM WILCOX: Non solo quello, in realtà il mio progetto è piuttosto interdisciplinario. Tratta su una parte la globalizzazione e le risposte locali di sostenere il settore agrario, con il caso specifico sul radicchio di Treviso visto attraverso la normativa europea dell'IGP. Ma ci sarà un altro elemento antropologico-filosofico: perchè questa sistema si è evoluto in Italia? Com'è successo che l'ideologia di "terrior" e le strategie di marketing del settore enologico vengono tradotte per altri prodotti alimentari tipici? Quindi voglio anche guardare alle condizione storiche e sociali in Italia e nel Veneto.

ABCVENETO: Come sei venuto a conoscenza del radicchio rosso e di Treviso?

TIM WILCOX: La prima volta l’ho mangiato durante un viaggio a Venezia, nel gennaio del 2000. L’ho visto al mercato e l’ho comprato per la sua strana bellezza. Non sapevo neanche che cos’era, ma l’ho mangiato all’aperto col pane e il formaggio e mi è piaciuto. Al rientro negli Stati Uniti, ho cercato quest’ortaggio particolare, ma non riuscii a trovarlo. Trovai invece soltanto quella a palla rossa di Chioggia. L’anno dopo, è apparso il Treviso precoce. Nel successivo giro in Italia, ho comprato dei semi di radicchio al conzorzio agrario di Firenze, e nel 2003 ho provato coltivare il radicchio nell’orto mio di New York. Ho cercato su internet dei consigli sui metodi di coltivazione, e così ho trovato degli articoli sulla coltura del radicchio rosso di Treviso IGP. Non sapevo che ci fosse una cosa come l’IGP, che mi sembrava una spece di DOC per gli ortaggi e la trovavo affascinante, quindi sono voluto ritornare alla fonte per fare una ricerca in proposito.

ABCVENETO: Come hai trovato Treviso?

TIM WILCOX: Treviso è una bella e piccola città. La gente che ho incontrato è stata molto gentile, tutte buone persone. Primo non conoscevo nessuno (era la mia prima volta nel Veneto) e temevo di non essere accettato, ma la gente è stata molto calda e mi ha aiutato molto nella mia ricerca. Poi a Treviso si mangia e si beve benissimo; abbiamo mangiato buonissimo al Cavallino e da Muscoli abbiamo bevuto dei vini ottimi. Non mi è piaciuto lo spritz, purtroppo (quello dolce è troppo dolce e quello amaro è troppo amaro); preferisco invece il prosecco liscio di Valdobbiadene. Treviso anche è una città molto fotogenica con tutta l’acqua e soppratutto il mercato del pesce della Pescheria è da vedere.

ABCVENETO: Cosa hai trovato di differente tra l'agricultura italiana trevigiana e quella americana?

TIM WILCOX: Ci sono già un paio di problemi con questa domanda. Primo: non sono stato a Treviso abbastanza tempo per capire a fondo l’agricoltura trevigiana; ho soltanto aqquisito delle impressioni. Secondo: quando si tratta dell’agricoltura “americana” bisogna sapere di quale regione si sta parlando. In California si coltiva l'ortofrutta (cioè la coltivazione intensiva) su vasta scala. Nel Midwest ci sono aziende grossissime di frumento (nel nord), mais e soya. Il nordest degli Stati Uniti dove abito io, è fatto per la maggior parte di fattorie piccole piuttosto diversificate, il latte di mucca, il mais, gli ortaggi e le mele rapprenstanto la maggior parte della produzione. La mia impressione è che l’agricoltura nella Marca Trevignana assomigli a quest’ultima, nel senso che le aziende sono tante e piccole, con prevalenza di vigne, frutta, mais, radicchio e altre cose. Di differente ho trovato che l' azienda-tipo è molto più piccola di quella americana; In America le aziende con meno di 5 ettari sono un'eccezione.

TIM WILCOX: Poi non abbiamo le cooperative come OPO Veneto, che possono aiutare il piccolo produttore entrare nel mercato. Ma nella zona dove abito adesso, nel Massachussets e anche a Vermont, New York, e Maine, c’è un nuovo sistema commerciale che si sta sviluppando rapidamente: ASC (Agricoltura Sostentiva della Comunità). In questa schema, il produttore (di solito uno che coltiva tantissimi diversi tipi di ortaggi) entra in “contratto” con un gruppo di clienti i quali pagano, a primavera, uno “stipendio” di verdure per tutta la stagione (cioè fra giugno e novembre) comprendente qualsiasi verdura di stagione. Queste fattorie sono sia piccole che grandi, ma non grandissime! da un ettaro con 25 iscritti a 20 ettari con 500-600 iscritti. Nella nostra zona questo è il modo per aiutare il piccolo produttore e per creare realtà alternative al fine di evitare il mercato di massa; riassumendo, ci sono gli ASC e i mercati settimenali per gli agricoltori che vendono direttamente al consumatore.

ABCVENETO: Quale pensi sia il modello vincente e cosa potremmo imparare in questo campo uno dall'altro? (gli italiani dagli americani e viceversa)

TIM WILCOX: Non credo esista un modello perfetto...senza problemi. Certamente ci sono delle cose da imparare l'un dall'altro. Per citare un esempio ovvio, noi non abbiamo nessun strategia di marketing riguardo i “prodotti tipici.” Forse è perche non ricordiamo molto bene la nostra storia e la nostra tradizioni. Potremo imparare dagli italiani di concentrare la produzione su quei prodotti che sono più adattati al nostro specifico territorio e in più collegato con la nostra cultura. Ho notato in Italia anche più cooperazione fra diversi fattorie nel vendere il loro prodotto insieme. Questo non è tanto comune in America. L'aspetto più favorevole in America è che se un produttore ha un' idea per una nuova coltivazione o un nuovo prodotto può farlo senza difficoltà. Ma il lato negativo di questo, è che si va incotro a una situazione in cui quando qualcuno ha una buon’idea, ognuno la copia, e bisogna ogni volta trovare altre strategie e vie commerciali, ma certo questo è anche il motore dell'economia...

ABCVENETO: Qual è la situazione dell'agricoltura in America e cosa si coltiva oppure si importa di più? (è aiutata, ci lavorano molte persone, etc.)

TIM WILCOX: In America la triste realtà è che il settore agricolo viene sempre più controllato dalle Multinazionali: ADM, Monsanto, Cargill, CONAGRA, che fanno la guerra alla produzione tradizionale con i OGM ed i bravetti di materia genetica. I componenti del Ministero dell’Agricoltura (USDA), escono spesso da queste multinazionali... e diventano responsabili per fare la normativa del settore!
Quindi, la politica agricola favorisce di fatto le Multinazionali. Per esempio il NAFTA permette che il mais Americano OGM che costa pochissimo, venga venduto liberamente in Messico in competizione con quello Messicano, dove il mais è la base del dieta popolare e il prodoto principale dei campesini).
Ma la tipica “Family Farm” non riceve nulla o quasi nulla dell’intervento pubblico.

ABCVENETO: E riguardo le importazioni ed esportazioni?

TIM WILCOX: In questa stagione quasi tutti gli ortaggi vengono dalla California o meglio, dall’America Centrale e del Sud. Ma sul positivo dell’importazione sono disponibili anche i formaggi italiani, il prosciutto di San Daniele (quando si trova quello genuino) e la pasta Made In Italy, ma se il cambio sfavorevole con l'Euro e i dazi doganali continuano a salire...be', meglio non pensarci!

a cura di Federico De Nardi

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