MOGLIANO VENETO: IL RITMO E IL CORPO

a cura di Abcveneto

E' con la frequentazione del laboratorio di un'amica scultrice del marmo e dei suoi corsi settimanali che Maria Cristina Barbon comincia la sua avventura di scultrice. In brevissimo tempo lavorare la creta diventa un'attività. Dice: "Non mi sono posta per lungo tempo la domanda sul perché dedicassi tutte le mie energie alla scultura senza finalizzare ciò che facevo; ...mi interessava fare e basta, come se stessi recuperando al mio vero interesse il tempo dedicato così a lungo ad altre cose che ora scoprivo essere diverse da quello che io cercavo..." Non rinnega il lavoro di architetto, anzi spera che riemerga nella realizzazione delle sue sculture, dove la ricerca di equilibrio, di armonia tra i volumi, di tensione della forma, le da finalmente la possibilità di esprimere le sue emozioni semplicemente usando un'altra materia. Realizzare un lavoro in terracotta risponde ad esigenze tecniche particolari, precise e ineludibili: questo genere di esperienza artistica è per la scultrice Maria Cristina Barbon estremamente coinvolgente proprio per le modalità di esecuzione che pretende. La scultura, infatti, per non subire traumi e rotture durante la cottura, deve essere "svuotata". Dopo la modellazione, quindi, il soggetto realizzato deve essere "ripensato", a partire dal suo interno, dalle "viscere", alla ricerca della sua vitalità interiore. E' indispensabile che tutto il lavoro sia "progettato" per calcolare masse ed equilibrio poiché l'opera che si va a realizzare non è sostenuta da una struttura interna. Se il progetto non tiene conto di questo, cominciano i guai perché il peso della creta umida provoca, durante il procedimento, crepe, rotture e crolli, come se l'opera mancasse di "forza". E' un lavoro paziente che nel suo corso si complica tanto più quanto le forme sono complesse; ecco allora la necessità di intervenire con l'aiuto di supporti esterni per sostenere, finché necessario, pose ardite. L'esperienza creativa, fatta certamente di manipolazione di masse di creta, non si esaurisce quindi quando la prima modellazione della scultura è terminata. E' proprio qui che ha inizio la fase meno percepibile, forse meno emozionalmente "ideativa", ma tecnicamente molto sofisticata e molto creativa. La scultura viene sezionata utilizzando un sottile filo di nylon. I pezzi tagliati vengono scavati all'interno per togliere quanto più materiale possibile; ciò al fine di ridurre al minimo lo spessore, per eliminare i vuoti d'aria che possono essersi formati in corso d'opera e per alleggerire l'opera. I pezzi tagliati vengono poi riattaccati e così via fino a ricomporre la scultura in un delicato lavoro di amorevoli carezze. Attenzione, pazienza, precisione e calma sono requisiti indispensabili. Entrare in questa fase del lavoro crea un rapporto intimo con la scultura. E' come rivisitare ciò che hai realizzato, appropriandotene e riscoprendo i particolari, è guardare fuori e dentro, è una sorta di innamoramento.

Nata a Treviso, Maria Cristina Barbon abita e lavora a Treviso dove ha frequentato il Liceo Artistico Statale. Nel 1980 si laurea in Architettura presso lo I.U.A.V. di Venezia. La sua prima esperienza lavorativa si è svolta nell'ambito della scuola. Vinto il concorso per l'ammissione in ruolo, ha dedicato molti anni all'insegnamento specificatamente nel campo delle materie artistiche. Ha praticato la libera professione per circa vent'anni. Dopo aver praticato la libera professione per circa vent'anni, qualche anno fa decide di chiudere lo studio di architettura per dedicarsi completamente alla scultura.

a cura di Abcveneto