Roncade: La via Annia e le sue infrastrutture".
Il giorno 10 ottobre avrà
luogo presso il Complesso degli Armeni nella bella Tenuta
di Ca' Tron-Roncade (TV), proprietà della Fondazione
Cassamarca, la presentazione degli Atti delle Giornate
di Studio dedicate a "La via Annia e le sue infrastrutture".
a cura di Abcveneto
Al volume, curato da Maria Stella Busana e da Francesca
Ghedini, hanno contribuito ben 32 studiosi: esso intende
fare il punto sui risultati conseguiti nell'ambito del
progetto di ricerca interdisciplinare, promosso e finanziato
da Fondazione Cassamarca, che un'équipe di studiosi
afferenti all'Università di Padova coordinati da
Francesca Ghedini sta conducendo dal 2000 nella stessa
Tenuta di Ca'Tron e in particolare lungo il percorso della
via Annia (la strada consolare romana realizzata verso
la metà del II sec.a.C. e diretta alla colonia
latina di Aquileia (181 a.C.), che attraversa il settore
sudorientale della Tenuta).
Inoltre, il libro si configura come un importante momento
di confronto, inserendo quei risultati specifici nell'ambito
del quadro ambientale, storico e topografico generale
dell'arco nord-adriatico: a questo scopo raccoglie anche
contributi relativi alle tematiche storico-archeologiche
generali affrontate dal progetto e alle principali indagini
che in anni recenti hanno interessato la via Annia nel
tratto compreso tra Altino e Aquileia.
Il volume si apre con due interventi mirati ad inquadrare
storicamente il territorio e il percorso stradale (Gino
Bandelli - Università di Trieste; Giovanna Cresci
Marrone - Università di Venezia); a questa premessa
storica fa seguito la presentazione dei risultati delle
indagini archeologiche condotte lungo la via Annia all'interno
della Tenuta di Ca'Tron dall'Università di Padova:
la strategia di scavo (Paolo Michelini - società
P.e t.r.a. di Padova), la strada -anzi le strade- e i
loro ponti, nei loro aspetti storici, topografici e tecnici
(Patrizia Basso, Jacopo Bonetto, Maria Stella Busana -
Università di Padova), nonché le analisi
delle palificazioni e dei resti lignei emersi (Nicoletta
Martinelli - società Dendrodata di Verona); chiude
la sezione dedicata alle indagini di Ca'Tron un aggiornamento
del quadro ambientale dell'area attraversata dalla strada
romana, basato sui dati acquisiti dalle più recenti
indagini di carattere geologico e geofisico (Aldino Bondesan,
Ermanno Finzi, Alessandro Fontana, Roberto Francese, Sara
Magri, Paolo Mozzi, Sandra Primon, Luciana Vettore, Cristina
Zamboni - Università di Padova), nonché
palinologico (Antonella Miola, Gianna Valentini). A questa
sezione segue la presentazione dei risultati delle indagini
condotte in questi anni lungo il percorso della via Annia,
tra Altino e Aquileia: nell'area di Altino (Margherita
Tirelli, Flavio Cafiero - Soprintendenza per i Beni Archeologici
del Veneto), tra il Sile e il Meolo (Luigi Fozzati, Italo
Bettinardi, Rossella Cester - Soprintendenza per i Beni
Archeologici del Veneto, Nucleo Nausicaa), tra Altino
e Concordia (Elena Pettenò, Pierangela Croce Da
Villa, Vincenzo Gobbo - Soprintendenza per i Beni Archeologici
del Veneto), ed infine nel territorio di Aquileia (Paola
Maggi, Flaviana Oriolo - Università di Trieste).
Al fine di meglio inquadrare i risultati delle ricerche
presentate vengono poi affrontati in termini generali
gli aspetti tecnici delle strade (Kelly Cerchiaro - Università
di Padova) e dei ponti (Vittorio Galliazzo - Università
di Venezia) di età romana in contesti di pianura.
A chiusura, nell'ottica di una valorizzazione dell'area,
vengono presentati due progetti - già in fase di
attuazione- volti alla "musealizzazione" di
percorsi antichi, ossia la via Appia (Lorenzo Quilici
- Università di Bologna) ed una strada santuariale
sull'Acropoli di Populonia (Daniele Manacorda - Università
di Roma 3).
Il volume, pubblicato nel dicembre 2004 dalla casa editrice
Grafiche Antiga di Cornuda (Treviso), è stato finanziato
dalla Fondazione Cassamarca.
BREVI CENNI AL PROGETTO DI INDAGINE NELLA TENUTA DI CA'TRON
(Fondazione Cassamarca - Università degli Studi
di Padova)
Il Progetto di indagine ambientale e storico-archeologica
nella Tenuta di Ca'Tron, una grande azienda agricola (circa
1100 h) situata tra i comuni di Roncade (Tv) e di Meolo
(Ve), così denominata dalla nobile famiglia veneziana
che ne venne in possesso agli inizi del Seicento e la
mantenne fino agli inizi dell'Ottocento, si pone come
obiettivi di ricostruire la "storia totale",
dall'antichità ai giorni nostri, di un settore
della pianura veneta che riveste un rilevante interesse
geografico e archeologico, data anche la sua vicinanza
all'antico centro di Altino, e di valorizzare in chiave
culturale il territorio, facendo conoscere le potenzialità
paesaggistiche e storiche di questa terra molto bella,
conquistata definitivamente alla palude solo negli anni
'30-40 del Novecento; il Progetto Ca'Tron persegue inoltre
obiettivi formativi, coinvolgendo gli studenti dell'Università
in tutte le fasi della ricerca e assumendo la funzione
istituzionale di "laboratorio per la didattica assistita".
Promossa e finanziata dalla Fondazione Cassamarca (attualmente
proprietaria della Tenuta), la ricerca è condotta
da un'équipe di studiosi dell'Università
di Padova (coordinati dal prof. Elena Francesca Ghedini),
presente con diversi Dipartimenti, per il carattere interdisciplinare
della ricerca, che vede insieme archeologi, geomorfologi,
fotointerpreti, geofisici, paleobotanici.
Il Progetto, avviato nel 2000, ha previsto innanzi tutto
un'approfondita indagine geomorfologica del territorio
(attraverso fotointerpretazione, analisi cartografica
e del terreno, carotaggi), una prima serie di indagini
geofisiche, una revisione delle fonti letterarie, epigrafiche
e archeologiche note, nonché l'analisi della cartografia
storica, che ha consentito di evidenziare le trasformazioni
ambientali, agricole e insediative dell'area fino ad oggi.
Una sintesi dei risultati di questa prima fase della ricerca
è stata pubblicata nel volume La Tenuta di Ca'Tron.
Ambiente e storia nella terra dei Dogi, a cura di Francesca
Ghedini, Aldino Bondesan e Maria Stella Busana, Verona
(Casa Editrice Cierre) 2002.
Con il 2001 si è aperta una nuova fase del Progetto,
che ha visto l'avvio delle indagini archeologiche vere
e proprie, le prime condotte nell'area della Tenuta, interessando
soprattutto la via Annia, la strada consolare diretta
ad Aquileia realizzata verso la metà del II sec.a.C.
Nel lavoro sul campo, gli archeologi dell'équipe
dell'Università di Padova (Maria Stella Busana,
Patrizia Basso, Jacopo Bonetto) sono stati coadiuvati
dalla società P.eT.R.A. di Padova e da gruppi di
studenti (laureandi e specializzandi) afferenti alle Università
di Padova e di Verona: presenza che ha configurato l'intervento
anche come scavo-scuola, registrando un grande interesse
e apprezzamento nell'ambito studentesco, ma anche tra
i docenti dei rispettivi Atenei, molti dei quali hanno
visitato gli scavi.
I risultati di tali indagini, che sono giunte nel 2004
alla loro quarta campagna, fornendo dati entusiasmanti
sugli aspetti storici, topografici e tecnici dell'asse
costiero di collegamento territoriale, grazie anche allo
stringente dialogo con altre discipline (geomorfologia,
palinologia, dendrocronologia), sono illustrati nel volume
che raccoglie gli Atti delle Giornate di Studio dedicate
al tema "La via Annia e le sue infrastrutture"
(Grafiche Antiga, Cornuda - 2004)
Maria Stella Busana
Responsabile scientifico: Francesca Ghedini
Coordinamento archeologia: Maria Stella Busana, Patrizia
Basso, Jacopo Bonetto
Coordinamento geomorfologia e telerilevamento: Aldino
Bondesan, Paolo Mozzi
Coordinamento geofisica: Ermanno Finzi, Roberto Francese
Coordinamento palinologia: Antonella Miola
Responsabile del cantiere di scavo: Paolo Michelini (Petra
s.c.r.l., Padova)
Per informazioni: stella.busana@tin.it
La via Annia e le sue infrastrutture nella tenuta di
Ca'Tron: storia, tecnica, percorso
Le indagini archeologiche condotte nell'area della Tenuta
di Ca'Tron hanno interessato soprattutto la via Annia,
fornendo elementi utili a tracciare la storia di questo
percorso paracostiero e -indirettamente- del Veneto orientale.
L'importante arteria stradale venne probabilmente realizzata
-tra Aquileia e un capolinea meridionale per ora di dubbia
determinazione (forse Bologna, Adria o Rimini)- nel 153
a.C. da parte del console Tito Annio Lusco: una strada
quindi che giocò un ruolo fondamentale nel processo
di romanizzazione della nostra regione. Probabilmente
già a partire dalla metà del I sec. a.C.
il tratto dell'Annia tra Padova e Aquileia divenne parte
dell'importante collegamento tra Milano e Aquileia (per
Brescia, Verona, Vicenza, Padova), come ribadito nel III
e IV sec. dalle fonti itinerarie, mentre la sua rilevanza
militare e strategica è per quell'epoca documentata
dai numerosi cippi miliari rinvenuti lungo il suo percorso,
alcuni con funzione propagandistica, altri a seguito di
veri restauri.
Dopo aver verificato che all'interno della Tenuta di Ca'Tron
la via Annia si divideva in due percorsi, uno esterno
e uno interno, la scoperta più rilevante è
stata che il percorso prossimo alla laguna ripercorreva
un asse territoriale preromano, risalente almeno all'età
del Bronzo Finale (XIII-X sec.a.C.) e mantenuto in uso
anche nella prima età del Ferro (IX-V sec. a.C.):
ad attestarlo sono state le analisi radiometriche al Carbonio
14 effettuate su due elementi lignei di un ponte mediante
il quale la strada superava un corso d'acqua ora estinto.
Quando i Romani decisero di ridisegnare l'assetto viario
dell'Italia settentrionale (verso la metà del II
sec. a.C.) probabilmente restaurarono tale percorso, come
suggerisce la misura della carreggiata pari esattamente
a 70 piedi romani (20,70 m); quest'ultima, fiancheggiata
da due fossati, venne realizzata in terra battuta, mantenendola
alla stessa quota della campagna circostante. In seguito,
probabilmente nella seconda metà del I sec. a.C.,
si verificò un innalzamento della laguna, che sommerse
la strada e il ponte ligneo con una coltre di fanghi ricchi
di conchiglie tipiche di acqua salmastra. In questa fase
potrebbe essere stato realizzato il percorso interno,
probabilmente nell'ambito di una ristrutturazione generale
del tracciato, che comportò l'adozione di soluzioni
tecniche ben più sicure e solide. La nuova sede
stradale, che misurava 17 m ed era fiancheggiata da ampi
fossati, larghi 9 m e profondi 1,50 m, venne leggermente
rialzata mediante un terrapieno argilloso, per metterla
al riparo da possibili esondazioni fluviali e lagunari.
Il manto stradale fu realizzato in ciottoli e ghiaia,
oggi quasi completamente dispersi dalle arature, secondo
una tecnica costruttiva caratteristica delle strade romane
dell'Italia settentrionale all'esterno delle città.
Con una tecnica accurata venne realizzato anche il ponticello
a servizio di questo nuovo tracciato interno della via
Annia. Gli indizi finora raccolti fanno ritenere che presentasse
un'unica campata ad arco con luce di circa 2 m e una larghezza
di 4-5 m; della struttura, realizzata in laterizi e pietra,
si conserva in modo eccezionale la fitta palificata di
sottofondazione (costituita da oltre 560 pali di rovere),
secondo la tipica tecnica di consolidamento dei terreni
instabili perpetuatasi dall'età antica fino ad
epoca medievale-moderna. A monte del ponte era stato inoltre
predisposto un guado pavimentato in ciottoli, probabilmente
riservato soprattutto ai mezzi più pesanti. La
sequenza stratigrafica, i reperti e le analisi radiometriche
al Carbonio 14 hanno consentito di ricostruire le fasi
salienti della vita del ponte e della via Annia. La seconda
metà del I sec. a.C., epoca della costruzione del
manufatto, segnò l'avvio di un'intensa frequentazione
della strada, che si protrasse fino agli inizi del II
sec. d.C. In questo momento è da collocare il crollo
del manufatto, a cui fece però immediatamente seguito
-data l'importanza del percorso- un rilevante ampliamento
del guado a monte e la predisposizione di un ulteriore
guado a valle, mentre il ponte non venne ricostruito.
I materiali rinvenuti nei nuovi livelli (ceramica, vetri
e monete) risalgono soprattutto al IV sec. d.C, confermandolo
quale periodo di particolare vitalità della strada.
Dopo questa nuova fase di intensa frequentazione, per
quasi cinque secoli mancano indizi archeologici che attestino
l'utilizzo del percorso stradale: un silenzio che suggerisce
una profonda crisi del territorio. Bisognerà aspettare
addirittura il X secolo perché venga nuovamente
ripristinata una passerella lignea, che venne restaurata
ancora nel XIII secolo dopo un incendio; infine, alcuni
frammenti di maiolica arcaica e di ceramica invetriata
databili al XIV-XV secolo costituiscono le tracce più
recenti emerse in corrispondenza del passaggio sul piccolo
corso d'acqua, oramai completamente occluso da fanghi
argillosi: un passaggio a servizio di una strada divenuta
un percorso locale, ma la cui importanza è confermata
dal fatto che essa risulta ancora rappresentata nella
mappa della Tenuta di Ca'Tron fatta redigere da Francesco
Tron nel 1613.
Insieme ai percorsi stradali l'indagine di scavo ha interessato
anche un edificio rustico romano che sorgeva presso il
corso d'acqua, a meno di un chilometro dal tracciato interno
della via Annia. E' così emersa una costruzione
di ampie dimensioni, costituita da un unico ambiente di
forma rettangolare allungato in senso N-S (33 x 10 m)
e privo di muri di chiusura sui lati corti. I dati di
scavo, i confronti tipologici e specifiche analisi chimiche
effettuate sul terreno hanno consentito di interpretare
l'edificio come stalla o, più probabilmente, ovile,
avvalorando con dati archeologici il ruolo svolto dall'allevamento
nell'economia altinate di età romana, già
ampiamente documentato dalle fonti letterarie ed epigrafiche.
Nell'area dell'edificio sono state inoltre riconosciute
alcune fosse circolari, che hanno restituito lame in selce
riferibili probabilmente al neolitico antico: un'altra
importante scoperta, che alza di millenni la presenza
stabile dell'uomo nella porzione di territorio immediatamente
a est del Sile e del centro di Altino.
Si apre ora una nuova frontiera per l'indagine nell'area
di Ca'Tron. In collaborazione con l'Istituto per le Tecnologie
Applicate ai Beni Culturali del CNR (Roma) e grazie a
finanziamenti europei (Interreg III Adriatico Transfrontaliero)
ha preso avvio un progetto di ricostruzione "virtuale"
del paesaggio antico mediante il ricorso alle tecnologie
informatiche più avanzate, rigorosamente basata
sui dati emersi dalla ricerca. L'auspicio è la
futura creazione di un "museo virtuale" del
territorio attraverso la realizzazione di software utilizzabili
su semplici PC e non più solo su costose workstation
grafiche, utile sia per fini scientifici che per scopi
didattici e divulgativi. La stimolante avventura è
solo all'inizio.
Maria Stella Busana
a cura di Abcveneto