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Treviso: danze d'Oriente a due passi da casa nostra


Due ragazze trevigiane ci parlano della danza araba, praticata a Treviso e Conegliano con grande successo di pubblico e di partecipazione, per ricordarci che il mondo è ricco e vario e sempre interessante in tutte le sue molteplici forme e culture.

di Vanna Antiga

ABCVENETO: Può sembrare facile apprendere e praticare la danza araba: qualche movimento di bacino, semplici "otto", piccoli passi ripetuti, uso di veli colorati che si librano nell'aria creando svariate forme. Può sembrare facile, ma non lo è affatto. Superata la fase della "principiante", alla futura danzatrice si apre, passo dopo passo, un mondo affascinante, ma per nulla semplice. Per comprendere meglio questa danza, ho rivolto alcune domande a due ballerine trevigiane, Silvia e Lorena, che stanno facendo della danza araba un vero motivo di vita.

Silvia Ruffin inizia i primi corsi di danza orientale nel 1986, perfezionandosi poi con i migliori Maestri di fama internazionale. Dal 1998 si dedica all'insegnamento di questa disciplina. Nel 2000 fonda il gruppo di danza Raks Sharki , il primo gruppo di danza araba a Treviso. Nel 2004 elabora lo spettacolo "Souvenir d'Oriente", che porterà sul palcoscenico presso il Teatro Aurora di Treviso nell'ottobre dello stesso anno. Parallelamente a queste attività, organizza numerosi seminari finalizzati alla diffusione di questa danza.

Lorena Piaia inizia a frequentare i corsi di danza orientale tenuti da Silvia Ruffin nel marzo del 1999, presso l'ARCI di Treviso. Nel 2001 inizia ad insegnare questa disciplina. Dal 2000 fa parte del gruppo di danza Raks Sharki e nel 2004 partecipa allo spettacolo "Souvenir d'Oriente" con il gruppo.
Attualmente insegna presso la palestra Life Club di Conegliano Veneto.

ABCVENETO: Potete spiegare quali sono le caratteristiche essenziali della danza araba?

Silvia: Questa danza si può suddividere in tre stili fondamentali: la danza popolare, lo stile beledy e, infine, lo stile sharki. La danza popolare trasmette allegria e gioia di vivere. Porta con sé un senso di condivisione e di calore, tipico delle feste e ricorrenze popolari. Lo stile beledy nasce tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, quando molte popolazioni rurali si trasferiscono in grandi città come Il Cairo. Questa è una danza molto introspettiva, malinconica, influenzata dalla musica occidentale dell'epoca come il rithm & blues e il jazz. I movimenti sono molto più contenuti e l'uso dello spazio per danzare è limitato, al contrario della danza popolare. Infine c'è lo stile sharki, il più raffinato, che vede anche l'introduzione del velo negli anni '40, ad opera di Samia Gamal. La danza subisce anche influenze della danza classica occidentale, grazie alle coreografe russe che in quel periodo lavoravano al "Casino Opera" del Cairo. La danzatrice si "stacca" dal terreno, danza sulle mezze punte: c'è insomma un'elevazione verso ciò che è spirituale.

Lorena: E' una danza che ha notevoli benefici, sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico. I movimenti melodici come gli 8, le rotazioni, i cammelli, sciolgono le tensioni della colonna vertebrale, mantenendo "giovani" le articolazioni. E' un vero e proprio massaggio per gli organi interni, ed è quindi consigliata per chi soffre di disturbi femminili periodici; è inoltre indicata come ginnastica preparatoria al parto. Migliora anche la circolazione sanguigna e favorisce una corretta respirazione. Va da sè che ci sia anche un riscontro positivo dal punto di vista psicologico. La possibilità di lasciarsi andare al ritmo della musica con movimenti fluidi, e di porre la concentrazione su diverse parti del proprio corpo, provoca una riscoperta del corpo stesso e della propria femminilità. C'è, insomma, una diversa percezione di sé, sicuramente positiva. E' proprio una danza adatta a tutte le donne.

ABCVENETO: Circolano tuttavia svariati pregiudizi su questa danza. In che cosa consistono principalmente?

Silvia: I pregiudizi fanno parte di un retaggio storico che getta le sue radici nel periodo del colonialismo occidentale. Gli scrittori, gli avventurieri etc. hanno dato un'immagine "sporca" della danza orientale. Alcuni hanno descritto minuziosamente gli harem pur non avendoli mai visti. Anche alcuni quadri, come il "Bagno turco" di Ingres (1862), ritraggono odalische in atteggiamenti lascivi. La danzatrice, nell'immaginario maschile, è colei che seduce per eccellenza e, vestita di soli sette veli, se li toglierà uno alla volta per compiacere il suo uomo. Abituati a danze europee dove l'unico contatto era quello delle mani, la vista di donne che danzavano facendo vibrare i fianchi deve aver provocato negli occidentali un grande turbamento. Le loro fantasie erotiche hanno contribuito ad arricchire i loro scritti di particolari non veri.

Lorena: I pregiudizi non sono solo dal punto di vista degli occidentali. Nei paesi arabi la danza è considerata come un'esibizione di sé, e questo non è visto di buon occhio. La danza è spesso praticata da ragazze povere che devono contribuire ai bisogni della famiglia. Spesso lavorano in locali ambigui o nei villaggi turistici, dove si danza per compiacere un pubblico maschile o dove si deve mantenere la fama di "danza di seduzione" per attirare il turista occidentale. In questo modo si perde completamente di vista la vera essenza di questa danza, che è nata come rituale sacro di fertilità, la celebrazione del legame della donna con la terra. E' una danza ancestrale, ricca di simboli sacri (cerchi, otto, disegni geometrici "danzati").

ABCVENETO: Quali difficoltà avete riscontrato nella sua diffusione?

Silvia: Non c'è una particolare difficoltà nella diffusione di questa danza, anzi, è talmente diffusa da essere ormai diventata una moda. Forse è proprio questo l'aspetto negativo: ci si aspetta di imparare tutto subito, e se ciò non accade si molla subito l'osso. Questa danza è comunque una disciplina, che si impara un pò alla volta, talora anche con un po' di fatica.

Lorena: Non è nella diffusione che ci sono difficoltà, ma nel far capire alle persone che, trattando la danza con superficialità, non si arriva a nulla. Ci sono corsi dove si insegna subito a danzare, mandando ragazze impreparate a fare spettacoli approfittando, fin che si può, della moda. Ma facendo così si crea un'immagine sbagliata di questa danza, che richiede un periodo un po' più lungo di qualche mese per essere praticata!

ABCVENETO: Come e quando è nato il vostro interesse per questa danza?

Silvia: Il mio è stato un approccio casuale e la parola chiave è stata "danza". Mi è stato proposto di frequentare un corso di danza orientale proprio per la mia passione per la danza in generale ed è stato un colpo di fulmine. Ero molto giovane e questa danza non era diffusa come ora. Per perfezionare l'arte dovevo andare a Milano o a Padova, ed è stato un sacrificio che ha comunque dato i suoi frutti. Nel 1999 ho iniziato ad insegnare presso l'ARCI di Treviso e solo un anno dopo avevo già dato vita al gruppo Raks Sharki, il primo a Treviso.

Lorena: L'interesse per questa danza è nata per caso. Mi sono iscritta ad un corso di Silvia all'ARCI di Treviso dopo aver letto un articolo che parlava dei benefici di questa danza sul fisico e sulla psiche. Ne sono rimasta subito affascinata. E' stata una scoperta che mi ha cambiato l'esistenza, tanto da farmi diventare insegnante di questa disciplina. E poi Silvia è una vera trascinatrice!!!! Alcune di noi seguaci sono diventate insegnanti. All'Arci di Treviso insegnano Maria Rossi, Elisabetta Michielan e Cinzia Bonato. Io invece insegno nella palestra Life Club di Conegliano Veneto e seguo due corsi: principianti e intermedi.

ABCVENETO: Quali sono state finora le vostre uscite pubbliche?

Lorena: Con il gruppo Raks Sharki abbiamo danzato in numerosi eventi pubblici anche fuori della provincia di Treviso, ma l'esperienza che ci ha dato maggiore soddisfazione è sicuramente lo spettacolo teatrale "Souvenir d'Oriente", messo in scena nell'ottobre del 2004 presso il Teatro Aurora di Treviso. E' stata un'esperienza di gruppo molto costruttiva, emozionante. Ci siamo occupate di tutto, anche delle scenografie. E sono state due serate di tutto esaurito!

ABCVENETO: L'ultima domanda la rivolgo a Silvia: dopo tutti questi anni di passione e di dedizione per questa danza, che idea ne hai tratto?

Silvia: "Attraverso le danze orientali si ritrova il proprio centro vitale, il ventre. E' l'inizio di un lungo percorso in cui la mente razionale impara gradualmente a lasciar spazio al dialogo tra corpo e anima, ritrovando l'energia ancestrale, insita in ogni donna. L'espressione della femminilità viene concepita come sacralità dell' Essere donna, fonte di vita e non come puro esibizionismo esteriore ed estetico. Il corpo è il tempio ed il mezzo di comunicazione tra l'anima e il mondo".

di Vanna Antiga

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