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TREVISO: LUCI SULLA CITTÀ


Giovedì 19 maggio, ore 21.00 Cinema Teatro Aurora Treviso "Luci sulla città". Treviso e il cinema a cura di Giancarlo Beltrame, Livio Fantina e Paolo Romano, edito da Marsilio, presenta Nicola De Cilia ingresso libero

a cura di Abcveneto

L'Arci di Treviso organizza giovedì 19 maggio, ore 21.00, a Treviso, Cinema Teatro Aurora, la presentazione del libro "Luci sulla città". Treviso e il cinema, a cura di Giancarlo Beltrame, Livio Fantina e Paolo Romano, edito da Marsilio. La serata, presentata da Nicola De Cilia, prevede, oltre all'intervento del curatore Livio Fantina e di alcuni relatori del volume, la proiezioni di brevi frammenti di film d'ambiente e attori trevigiani, intercalati dai commenti musicali del gruppo Bubamara.

Luci sulla città. Treviso e il cinema prosegue il progetto avviato nel 2002 dalla Regione Veneto, dedicato alla storia del cinema nelle province venete, dopo la pubblicazione della ricerca Veneto in film di Piero Zanotto, catalogo dei film girati nelle terre venete, la realizzazione del video Veneto the Ideal Set, omaggio ai maestri del cinema che nel Veneto hanno ambientato alcune delle loro opere, nonché i primi due volumi di approfondimento provinciale, dedicati a Verona e a Padova. Il volume parla del cinema di Treviso: più di un secolo di vita in cinque punti.

1. Il popolo degli ambulanti del cinema: viene dal passato ad annunciare la modernità trascinandosi tra ricchezza e miseria, capace solo di raccontare storie ma cosciente che illusione e sentimenti sono più necessari del pane.

2. Il popolo che pratica l'amore per il cinema all'interno delle grandi ville padronali sparse nella campagna; nobili a caccia di forti emozioni, che girano il mondo con il fucile e la cinepresa e che, al ritorno, si impegnano a educare la gente delle campagne ai valori del Potere.

3. Una stirpe quasi infinita di affabulatori della cronaca, intenti a reinventare e giustificare la storia. Sono loro a rendere tanto numerose le fila degli sceneggiatori, in questa terra che conserva ancora la memoria dei racconti da filò.

4. La cultura del filò genera lo stare assieme. Anche il cinema si inserisce quindi in questa nuova terra degli associazionismi: da una parte gli intellettuali che coniugano la vocazione didattica con il desiderio di fruire dei prodotti urbani, dall'altra l'antiautoritarismo giovanile, desideroso di esprimere necessità e aspirazioni in conflitto con l'immobilismo dell'ambiente.

5. Infine l'eco di quella lacerazione storica, che in pochi decenni ha trasformato e stravolto un tessuto culturale e ambientale rimasto pressoché immobile per secoli. Dal passato emergono le voci della lontananza: la grande e antica fame cantata e vissuta da Maffioli; l'ossessione della mona ciavona, che Zanzotto resuscitò dal mare felliniano; il male oscuro che cattura ogni illusione di Berto, crea la trama spaesata della coscienza offerta da Bartolini ad Antonioni, ed evapora l'esaltante profumo del sesso nella noia angosciata e nevrotica di Parise.

a cura di Abcveneto

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