nu. 29 anno terzo¬ 1 agosto 2006 mensile online gratuito
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Un viaggio negli Stati Uniti


Sono partita verso le tre e mezza del mattino, il primo di luglio 2006. Il viaggio si presentava come al solito di routine. Ormai lo faccio da circa undici anni anche piu' volte all'anno. Non sempre viaggio con la stessa compagnia , ma la KLM compagnia della regina d'Olanda, e la più usata per i miei viaggi negli Stati Uniti..

A cura di Maria Ester Nichele

La mattinata, direi la nottata, si presentava tranquilla e abbastanza fresca. La solita strada che faccio da quarant'anni per andare all'aereoporto veneziano è sempre uguale, la conosco ad occhi chiusi, quella del famoso Terraglio. Non mi piace l'auostrada perchè vi è una carovana di macchine e camion, forse a quell'ora un po' meno, ma era il primo esodo per le vacanze estive e non si puo' mai sapere dove il traffico è più frequente. Poi amo il Terraglio, per me e' come un rito questa strada millenaria ricca di ville e di poesia.

Questa volta molte cose erano cambiate, prima di Mestre, direzione Venezia, c'erano due rotonde di seguito, poco segnalate e ancora tutte da terminare e non si capiva bene dove andare. Di un cartello stradale per l'aereoporto neanche l'ombra. Andando dritti, mi sono accorta subito che entravo a Mestre, sono ritornata indietro e ho imboccato la strada giusta seguendo l'antico fiuto. Poi per farla piu' breve, andai per Favaro Veneto e anche li' dopo poco, strade interrotte e senza indicazioni stradali. Durante questo tragitto mi sentivo persa in mezzo alla campagna e nella notte silenziosa e fonda. Tutto era deserto e spento, nelle case le persone dormivano profondamente, le insegne dei negozi erano spente e il silenzio dava un aspetto sepolcrale tutto all'intorno. Correndo per la bella campagna veneziana, senza indicazioni non sapevo dove mi trovavo e ad un incrocio ho visto il laboratorio di un panettiere aperto, tre uomini impastavano il pane: era una bella vista di vita e di tempo antico. Mi sono fermata, e alla mia richiesta, ho avuto subito l'indicazione giusta. Ero arrivata ormai vicino, solo due chilometri mancavano all'arrivo in aereoporto.

Quando sono arrivata, erano oramai le quattro e venti. L'aereoporto era ancora chiuso, ma entrando dagli "arrivi" vidi che era aperto.. C'erano già molte persone nel salone, alcuni erano studenti, due numerosi gruppi che con i loro insegnanti andavano andavano negli Stati Uniti. Poi, sbrigate velocementele formalita' al controllo passeggeri, raggiunsi la dogana e mi infilai nello spazio dedicato al nostro volo in partenza per Amesterdam. Eranamo tutti in silenziosa attesa di salire sull' aereo.

Si svolse tutto con la massima puntualità e precisione, già alle cinque e mezza cominciammo a salire nell'aereo. Questo volo per Amesterdam era il primo che partiva da Tessera alle sei e dieci minuti. La sorpresa venne dopo. Tuti pronti per la partenza ,cinture allacciate, casseti chiusi, aspetta e aspetta, nessuno annuncia il ritardo e la causa. Intanto erano gia' le sette. Siceramente io pensavo a qualche bagaglio non controllato oppure qualche persona che non aveva i documenti in regola o che si era introdotta abusivamente. Non pensavo minimamente a un guasto tecnico. Poco dopo ci fecero sbarcare dicendo che c'erano delle ragioni tecniche che non potevamo partire. Poche parole, poche spiegazioni nessun chiarimento, quasi che la colpa fosse nostra,come succede con i treni. Intanto siamo sbarcatio un po' preoccupati.

Chiedo e richiedo sempre le solite risposte sibilline a denti stretti; ,in sostanza non si sa quando si parte. Intanto le persone stavano sulle sedie vicino al nostro cancello di partenza. Chi dormiva sdraiato, russando in modo poco piacevole occupando tre posti, per la verità tutte persone straniere; hi si e' buttato per terra in angoli un po' nascosti e protetti dalla scala mobile distrutto dalla stanchezza in modo molto più dignitoso ed elegante. Chi si accontentava solo di stare seduto per terra, date le poche sedie e le tante persone in attesa. Mamme con i bambini piccoli che cercavano di farli addormentare; chi invece cercava di farli mangiare con tutti cibi già confezionati. Notai che le mamme erano organizzatissime e molto ben preparate per ogni evenienza. Altri andavano a gironzolare per l'aereoporto per ingannare il tempo. L'ordine della partenza arrivo' verso le quattordici passate e alle quindici stavamo già rullando sulla pista per il decollo. Arrivammo ad Amsterdam alle diciasette. Avevamo perso tutte le coincidenza per gli Stati Uniti. Qui ho dovuto rifare i programmi per la partenza per Chicago e cosi' molte altre persone. Dei due gruppi di studenti, uno andava a Los Angeles e l'altro a Filadelfia. Ero ancora convalescente per la frattura riportata ad una caviglia e questo mi complicava la cosa, ma cominciai subito a capire cosa dovevo fare. L'aereoporto di Amesterdam lo conosco bene, ma solo per il transfer: uscivo da una parte e mi infilavo dove si parte per gli Stati Uniti. Questo e' molto semplice perche' e' tutto segnalato con le lettere alfabetiche. Qui invece c'era tutto da imparare e chiedere per rifare il chek-in . Bisogna sapere bene l'inglese, lingua per me molto difficile da parlare e sono sempre molto zoppicante nonostante i corsi fatti. Poi ci sono le emozioni: trovarsi cosi di punto in bianco a cambiare tutto il programma. Ma non mi preoccupo piu' di questo, perche' viaggiando spesso, trovo sempre delle persone disposte ad aiutarmi. Il mio vicino in aereo era un professore universitario che andava a Los Angeles per un convegno e mi disse che mi potevo abbinare a uno dei due gruppi di studenti che era accompagnato da una professoressa con vasta esperienza. Tra di me dissi: "Ecco il mio angelo, mi vede in difficoltà e corre pronto ad aiutarmi"! Cosi' ho risolto tutti i miei problemi. Siamo rimasti a dormire in hotel. La mattina dopo ci siamo imbarcati a ore diverse per le nostre destinazioni. Eravamo un po' delusi per la giornata rubata, sprecata in quel modo, dopo una alzataccia alla mattina alle tre. Per l'emozone di non essere sveglia ne io, ne gli studenti, avevamo dormito.

Mentre si saliva sull' aereo per Chicago espletate le varire formalita, mi sono accorta che mi avevano messo nella business class. Viaggiare nella business class vuol dire arrivare riposati e star bene, molto bene, sembra proprio di non aver viaggiato. Io ho avuto la fortuna di viaggiare molte volte ed e' una differenza enorme dalla classe economica. La differenza dei costi tra una classe e l'altra e' molto alta e pochissimi se lo possono permettere, tutto il trattamento nella business e' principesco. Dopo tutto non mi è dispiaciuto tanto del giorno perso. Anche gli aerei delle piu' importanti compagnie mondiali, per quanto controllati, possono avere delle avarie improvvise, e non sempre è facile prevenire e anche riparare in tutta fretta un'avaria..

 

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