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A CASA DELL’ARTISTA: INCONTRO CON SILVANA WEILLER ROMANIN JACUR


Pittrice, poeta e critca d'arte...

a cura di Alessandra Pucci - fotografie di Luccia Danesin

Lo studio di Silvana Weiller Romanin Jacur si affaccia sul giardino interno della sua casa in Prato della Valle a Padova. Una magnolia secolare sembra essere la protagonista delle sue opere più recenti, dipinte con spatolate larghe e rapide, quasi ad inseguire l'energia dei rami mossi dal vento. Davanti alla finestra, appoggiata al cavalletto, c'è l'opera appena terminata, ancora fresca di bianco titanio, che domina con le sue increspature il fondo d'un altro bianco uniforme, quello della tela. Anche la tavolozza è quasi un bassorilievo d'infiniti bianchi disseccati. Alle pareti, tanti quadri di periodi diversi, che parlano del suo cammino d'artista: pittura sognata, ma sempre essenziale, sia negli anni della ricerca figurativa, che in quelli dal '70 in poi, ritmati da un continuo reinventare lo spazio bidimensionale con una pittura materica informale. Tranquillamente assorta tra libri, foto e sculture, Silvana fuma la sua sigaretta e con voce pacata racconta del su esistere di poetessa e di pittrice: due facce della stessa medaglia. Esperienze stratificate e analizzate in un continuo rimando tra parola e colore.

Della produzione poetica e pittorica parla con semplicità <<...[...] è come respirare, un fatto naturale: scrivo e dipingo...>>. E' piacevole conversare con lei, sempre affabile e leggera, anche quando accenna ai tempi duri della II guerra mondiale, alla sua infanzia e giovinezza milanese, ai suoi genitori, amici e parenti che la incoraggiarono a coltivare i suoi talenti. Della versatilità e curiosità per l'arte è testimonianza la sua penna di critico: sul Gazzettino si leggevano i profili degli artisti emergenti o già noti che esponevano nelle numerose gallerie padovane degli anni '80.

A quel periodo risale il nostro primo incontro in una galleria di Abano, l'IMAGE 70 di Mastrogiacomo, e il suo primo scritto sulle mie opere di allora. Non sono pochi gli artisti che hanno affidato alla sua acuta visione e puntuale scrittura le proprie opere, riscoprendo attraverso la sua indagine altri aspetti della propria creatività. Nella conversazione si aprono altri scenari del vissuto: all'artista-poetessa e critico, si affiancano la narratrice e l'illustratrice di fiabe, nate per divertire e istruire i figli propri e altrui. A terra sono appoggiate decine di quadri in più file: 90x90, nero su nero, bianco su bianco, o, al massimo un rosso magenta per una serie di esplosioni di luce: durante l'estate scorsa ne ha realizzati circa 15, tutti permeati del lirismo che è la sua cifra costante. A questa visione monocroma non dà una particolare rilevanza; Silvana dice semplicemente che ci sono periodi nei quali predilige quel colore piuttosto che l'altro, tutto qui, senza implicazioni psicologiche. Certo è la sua peculiarità esprimersi con colori puri, vibranti del loro naturale pigmento.

Sul tavolo da lavoro, tra pile di libri, c'è la sua ultima raccolta di poesie, "ECO DELL'ECO", pubblicata la scorsa estate. Ce ne fa dono come sempre e con mano leggera scrive la dedica. Luccia scatta ancora una foto: è già buio, ma non tanto da togliere alla vista la luminosità delle copertine dei Gialli di cui Silvana è attenta e appassionata lettrice. Ancora un cioccolatino, una sigaretta, un bicchierino offerti dalla nostra ospite, poi un affettuoso arrivederci a presto. Così faremo.

Notizia: Della sua attività artistica si sono occupati vari critici: Diego Valeri, Mario Gorini, Salvatore Maugeri, ed altri; della sua produzione poetica, in particolare, Filippo Accrocca e Giorgio Barberi Squarotti. Le sue opere sono state esposte nelle gallerie più importanti di Padova e del territorio nazionale.
Ha pubblicato più di venti raccolte di poesie, e tradotto quelle di autori francesi e inglesi. Per la sua attività artistica e letteraria, nel 1994 le è stato consegnato il Sigillo della Città di Padova.

a cura di Alessandra Pucci - fotografie di Luccia Danesin

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