Quando il gallo canta: la riflessione dello psicologo
Quando il Gallo Canta, di Gianni
Ambrogio, una riflessione acuta, ironica, intelligente
di un vero maestro del nostro tempo, che ci ricorda che
il pensiero umano è sì importante, ma a
volte fallace
a cura di Abcveneto
Mi
piace scrivere di tutto e di tutti, ma soprattutto di
pittori. Si, perché anch'io sono pittore. Di quadri,
naturalmente, non di muri. Dipingere muri è più
rimunerativo oggi come lo fu ieri. L'unica differenza
sta nel fatto che ieri si dipingevano "a fresco"
con molte immagini, oggi a "tempera" e a tinta
unita. Ieri, Michelangelo, Raffaello, Tiepolo, ecc. oggi
"Maretton S.C. impresa pitture murali". Mi gratificano
dell'aggettivo "artista" ma lo scrivo con molto
pudore, dato che il termine mi incute soggezione e non
ho ancora capito se lo merito. Qualche tempo addietro
uno psicologo amico di mio figlio a sua volta studente
in psicologia all'Università di Padova ebbe ad
esaminare una nostra foto di famiglia datata "maggio
1932", anno in cui io ne compivo quattro. Gli era
stata sottoposta a visione proprio da mio figlio Marco
che aveva notato la mia espressione corruciata e quasi
sofferente in contrasto con l'aria serena degli altri
familiari, mamma, papà e persino mia sorellina
che peraltro nel suo seguente vivere rivelò malinconia
e pessimismo, a contraddire quel suo esordio esistenziale
apparentemente sereno. Per ciò che mi riguarda,
l'analisi visiva dello psicologo trasse conclusioni di
sconcertante somiglianza, con il mio carattere, deducendo
che la mia espressione rivelata incontestabilmente un'attitudine
al dramma che la mia pittura frequentemente esprime. Quella
mimica facciale lo rivelava senza ombra di dubbio. Marco
rimase sconcertato ed entusiasta di quell'analisi che
comprovava l'efficacia e attendibilità scientifica
della psicologia. A suo tempo avevo dimenticato di dirgli
che quella foto fu scattata qualche secondo dopo che papà
mi aveva inavvertitamente provocato una piccola ustione
al mignolo destro con la sigaretta che subito dopo avrebbe
spenta sul posacenere. E' perciò che lo psicologo
non poté intuire che nella mia pur drammatica espressione
artistica, ci sarebbe stato quel pizzico d'ironia che
l'espressione di quell'istantanea non poteva sottintendere.
a cura di Abcveneto