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TREVISO: EGERIA; CHI ERA COSTEI?


Il manoscritto ritrovato, latinità al...femminile

a cura del centrumlatinitatis

Non è facile, nell’antichità, trovare testi scritti da donne, tanto è vero che la letteratura ufficiale non ne parla oppure ne fa menzione solo in opere dedicate agli specialisti. Questo deriva dal fatto che delle donne antiche non è stato tramandato molto, però qualche traccia è rimasta, a volte scoperta casualmente, in epoca tarda. E’ il caso della Peregrinatio Egeriae, il cui manoscritto fu ritrovato casualmente alla fine dell’’800, anonimo, privo dell’inizio e della fine; richiese molti studi e discussioni per risalire alla data di stesura e individuare il profilo dell’autrice.
Si pensa che Egeria fosse di origine spagnola, probabilmente galiziana, forse monaca o vedova. Erano queste due condizioni della donna che, come vediamo in altri esempi, avevano un loro spazio all’interno del Cristianesimo. Infatti nei primi secoli la religione cristiana non fu discriminatoria nei confronti delle donne, che venivano accolte con dignità nelle comunità dei fedeli. Ciò traspare anche dal diario di Egeria, in cui narra un pellegrinaggio in Terra santa, durato ben tre anni. Probabilmente Egeria era una patrizia, provinciale ma romana, vissuta nella seconda metà del IV sec..

Qualche studioso avanza l’ipotesi che ella abbia aderito al Cristianesimo proprio per la condizione di “parità” che la donna poteva trovare nella Chiesa del tempo; infatti nel suo racconto non manca di sottolineare come, nelle chiese, vi fossero uomini e donne, vi fossero badesse ed eremite e come lei fosse accolta con grande deferenza, cosa che non avveniva in altre comunità religiose orientali.

Il viaggio di Egeria è collocabile tra il 363 e il 384. Oggi non ci meraviglia più trovarci di fronte ad un’autrice mentre a quei tempi una voce femminile era inusuale, tanto più che anche il pubblico a cui si rivolgeva era femminile. Si tratta di un viaggio di andata e ritorno in Terra santa, quindi si inserisce nella tipologia del pellegrinaggio. Il viaggio, che durò più di tre anni e si svolse in nave fino a Costantinopoli e poi a piedi o su cavalcature o su battelli, attraversa la Palestina, l’Egitto, la Fenicia, la Mesopotamia e l’Arabia. L’autrice intende visitare tutti i luoghi di cui parlano le Sacre scritture e probabilmente viaggia in parte in comitiva in parte da sola, visto che nel diario usa il plurale nella prima parte e poi passa al singolare. Egeria prende appunti fra una tappa e l’altra del viaggio, poi li trasferisce sulla pagina, con un gusto che potremo definire giornalistico, con immediatezza, con semplicità . Ego, ut sum satis curiosa…io che sono molto curiosa, dice più volte.

La sua descrizione ha una presa visiva, la singolarità del narrare sta nell’intreccio continuo tra piano narrativo e piano descrittivo, inoltre il suo itinerario è guidato e riletto attraverso la partecipazione emotiva dell’autrice, a cui si uniscono il suo entusiasmo, la sua curiosità. Gli aspetti più significativi dell’opera di Egeria sono l’immediatezza della rappresentazione, la grande suggestione visiva del racconto, che deriva da una visione in prima persona, riprodotta nelle impressioni e nelle emozioni provate.

a cura del centrumlatinitatis

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