PREGANZIOL: LA MAIONESE
Ovvero parliamo di intercultura
Di Sara Miriade
Nella
villa che fu tra '700 e '800 soggiorno di Ugo Foscolo, Ippolito Pindemonte,
George Byron e Antonio Canova e di lei, la "divina" Isabella
Teotocchi Albrizzi, che li teneva in pugno tutti nei suoi mondani e
chiacchierati salotti; l'ormai trascorso 17 giugno un'altra donna dall'audace
personalità si è resa protagonista facendo parlare due
figure pubbliche tanto considerevoli, quanto antitetiche, come Luca
Zaia, vicepresidente della Regione Veneto e Samir Khalil Samir, un gesuita
di Beirut di cultura musulmana, davanti a un uditorio che ha partecipato
discutendo. Ha moderato la discussione l'assessore Speranzon Paolo.
La nostra contemporanea è Raffaella Biasi, laureatasi in Lingue
e Letterature orientali e da sempre vicina alla cultura orientale con
pubblicazioni e traduzioni. Il suo ultimo lavoro è un saggio,
edito dalla Provincia di Treviso, che ha come titolo Islam e
sottotitolo "Religione, Società Stato". Raffaella lo
ha scritto nella premessa e ha ribadito in quell'occasione la sua neutralità
sia politica che religiosa, la sua libertà assoluta nella composizione
del suo ultimo lavoro, che è mosso da uno scopo unicamente divulgativo.
Il libro procede per nuclei tematici principali, sviluppati sinteticamente
e che vanno dalla storia al diritto, ai rapporti con il cristianesimo,
al cibo. Per non cadere in facili semplificazioni, Raffaella ha dato
dei valori che sono significativi di una realtà che a noi risulta
difficile comprendere: "gli arabi sono il 5% della popolazione
del pianeta, tuttavia il numero di copie che raggiunge un best-seller
è solo di 5000. Il 17% sono le opere religiose in confronto al
resto del mondo in cui i testi religiosi sono il 5%. Nell'ultimo millennio
i libri tradotti in arabo sono stati circa 10.000, pari ai libri tradotti
in spagnolo ogni anno". I casi più estremi si hanno in Iran,
dove il potere resta ancora nelle mani di una stretta oligarchia che
non permette la libertà di espressione di milioni di individui
e si serve della religione per imporre alle masse il volere di pochi;
e in Arabia Saudita dove le scuole caniche parificate sono a forte impronta
tradizionalista, orientando i giovani in senso radicale e integralista.
Ma qui nel Veneto quali musulmani arrivano? "La maggior parte"
-continua l'autrice- è composta da musulmani moderati. Solo il
5 o 10% frequenta luoghi di preghiera. Vi è una frangia salafita
a Motta di Livenza e qualche frangia sospetta nel padovano. A Treviso
anche i musulmani più impegnati mostrano una faccia moderata.
Qui la percentuale dei musulmani è del 3,2% della popolazione,
soprattutto di origine magrebina. Apprezzabile è il numero dei
musulmani (2500) delle confraternite, un islam a cui si richiamano soprattutto
i senegalesi."
Se
Luca Zaia ha dovuto presto abbandonarci, perché catturato da
altri appuntamenti, dandoci in quell'occasione il suo impegno a far
coesistere legalmente e legittimamente quella società veneta
che si trova a rappresentare e che è decisamente ormai multiculturale
e a forte concentrazione musulmana, Samir Khalil Samir ha argomentato
fino alla fine con chiarezza e sincerità non comuni le sue posizioni
rispetto all'Islam, portando all'apice la contraddizione. Samir ha prodotto
come esempio la sua Beirut, dove "la volontà di convivere
tra i musulmani e i cristiani è manifestata nelle stesse strutture
giuridiche. Il Parlamento libanese ha sessantaquattro cristiani e sessantaquattro
musulmani. E il Libano è un paese religioso e non laico. E' difficile
vivere insieme, perché la cristiana e la musulmana sono due civiltà
integrali complete. La differenza occidentale è data dal fatto
che qui c'è divisione tra religione e politica, grazie a una
recente e sofferta conquista non ancora -ha aggiunto Raffaella- del
tutto acquisita . L'immigrazione musulmana a volte è vista come
un pericolo, ma più di un pericolo è un fatto legato a
una ridotta demografia che non è più disposta a fare certi
lavori. E allora come collaborare? Attraverso l'integrazione delle sue
parti. Ognuno deve fare un passo avanti e bisogna aiutare le persone
ad integrarsi. La prima condizione di integrazione è l'apprendimento
linguistico, poi viene la parità assoluta tra i sessi e le religioni,
ma alla base di tutto ci deve essere la volontà e il cuore".
Si
è compreso che questo invito era rivolto ad entrambe le parti,
quando qualcuno dall'uditorio è intervenuto dicendo che si trova
bene nel nostro Paese, ma non per questo sente la necessità di
integrarsi con gli italiani. Samir ha risposto che non bisogna far prevalere
il passato sul presente e che guardando avanti la cultura diventa quella
del Paese dove si vive e la religione diventa qualcosa di personale.
Ha poi esemplificato il suo dire con un aneddoto di quando lui in Egitto
nel convento gesuitico in cui viveva doveva fare la maionese per molte
persone e manualmente. Gli ingredienti non erano più quella salsa
appetitosa, perché la stessa salsa era più dei suoi ingredienti.
Raffaella ha fatto intervenire una sua amica, Simona Wright, rettrice
di una Università del New Jersey, che dopo la laurea ha lasciato
Treviso e ora che vive negli Stati Uniti. Lei non consuma più
il caffè espresso, ma quello americano o l'uno e l'altro insieme.
E' un imbastardimento? Mentre Raffaella dice che questa è l'identità
arricchita io intanto ancora penso alla maionese e alla psicologia della
Gestalt, la quale sostiene che il tutto è più della
somma delle parti.
E poi abbiamo continuato queste stimolanti argomentazioni nel parco
di Villa Albrizzi Franchetti, che ci ha accolto per un gustatissimo
e gustosissimo buffet.
di Sara Miriade