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Mogliano Veneto: la scrittura come immagine e come parola in un premio letterario


Il liceo scientifico 'Giuseppe Berto' di Mogliano Veneto presenta il Premio letterario di scrittura in nome del famoso scrittore veneto e dedicato agli studenti di tutta Italia (alla fine dell'articolo vi è allegato il bando di concorso).

a cura di Federico De Nardi

Alla presenza degli organi colleggiali della scuola, del Comune di Mogliano Veneto nella figura dell'assessore alla Cultura e vicesindaco Francesca Campolo e della stampa, Il liceo scientifico "Giuseppe Berto "presenta il Premio Provinciale di Scrittura rivolto agli strudenti di tutte le scuole italiane.
Questo premio, nasce sedici anni fa nel liceo scientifico statale di Mogliano Veneto in un momento particolarmente difficile per gli alunni che avevano perso, durante un'uscita sulla neve, un compagno, Carlo Cherie Ligniere. L'atmosfera di tristezza e di disagio dei ragazzi era percettibile e la loro necessità di renderli tangibili a tutti fu colta da due docenti del liceo, la professoressa Grazia Aricò (poetessa e pubblicista) e la professoressa Giuliana Marton, che "inventarono", per dare sfogo a tali sentimenti, il Premio di Scrittura Carlo Cherie Ligniere aperto agli studenti del liceo con una sezione prosa e una sezione poesia.
Da allora il Premio è diventato provinciale, aperto a tutti gli studenti delle scuole superiori della provincia di Treviso, ha avuto il patrocinio dell'Amministrazione Provinciale, mentre dall''Amministrazione Comunale di Mogliano, non solo il Premio ha avuto il patrocinio e la sponsorizzazione, ma da due anni ospita al suo interno la sezione giovani del più famoso Premio Internazionale "Giuseppe Berto" per giovani scrittori, che il Comune di Mogliano indice annualmente in collaborazione con il Comune di Ricadi (Vibo Valentia).

Anche quest'anno Il Collegio Docenti del Liceo Scientifico "Giuseppe Berto" di Mogliano Veneto ha istituito il Premio Provinciale di Scrittura aperto a tutti gli alunni delle scuole superiori della provincia di Treviso, che giunto alla sua sedicesima edizione prevede la sezione A-poesia, la sezione B-prosa, cui gli allievi possono partecipare con poesie e brevi racconti a tema libero e propone quest'anno la novità della sezione C-scritture figurate a cui gli allievi possono partecipare con uno o due esemplari grafici autentici, realizzati manualmente. Il Premio intende dare spazio alla creatività giovanile, realizzando un'occasione in cui i partecipanti possano presentare le loro abilità al di fuori, a volte anche in antitesi, con quelle più strettamente "scolastiche".

Molti sono stati ogni anno i lavori di buon livello pervenuti ed il compito delle varie Giurie non è stato facile. Attraverso il sogno, il ricordo, la riflessione, la metafora, i racconti brevi offrono momenti della quotidianità (nella scuola, nella famiglia), eventi storici più o meno importanti; la poesia parla d'amore (più o meno platonico), di tristezza, di abbandono, molto raramente di gioia; anche di morte. La morte come ultimo appiglio per superare dolori, fatiche, difficoltà più o meno grandi della vita di un adolescente. Morte come "finale ad effetto" per avere un attimo di attenzione dalla famiglia, dagli amici, dalla scuola.

Sono tutti contenuti che, spesso urlati dalle righe, fanno riflettere sulla fatica di essere adolescenti del 2000 ed esortano gli adulti ad essere più attenti creando sempre più frequenti ed intensi momenti di ascolto e comunicazione. In quest'ottica, assumono così significato particolare iniziative come questa del Premio Provinciale di Scrittura organizzato dal liceo Giuseppe Berto dove i ragazzi possono dare sfogo alle loro difficoltà, ascoltati da una Giuria non solo attenta alla qualità delle opere, ma anche a quanto queste intendono comunicare. I lunghi anni di vita, la sempre nutrita schiera di partecipanti, l'attenzione del mondo della scuola, l'intervento di sponsor "importanti" e della stampa confermano la validità di questa iniziativa soprattutto per il suo carattere di stretta "adesione e coesione" con la realtà e la quotidianità degli studenti: è nato in una scuola, è gestito da una scuola, la giuria è composta da insegnanti.

Anche quest'anno, il Premio (giunto alla sua sedicesima edizione), gode del Patrocinio del Comune di Mogliano Veneto.

La Giuria composta dagli insegnanti del liceo Claudio Berto, Adriano Calzavara, Gabriella Madejski, Piergiorgio Pozzobon, Vittorio Vettor, si avvale della collaborazione esterna della professoressa Maria Rosaria Fuser, docente del liceo classico Canova di Treviso, della presidenza del professore Lupo Giuseppe, scrittore, vincitore del Premio Internazionale "Giuseppe Berto" e si avvale della collaborazione organizzativa della professoressa Giovanna Cirino.

» bando di concorso

» locandina del premio

E per chi non conosce il grande scrittore veneto...
Giuseppe Berto
nacque il 27 dicembre 1914 a Mogliano Veneto. Qui frequentò il ginnasio presso il collegio Salesiano, terminando invece gli studi classici al liceo statale di Treviso. Alla fine del liceo si arruolò nell’esercito, partecipando a diverse campagne militari in Africa. Contemporaneamente si era iscritto alla facoltà di Lettere dell’università di Padova, sebbene con poca convinzione. Laureatosi in tutta fretta per potersi arruolare all’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto, venne scartato alla leva e dovette ripiegare sulla meno selettiva Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e fu inviato a combattere nuovamente In Africa. Fu fatto prigioniero dagli Alleati, internato in un campo di prigionia statunitense a Hereford, in Texas. Durante la prigionia ebbe l'occasione di conoscere personaggi quali Gaetano Tumiati e Alberto Burri. Iniziò a scrivere, e al suo ritorno in Italia le bozze dei suoi primi lavori confluirono nel suo romanzo Il cielo è rosso, edito da Longanesi nel 1946. Il romanzo si rivelò un enorme successo, anche all’estero, e oltre ai riconoscimenti nazionali (Premio Firenze 1948), ricevette anche il plauso di scrittori stranieri del calibro di Errnest Hemingway.

Le opere successive Il brigante (1948) e Le opere di Dio (1951) non ottennero lo stesso successo. Unitamente a questo, l’ostracismo di cui verrà fatto oggetto dall’establishment culturale dell’epoca, che lo marchiò con l’appellativo di “fascista”, acuirono in lui una forte depressione (probabilmente latente), cui contribuivano anche le insoddisfazioni personali nella sua professione di sceneggiatore cinematografico. L’ingresso in analisi, resosi necessario a tale punto della sua esistenza, divenne il nucleo e il motore de Il male oscuro (1964), la sua opera più nota. In questo romanzo, iniziato su consiglio del suo analista, Berto affrontò molte tematiche strettamente autobiografiche, riguardanti in particolar modo il rapporto con il padre, vissuto in modo estremamente conflittuale. Da allora la critica gli riconobbe spesso dei debiti con la poetica dello stream of consciousness joyciano, benché questo sia un paragone che rischia di ridurre la peculiarità di questo testo, considerato tra i capolavori italiani e mondiali di questo secolo.

Negli anni seguenti, Berto continuò la sua attività di sceneggiatore anche per la RAI, senza trascurare la letteratura: le opere successive, tra cui citiamo La fantarca (1965), La cosa buffa (1966) e Anonimo veneziano (1971), resa celebre dal film che ne venne tratto, non ebbero la stessa incisività de Il male oscuro e non riuscirono a spezzare l’isolamento dello scrittore dalla vita culturale italiana. Morì, nell’indifferenza (ma solo in Italia), a Roma, nel 1978.

a cura di Federico De Nardi

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