nu. 29 anno terzo¬ 1 agosto 2006 mensile online gratuito
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Editoriale n. 29: La filanda di Campocroce con la rassegna teatrale "Per Filo e per Segno" fa vera cultura popolare e non solo


Mille Persone alla rassegna teatrale "Per Filo e per Segno", svoltasi sabato e domenica, ultimo fine settimana di luglio. "Per Filo e per Segno" non è una semplice rassegna, ma uno splendido esempio di creatività umana, di ingegno, di poesia, di cultura popolare nel senso alto e nobile del termine che fa riflettere sul modo di divertirsi e cosa rischiamo di perdere oggi, senza questi spettacoli.

Di Federico De Nardi

Arriviamo prima di sera, all'ex filanda Motta di Campocroce di Mogliano Veneto, la vecchia filanda, tutta di pietre rosse, di cortili ghiaiosi che hanno visto passare tante filandiere oggi è di nuovo abitata, ma questa volta non è una schiera di donne del passato con tanti pensieri e tante preoccupazioni in testa, bensì famiglie moderne, donne e uomini, bambini, nonni e nonne che hanno scelto di rinunciare alla spiaggia per trascorre una giornata in un luogo suggestivo e storico qual è la Filanda, luogo di fatica e sudore, ma anche di rispetto, di orgoglio del ricordo. Il motivo di questa folla, quasi un migliaio di persone in due giorni che la filanda ha accolto senza che ci si sentisse stretti o troppi, tanto è grande, nasce dalla curiosità e interesse di assistere ad una rassegna teatrale chamata "Per Filo e per Segno" che non è una semplice rassegna, ma un festival, una conciliazione con tempi più umani del vivere, del sognare, del gioire di cose vere e genuine. La Filanda si è trasformata così in un luogo magico, sospeso tra il mondo delle fiabe e dei burattini e quello dissacrante e spesso irreale di una certa realtà che ci propinano certi mezzi di comunicazione, perarltro, davanti a "Filo Per segno" ci si rende conto dell'assurdità di certa televisione che si gloria di essere ormai unica intrattenitrice della specie umana. Lo spettacolo che ci ha accolto appena arrivati, accecati dal sole e dal caldo è stato "La bella addormentata" di Chaicovsky, idealmente rappresentata da un teatrino d'ombre della durata di una ventina di minuti, senza un solo momento di noia e di disattenzione, che ci ha lasciato dentro un senso di gioia muta, di speranza, di bellezza per aver assistito ad uno spettacolo che è cosa rara. Usciti dalla bella addormentata, ecco allora che sul prato della Filanda sono comparsi personaggi fantastici rappresentati dai giovani aspiranti attori dell'associazione culturale "Attore. si nasce?" che hanno rappresentato "Narrando l'acqua", uno spettacolo dedicato a Renzo Franzin (fondatore del Centro Internazionale "Civiltà dell'acqua"), per la regia di Elenora Fuser. Da un mondo fantastico e immaginario hanno preso vita "La Sirenetta", il mitico Cola pesce, mostri marini, cortei di ninfe, fate e dee marine che hanno difeso con la vita l'acqua, elemento vitale, eppure sfruttato, inquinato e devastato. Favole per grandi e piccini, storie per augurare la buonanotte e per continuare a sognare. Come ha detto in "Fiabole" Anna Mecci (tra le protagoniste del programma televisivo "Avanzi"). L'attrice comica si è presentata sul palcoscenico con un'enorme zucca che, però, non si è mai trasformata in carrozza così come accade nella favola di "Cenerentola": "Raccontare le fiabe è un'arte: l'abilità sta proprio nel saperle narrare. Le novelle sono un po' come le barzellette, non cercano verità, ma vogliono regalare stupore, sorpresa e divertimento". Eppure le favole tradizionali spesso sono truci: "Le storie che finiscono con l'arrivo del Principe azzurro hanno rovinato il mondo maschile e femminile. L'ansia da prestazione maschile è derivata proprio dal Principe azzurro: come fa un poveretto ad avere come paragone uno che con un bacio ti risveglia? E noi donne, invece? Costrette a sognare fin da piccole un uomo che incarna questo benedetto principe che non arriverà mai. In realtà, nella vita reale sono le pantofole e non gli incantesimi a trasformare i principi azzurri di tutto il mondo in un ranocchio". Spettacolo che ha colto tutti di stupore è stato pure la maestria mimica di Veronica Gonzales, “C'ERA DUE VOLTE UN PIEDE”...bravissima e bellissima attrice argentina piena di simpatia che seduta su una poltrona nera, in cima a una catasta di valigie colorate, ci ha deliziato mimando storielle di buffi personaggi fittizi, creati attraverso il movimento e il mascheramento di piedi, mani, ginocchia in un caleidoscopio di movimenti, gesti, lazzi degni di un grande spettacolo.

Dopo la cena, un piatto di risi e bisi, uno di pasta e fagioli, salame e formaggi e un buon bicchier di vino l'imbrunire ci ha colto allo spettacolo del "Il maestro magro" con Gian Antonio Stella (voce narrante) e Gualtiero Bertelli (voce, fisarmonica e chitarra) dall'omonimo romanzo del giornalista e scrittore Gian Antonio Stella, rappresentato dalla Compagnie delle Acque. Seduti tra circa cinquecento persone siamo rimasti immersi senza parole nel viaggio fatto di parole, immagini e cinegiornali, canzoni del passato e raccolti attraverso la storia più cupa ed allegra della nostra storia, in un'Italia che nell'immediato dopoguerra tornava a vivere.

La rassegna teatrale giunta quest'anno alla sua VII edizione è stata organizzata dall'Associazione "Attore. si nasce?", dal Comune di Mogliano Veneto, dalla Regione Veneto, dalla Provincia di Treviso, da "L'Aprisogni" Compagnia di Teatro di Burattini e Figura, dall'Associazione Culturale "Filanda Motta", dal Centro Internazionale "Civiltà dell'Acqua".

Per concludere, di rassegne teatrali o come si vuol chiamarle, come "Per Filo e per Segno", ce ne vorrebbero tutti i giorni, ma nello stesso tempo "Per Filo e per Segno", ci dimostra che c'è sempre più attenzione in questo Veneto ricco e povero di tutto, per quello che è il passato dei padri dei nostri padri, che fatica o fame, gustavano la vita vera creata dalle loro mani sapienti e da tutto ciò che di più bello ha l'umanità, nel bene e nel male: se stessa e il proprio ingegno.

Di Federico De Nardi

 

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a cura di Abcveneto

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