EDITORIALE:
PRIMO MAGGIO, UNA BELLISSIMA FESTA 'RIBELLE'
Chi lo sapeva? Un po' di storia su una bella
festa dedicata a tutti quelli che lavorano
Scritto da Federico De Nardi
Oggi è il due maggio, quest'anno abbiamo deciso di spostare
l'uscita del giornale al 2 maggio, per celebrare appunto al festa dei
Lavoratori, di cui riportiamo la storia, perché quanti di noi
sanno l'origine di questa festa? Io per primo non la sapevo, quindi
ho fatto delle ricerche e ho scoperto che:
Il 1° maggio nasce il 20 luglio 1889, a Parigi. A lanciare l'idea
è il congresso della Seconda Internazionale, riunito in quei giorni
nella capitale francese :
"Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita,
in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello
stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre
per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto
le altre risoluzioni del Congresso di Parigi".
Poi, quando si passa a decidere sulla data, la scelta cade sul 1 maggio.
Una scelta simbolica: tre anni prima infatti, il 1 maggio 1886, una
grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa
nel sangue. Man mano che ci si avvicina al 1 maggio 1890 le organizzazioni
dei lavoratori intensificano l'opera di sensibilizzazione sul significato
di quell'appuntamento.
"Lavoratori - si legge in un volantino diffuso a Napoli il 20 aprile
1890 - ricordatevi il 1 maggio di far festa. In quel giorno gli operai
di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro
per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di
nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi
nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi
il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva
l'Internazionale!".
Monta intanto un clima di tensione, alimentato da voci allarmistiche:
la stampa conservatrice interpreta le paure della borghesia, consiglia
a tutti di starsene tappati in casa, di fare provviste, perchè non si
sa quali gravi sconvolgimenti potranno accadere. Da parte loro i governi,
più o meno liberali o autoritari, allertano gli apparati repressivi.
In Italia il governo di Francesco Crispi usa la mano pesante, attuando
drastiche misure di prevenzione e vietando qualsiasi manifestazione
pubblica sia per la giornata del 1 maggio che per la domenica successiva,
4 maggio. In diverse località, per incoraggiare la partecipazione del
maggior numero di lavoratori, si è infatti deciso di far slittare la
manifestazione alla giornata festiva. Del resto si tratta di una scommessa
dall'esito quanto mai incerto: la mancanza di un unico centro coordinatore
a livello nazionale - il Partito socialista e la Confederazione generale
del lavoro sono di là da venire - rappresenta un grave handicap dal
punto di vista organizzativo. Non si sa poi in che misura i lavoratori
saranno disposti a scendere in piazza per rivendicare un obiettivo,
quello delle otto ore, considerato prematuro da gran parte dei dirigenti
del movimento operaio italiano o per testimoniare semplicemente una
solidarietà internazionale di classe.
Proprio per questo la riuscita del 1 maggio 1890 costituisce una felice
sorpresa, un salto di qualità del movimento dei lavoratori, che per
la prima volta dà vita ad una mobilitazione su scala nazionale, per
di più collegata ad un'iniziativa di carattere internazionale. In numerosi
centri, grandi e piccoli, si svolgono manifestazioni, che fanno registrare
quasi ovunque una vasta partecipazione di lavoratori. Un episodio significativo
accade a Voghera, dove gli operai, costretti a recarsi al lavoro, ci
vanno vestiti a festa. "La manifestazione del 1 maggio - commenta a
caldo Antonio Labriola - ha in ogni caso superato di molto tutte le
speranze riposte in essa da socialisti e da operai progrediti. Ancora
pochi giorni innanzi, la opinione di molti socialisti, che operano con
la parola e con lo scritto, era alquanto pessimista". Anche negli altri
paesi il 1 maggio ha un'ottima riuscita: "Il proletariato d'Europa e
d'America - afferma compiaciuto Fiedrich Engels - passa in rivista le
sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito. E lo
spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi ai capitalisti". Visto
il successo di quella che avrebbe dovuto essere una rappresentazione
unica, viene deciso di replicarla per l'anno successivo. Il 1 maggio
1891 conferma la straordinaria presa di quell'appuntamento e induce
la Seconda Internazionale a rendere permanente quella che, da lì in
avanti, dovrà essere la "festa dei lavoratori di tutti i paesi".
Inizia così la tradizione del 1 maggio, un appuntamento al quale il
movimento dei lavoratori si prepara con sempre minore improvvisazione
e maggiore consapevolezza. L'obiettivo originario delle otto ore viene
messo da parte e lascia il posto ad altre rivendicazioni politiche e
sociali considerate più impellenti. La protesta per le condizioni di
miseria delle masse lavoratrici anima le manifestazioni di fine Ottocento.
Il 1 maggio 1898 coincide con la fase più acuta dei "moti per il pane",
che investono tutta Italia e hanno il loro tragico epilogo a Milano.
Nei primi anni del Novecento il 1 maggio si caratterizza anche per la
rivendicazione del suffraggio universale e poi per la protesta contro
l'impresa libica e contro la partecipazione dell'Italia alla guerra
mondiale. Si discute intanto sul significato di questa ricorrenza: giorno
di festa, di svago e di divertimento oppure di mobilitazione e di lotta
? Un binomio, questo di festa e lotta, che accompagna la celebrazione
del 1 maggio nella sua evoluzione più che secolare, dividendo i fautori
dell'una e dell'altra caratterizzazione. Qualcuno ha inteso conciliare
gli opposti, definendola una "festa ribelle", ma nei fatti il 1 maggio
è l'una e l'altra cosa insieme, a seconda delle circostanze più lotta
o più festa. Il 1 maggio 1919 i metallurgici e altre categorie di
lavoratori possono festeggiare il conseguimento dell'obiettivo originario
della ricorrenza: le otto ore. Nel volgere di due anni però la situazione
muta radicalmente: Mussolini arriva al potere e proibisce la celebrazione
del 1 maggio. Durante il fascismo la festa del lavoro viene spostata
al 21 aprile, giorno del cosiddetto Natale di Roma; così snaturata,
essa non dice più niente ai lavoratori, mentre il 1 maggio assume una
connotazione quanto mai "sovversiva", divenendo occasione per esprimere
in forme diverse - dal garofano rosso all'occhiello alle scritte sui
muri, dalla diffusione di volantini alle bevute in osteria - l'opposizione
al regime.
All'indomani della Liberazione, il 1 maggio 1945, partigiani e lavoratori,
anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro,
si ritrovano insieme nelle piazze d'Italia in un clima di entusiasmo.
Appena due anni dopo il 1 maggio è segnato dalla strage di Portella
della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fanno fuoco contro
i lavoratori che assistono al comizio. Nel 1948 le piazze diventano
lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla
scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo
i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.
Quindi, festeggiamo questa bella festa che ha segnato un passo importante
per i lavoratori di tutto il mondo.
Scritto da Federico De Nardi