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FINANZA: I GIOVANI, LA FINANZA E LA PREVIDENZA


La scuola e la finanza, la gioventù d'oggi nell'osservazione di un importante uomo di Finanza

Scritto da Gino Gatto

In questo ultimo periodo, un evento del tutto particolare mi ha ricondotto al confronto con una situazione che apparentemente non si configura quale un problema, ma se analizzata con attenzione, evidenzia una serie di macro dissonanze superficialmente non visibili.
Da circa un mese, collaboro ad un progetto formativo di Banca e Assicurazione, presso una scuola di Padova, l’Istituto Leonardo Da Vinci. Con occasione di questa fortuita attività, ho avuto l’opportunità di giungere a contatto con un mondo e un modo di rapportarsi che personalmente prima d’ora ritenevo avulso. Mi riferisco ai giovani in età scolare tra i diciassette e i venti anni. Pur nella considerazione personale di avere una figlia che si colloca all’interno di tale fascia di età, non mi è capitato, di considerare una modalità di approccio, quale mi è stata prospettata durante questi periodici incontri.
Attualmente la popolazione giovanile è composta di elementi che si possono definire attenti, ricettivi e molto sensibili al mondo che li circonda, forse troppo orientati ad uno stereotipo di immagine, vincolante per certi aspetti ma questo, certamente ne determina una intercomunicabilità al loro interno ed una coesione di rapporti nel gruppo. Sostanzialmente una generazione giovanile evoluta ed aperta, mentalmente parlando, ma vincolata da un modo di essere che condiziona le possibilità di ogni singolo elemento. La voglia di uniformarsi, per essere riconosciuto nell’insieme, comporta un oggettivo assottigliamento delle proprie capacità riflessive, di diagnosi, inibendo sempre di più il momento decisionale e affermativo della propria volontà. Il confronto con tutto ciò che non è legato alla sfera emotiva del gruppo, li preoccupa e li porta ad evitare o deridere, quanto viene ritenuto un problema. Il nuovo viene visto come una netta intromissione alle normali dinamiche del gruppo, perciò considerato come un evento invasivo di una privacy d’insieme ed in quanto tale va opportunamente ricollocato e ridimensionato.
Soggetti con opportunità e potenzialità elevate ma che non risultano avvezzi all’utilizzo della determinazione in proprio. E quale approccio possono avere con la razionalità e la programmazione ? Complesso ed articolato.

La finanza, ad esempio, viene affrontata con un approccio prettamente superficiale e distaccato; come la più avulsa delle informazioni. Tenuta a debito distacco perché troppo impegnativa da affrontare, da comprendere e da digerire. Vista come una cosa che impegna e non consente ampi spazi di manovrabilità delle dinamiche consuete; una sorta di gabbia, corredata di troppe regole e vincoli che impediscono l’usuale modo di interagire. Un pensiero profondamente radicato nelle giovani generazioni che non sembrano comprendere, purtroppo, che il mondo globale è permeato di Finanza e Politica; che abitualmente si intrecciano con il nostro vivere quotidiano e non è possibile in qualche modo eluderle, quindi sarebbe assai intelligente comprenderle.

La bolla speculativa del 2000, ed il pesante ingresso dei media e delle piattaforme internet, hanno reso globale la conoscenza della finanza. Questo ha reso comprensibile ed evidente a tutti il peso che tale scienza ha nella nostra realtà. Tutto parla di finanza. Quando ci rechiamo alla pompa del carburante per erogare combustibile alla nostra autovettura, parliamo di finanza; perché il prezzo del prodotto finito e correlato agli andamenti della produzione del carburante, alle quotazioni del greggio al singolo barile nei mercati finanziari che ne determinano il costo e quest’ultimi influiscono sulla produzione ed estrazione della materia prima. Così ugualmente quando ci rechiamo ad un ipermercato o al negozio sotto casa e osserviamo i costi dei singoli prodotti, stiamo parlando di finanza. Quei prezzi sono il frutto di molteplici passaggi tra le varie parti economiche del tessuto sociale, che hanno contribuito ad incrementare il fatturato delle vari aziende e ne hanno determinato il costo finale. Le nostre scelte condizionano la finanza; non per nulla, uno dei maggiori indici macro-economici è costituito dall’indicatore dei consumi. Incrementare i consumi genera flussi di cassa nelle aziende, crea maggiore domanda di un determinato prodotto, una maggiore richieste attiva il volano della produttività che ingenera nuovi guadagni e nuovi utili. Tutto parla di economia e finanza, ma noi molto spesso non ci accorgiamo di questo e pensiamo ad ogni singola operazione, come un tassello scollegato dalla grande macchina della produzione e non ci accorgiamo di quanto siamo miopi di fronte ad una interpretazione così riduttiva della realtà.

E la giovane popolazione come vive la problematica della finanza ?
Non è sentito come un problema esistenziale immediato, non hanno la percezione diretta del peso che può assume nella loro vita un elemento che regola interscambio tra gli individui e tra questi ed il tessuto sociale. In questa fase della loro vita possono essere attratti dalla politica, con i grandi ideali o gli interventi concreti, ma non riescono ad intuire la risonanza che all’interno di quest’ultima può avere la finanza.
La Storia non ha insegnato a loro che le grandi scelte sono state condotto soprattutto in termini d’interessi economici, mascherati da grandi ideali; fondamentalmente riversi a questioni d’interesse. Il problema finanziario poi li lambisce molto marginalmente, poiché sin dal momento della loro nascita, qualcuno ha pensato per loro alla costituzione di agevolate soluzioni. Non è percepito quale problematica reale perché non è vissuto.
Viene compreso solo successivamente con l’ingresso nel mondo degli adulti, quando bisogna affrontare le tematiche che affliggo tale fascia di età. Quando bisogna confrontarsi con la difficoltà di acquisire un posto di lavoro che offra garanzie di continuità; quando occorre recuperare risorse per acquistare un bene immobile che servirà per la costituzione del nuovo nucleo familiare nascente e quando bisognerà garantire un domani ai propri figli. Ma fino ad allora tutto viene vissuto in completa spensieratezza e con approssimata superficialità, perché per il domani può prospettarsi sempre una soluzione ma per il momento, “bisogna cogliere l’attimo fuggente” e non pensare a ciò che è o sarà.
Questa è purtroppo la mentalità dilagante tra la grandissima maggioranza di giovani; non è conveniente affrontare il problema poiché non hanno la percezione dello stesso e non riescono a comprendere che tutto ciò che fanno è regolato dalla finanza. Anche il loro essere in controtendenza, il loro essere nucleo, isola felice all’interno di un mondo che non comprendo, crea della redditività, dell’interesse, del guadagno; e muove chi sa quale elevato numero di industrie al seguito. Basti pensare al modo di tendenza nell’abbigliarsi dei giovani, così trasgressivo, così dissueto, così poco formale; di fatto ha i suoi formalismi, le sue etichette e la sua rappresentazione; in modo diverso ma proprio come il mondo dei loro padri e in nome di quella diversità che combattono.
Basti pensare che questo modo di essere trasgressivi e gruppo, impone una propria immagine e per costituire quell’immagine è necessario che sussistano delle imprese che producono le materie e gli elementi che la compongono; quindi nuovamente i giovani si trovano immersi nella finanza, la vivono, la subiscono ma non la comprendono.

E la previdenza come la vivono ?

Vivono un retaggio errato. Trasmesso dai loro padri e dal pensare comune. Vivono l’idea che “fino ad oggi, lo Stato Sociale ha provveduto ai fabbisogni delle generazioni più anziane e deficitarie e così dovrà essere per gli anni a venire; e non è comprensibile come una vicenda così consolidata debba mutare”. Vivono nella più completa semi-incoscienza che una programmazione di sviluppo previdenziale, fatta in anni lontani, con caratteristiche diverse, possa mutare nel tempo; e laddove si auspicava l’intervento delle nuove generazione a favore di quelle più anziane, nel patto sociale di mutuo soccorso, sono mancate quelle prerogative che hanno permesso di pianificare tali teoremi. L’incidenza dell’incremento della speranza di vita media, assieme alla notevole diminuzione della natalità infantile, hanno invertito il rapporto di tendenza tra le nascite e i decessi; riducendoli entrambi, prospettando così, una sempre maggiore popolazione anziana ed una minore popolazione giovanile. Invertendo la capacità di produrre reddito per il sostentamento della terza età.
In precedenza il rapporto tra le unità in forza-lavoro e i pensionati era posizionato nei termini di quattro soggetti che lavoravano per uno in pensione; attualmente stiamo orientandoci ad un rapporto esattamente opposto, con un numero maggiore di pensionati rispetto a coloro che producono reddito.
Poi comunque il giovane è portato ad una visione distorta della realtà.
Vede l’obiettivo della propria vecchiaia collocato troppo lontano nel tempo e la sua risorsa tempo, viene ponderata alla stregua di un bene non esauribile. Ma il tempo è ingannatore, non è un signore e quando meno te lo aspetti è già trascorso. Quindi spetta a noi far comprendere a queste generazione che nulla hanno di cui rallegrarsi ed il futuro, si prospetta a loro molto incerto. Non c’è ragione di sottovalutare le difficoltà che oggi assillano il nostro sistema previdenziale che sarebbe una manovra sana ed operosa, pensare ad affrontare le problematiche del domani, della oggettiva difficoltà di reperire le risorse per una vita decorosa e degna di essere chiamata con tale appellativo; non una vita di stenti e di bisogni ma un qualcosa che ci gratifichi per il futuro. Se analizzata nel contesto di una indispensabile ragionevolezza, non bisogna scordare che il motivo ispiratore della riforma che cambio il nostro ordinamento previdenziale nel 1969, fu l’approssimarsi all’età pensionabile di colore che avevano vissuto e prodotto reddito, tra le due guerre e quindi non avevano accumulato risorse e contribuzione, tali per condurre una vita decorosa.

Allora fu istituito il patto sociale di solidarietà, dove le nuove generazioni soccorrevano quelle passate, ma a condizione di un cambio generazionale. Ma ora quelle condizioni non sono più auspicabili, le generazioni precedenti si presentano in numero maggiore di quelle future e quest’ultime non sono in grado di produrre un reddito sufficiente per il mantenimento delle altre. Purtroppo, però, di questa visione di insieme i giovani non ne hanno la percezione. Troppo impegnati nel vivere la loro presunta individualità all’interno del gruppo; troppo attenti a conformarsi a quell’anticonformismo imposto dagli stereotipi che si ergono a paragoni e modelli; troppo orientati a modelli che non vogliono essere conformati ma che fanno bandiera di un conformismo non dichiarato ma pavesato nella diversità. Il nostro futuro impegno è spiegare che anche noi abbiamo tentato di vivere questi ideali, che anche noi abbiamo provato a modificare il basso tenore della quotidianità, che forse qualche segno lo abbiamo impresso ed abbiamo modificato qualcosa in questa staticità; ma ci siamo accorti che non è possibile estraniare la finanza, la politica e la previdenza, dalla nostra vita, perché sono tappe che l’accompagnano. Bisogna saper accettare con serenità anche questi passaggi, avere presente che sono percorsi obbligati che bisogna intraprendere e non è certamente ignorandoli che risolveremo il problema. Il problema va riconosciuto dalle sue prime considerazioni, va compreso e non nascosto, ne va predisposta la soluzione, perché la soluzione di un problema viene sempre da lontano e non è mai una cosa che giunge immediata; la soluzione di un problema è figlia della ponderazione.

Scritto da Gino Gatto

(*) Le esposizioni riportate in questo documento hanno finalità meramente informative e non costituiscono una offerta o sollecitazione all'offerta per l'acquisto o la vendita di alcun strumento finanziario. Il documento non intende costituire la base, in tutto o in parte, di alcuna decisione di investimento, ovvero fornire valutazioni o raccomandazioni di alcun tipo, con riferimento a qualsivoglia opportunità di investimento. Ogni proiezione economica e finanziaria ed ogni stima di prezzo contenuta all'interno, ha finalità unicamente illustrativa. Ogni valutazione dovrebbe basata sulla percezione che l'investitore ha dei rischi finanziari, economici, legali, fiscali e qualunque altro rischio che sia associato alla transazione.

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