Quando
il gallo canta: permette, Rubens o Botero?
Tanto per continuare la tematica
balneare.
di Gianni Ambrogio
Sotto il sole al riparo di un ombrellone non sempre
si legge o si pensa, più spesso si guarda. Se,
come qualcuno crede, la perfezione della natura si esprime
attraverso il corpo umano, è proprio l'umano che
attrae maggiormente la nostra attenzione. Per un momento
ho immaginato Rubens sulle nostre spiagge meravigliato
dell'odierna concupiscente ammirazione per fanciulle di
trasparente bellezza intente a sculettare
natichette a digiuno. Probabilmente
gli verrebbe voglia di fare la conta per dedurre quanti
fondo-schiena attuali ci vorrebbero per confezionarne
uno come quelli delle sue famose giunonico-bulimiche bellezze.
Il suo senso estetico avrebbe oggi tutta la nostra disapprovazione.
Ma come al solito, per avvalorare le contraddizioni delle
estetiche nel tempo, immaginiamoci l'arrivo del pittore
contemporaneo Botero abituato ad enfatizzare e gonfiare
il mondo circostante, in piena sintonia con le donne del
Rubens ma in logico contrasto con gli altri elementi del
contesto così normolinei e addirittura esterrefatto
dalla ridondanza di alcuni termini quali ombrellone,
in verità per lui così filiforme tanto da
considerarlo probabilmente ombrellino. Certo
che a noi un suo torello dipinto verrebbe da chiamarlo
torrone.
di Gianni Ambrogio