Editoriale n. 29: La filanda di Campocroce con
la rassegna teatrale "Per Filo e per Segno"
fa vera cultura popolare e non solo
Mille Persone alla rassegna teatrale
"Per Filo e per Segno", svoltasi sabato e domenica,
ultimo fine settimana di luglio. "Per Filo e per
Segno" non è una semplice rassegna, ma uno
splendido esempio di creatività umana, di ingegno,
di poesia, di cultura popolare nel senso alto e nobile
del termine che fa riflettere sul modo di divertirsi e
cosa rischiamo di perdere oggi, senza questi spettacoli.
Di Federico De Nardi
Arriviamo prima di sera, all'ex filanda Motta di Campocroce
di Mogliano Veneto, la vecchia filanda, tutta di pietre
rosse, di cortili ghiaiosi che hanno visto passare tante
filandiere oggi è di nuovo abitata, ma questa volta
non è una schiera di donne del passato con tanti
pensieri e tante preoccupazioni in testa, bensì famiglie
moderne, donne e uomini, bambini, nonni e nonne che hanno
scelto di rinunciare alla spiaggia per trascorre una giornata
in un luogo suggestivo e storico qual è la Filanda,
luogo di fatica e sudore, ma anche di rispetto, di orgoglio
del ricordo. Il motivo di questa folla, quasi un migliaio
di persone in due giorni che la filanda ha accolto senza
che ci si sentisse stretti o troppi, tanto è grande,
nasce dalla curiosità e interesse di assistere ad
una rassegna teatrale chamata "Per Filo e per Segno"
che non è una semplice rassegna, ma un festival,
una conciliazione con tempi più umani del vivere,
del sognare, del gioire di cose vere e genuine. La Filanda
si è trasformata così in un luogo magico,
sospeso tra il mondo delle fiabe e dei burattini e quello
dissacrante
e spesso irreale di una certa realtà che ci propinano
certi mezzi di comunicazione, perarltro, davanti a "Filo
Per segno" ci si rende conto dell'assurdità
di certa televisione che si gloria di essere ormai unica
intrattenitrice della specie umana. Lo spettacolo che ci
ha accolto appena arrivati, accecati dal sole e dal caldo
è stato "La bella addormentata" di Chaicovsky,
idealmente rappresentata da un teatrino d'ombre della durata
di una ventina di minuti, senza un solo momento di noia
e di disattenzione, che ci ha lasciato dentro un senso di
gioia muta, di speranza, di bellezza per aver assistito
ad uno spettacolo che è cosa rara. Usciti dalla bella
addormentata, ecco allora che sul prato della Filanda sono
comparsi personaggi fantastici rappresentati dai giovani
aspiranti attori dell'associazione culturale "Attore.
si nasce?" che hanno rappresentato "Narrando l'acqua",
uno spettacolo dedicato a Renzo Franzin (fondatore del Centro
Internazionale "Civiltà dell'acqua"), per
la regia di Elenora Fuser. Da un mondo fantastico e immaginario
hanno preso vita "La Sirenetta", il mitico Cola
pesce, mostri marini, cortei di ninfe, fate e dee marine
che hanno difeso con la vita l'acqua, elemento vitale, eppure
sfruttato, inquinato e devastato. Favole per grandi e piccini,
storie per augurare la buonanotte e per continuare a sognare.
Come ha detto in "Fiabole" Anna Mecci (tra le
protagoniste del programma televisivo "Avanzi").
L'attrice comica si è presentata sul palcoscenico
con un'enorme zucca che, però, non si è mai
trasformata in carrozza così come accade nella favola
di "Cenerentola": "Raccontare le fiabe è
un'arte: l'abilità sta proprio nel saperle narrare.
Le novelle sono un po' come le barzellette, non cercano
verità, ma vogliono regalare stupore, sorpresa e
divertimento". Eppure le favole tradizionali spesso
sono truci: "Le storie che finiscono con l'arrivo del
Principe azzurro hanno rovinato il mondo maschile e femminile.
L'ansia da prestazione maschile è derivata proprio
dal Principe azzurro: come fa un poveretto ad avere come
paragone uno che con un bacio ti risveglia? E noi donne,
invece? Costrette a sognare fin da piccole un uomo che incarna
questo benedetto principe che non arriverà mai. In
realtà, nella vita reale sono le pantofole e non
gli incantesimi a
trasformare
i principi azzurri di tutto il mondo in un ranocchio".
Spettacolo che ha colto tutti di stupore è stato
pure la maestria mimica di Veronica Gonzales, C'ERA
DUE VOLTE UN PIEDE...bravissima e bellissima attrice
argentina piena di simpatia che seduta su una poltrona nera,
in cima a una catasta di valigie colorate, ci ha deliziato
mimando storielle di buffi personaggi fittizi, creati attraverso
il movimento e il mascheramento di piedi, mani, ginocchia
in un caleidoscopio di movimenti, gesti, lazzi degni di
un grande spettacolo.
Dopo la cena, un piatto di risi e bisi, uno di pasta
e fagioli, salame e formaggi e un buon bicchier di vino
l'imbrunire ci ha colto allo spettacolo del "Il maestro
magro" con Gian Antonio Stella (voce narrante) e
Gualtiero Bertelli (voce, fisarmonica e chitarra) dall'omonimo
romanzo del giornalista e scrittore Gian Antonio Stella,
rappresentato dalla Compagnie delle Acque. Seduti tra
circa cinquecento persone siamo rimasti immersi senza
parole nel viaggio fatto di parole, immagini e cinegiornali,
canzoni del passato e raccolti attraverso la storia più
cupa ed allegra della nostra storia, in un'Italia che
nell'immediato dopoguerra tornava a vivere.
La rassegna teatrale giunta quest'anno alla sua VII edizione
è stata organizzata dall'Associazione "Attore.
si nasce?", dal Comune di Mogliano Veneto, dalla
Regione Veneto, dalla Provincia di Treviso, da "L'Aprisogni"
Compagnia di Teatro di Burattini e Figura, dall'Associazione
Culturale "Filanda Motta", dal Centro Internazionale
"Civiltà dell'Acqua".
Per concludere, di rassegne teatrali o come si vuol chiamarle,
come "Per Filo e per Segno", ce ne vorrebbero
tutti i giorni, ma nello stesso tempo "Per Filo e
per Segno", ci dimostra che c'è sempre più
attenzione in questo Veneto ricco e povero di tutto, per
quello che è il passato dei padri dei nostri padri,
che fatica o fame, gustavano la vita vera creata dalle
loro mani sapienti e da tutto ciò che di più
bello ha l'umanità, nel bene e nel male: se stessa
e il proprio ingegno.
Di Federico De Nardi
a cura di Abcveneto