Un viaggio negli Stati Uniti
Sono partita verso le tre e mezza
del mattino, il primo di luglio 2006. Il viaggio si presentava
come al solito di routine. Ormai lo faccio da circa undici
anni anche piu' volte all'anno. Non sempre viaggio con
la stessa compagnia , ma la KLM compagnia della regina
d'Olanda, e la più usata per i miei viaggi negli
Stati Uniti..
A cura di Maria
Ester Nichele
La mattinata, direi la nottata, si presentava tranquilla
e abbastanza fresca. La solita strada che faccio da quarant'anni
per andare all'aereoporto veneziano è sempre uguale,
la conosco ad occhi chiusi, quella del famoso Terraglio.
Non mi piace l'auostrada perchè vi è una
carovana di macchine e camion, forse a quell'ora un po'
meno, ma era il primo esodo per le vacanze estive e non
si puo' mai sapere dove il traffico è più
frequente. Poi amo il Terraglio, per me e' come un rito
questa strada millenaria ricca di ville e di poesia.
Questa volta molte cose erano cambiate, prima di Mestre,
direzione Venezia, c'erano due rotonde di seguito, poco
segnalate e ancora tutte da terminare e non si capiva
bene dove andare. Di un cartello stradale per l'aereoporto
neanche l'ombra. Andando dritti, mi sono accorta subito
che entravo a Mestre, sono ritornata indietro e ho imboccato
la strada giusta seguendo l'antico fiuto. Poi per farla
piu' breve, andai per Favaro Veneto e anche li' dopo poco,
strade interrotte e senza indicazioni stradali. Durante
questo tragitto mi sentivo persa in mezzo alla campagna
e nella notte silenziosa e fonda. Tutto era deserto e
spento, nelle case le persone dormivano profondamente,
le insegne dei negozi erano spente e il silenzio dava
un aspetto sepolcrale tutto all'intorno. Correndo per
la bella campagna veneziana, senza indicazioni non sapevo
dove mi trovavo e ad un incrocio ho visto il laboratorio
di un panettiere aperto, tre uomini impastavano il pane:
era una bella vista di vita e di tempo antico. Mi sono
fermata, e alla mia richiesta, ho avuto subito l'indicazione
giusta. Ero arrivata ormai vicino, solo due chilometri
mancavano all'arrivo in aereoporto.
Quando
sono arrivata, erano oramai le quattro e venti. L'aereoporto
era ancora chiuso, ma entrando dagli "arrivi"
vidi che era aperto.. C'erano già molte persone
nel salone, alcuni erano studenti, due numerosi gruppi
che con i loro insegnanti andavano andavano negli Stati
Uniti. Poi, sbrigate velocementele formalita' al controllo
passeggeri, raggiunsi la dogana e mi infilai nello spazio
dedicato al nostro volo in partenza per Amesterdam. Eranamo
tutti in silenziosa attesa di salire sull' aereo.
Si svolse tutto con la massima puntualità e precisione,
già alle cinque e mezza cominciammo a salire nell'aereo.
Questo volo per Amesterdam era il primo che partiva da
Tessera alle sei e dieci minuti. La sorpresa venne dopo.
Tuti pronti per la partenza ,cinture allacciate, casseti
chiusi, aspetta e aspetta, nessuno annuncia il ritardo
e la causa. Intanto erano gia' le sette. Siceramente io
pensavo a qualche bagaglio non controllato oppure qualche
persona che non aveva i documenti in regola o che si era
introdotta abusivamente. Non pensavo minimamente a un
guasto tecnico. Poco dopo ci fecero sbarcare dicendo che
c'erano delle ragioni tecniche che non potevamo partire.
Poche parole, poche spiegazioni nessun chiarimento, quasi
che la colpa fosse nostra,come succede con i treni. Intanto
siamo sbarcatio un po' preoccupati.
Chiedo e richiedo sempre le solite risposte sibilline
a denti stretti; ,in sostanza non si sa quando si parte.
Intanto le persone stavano sulle sedie vicino al nostro
cancello di partenza. Chi dormiva sdraiato, russando in
modo poco piacevole occupando tre posti, per la verità
tutte persone straniere; hi si e' buttato per terra in
angoli un po' nascosti e protetti dalla scala mobile distrutto
dalla stanchezza in modo molto più dignitoso ed
elegante. Chi si accontentava solo di stare seduto per
terra, date le poche sedie e le tante persone in attesa.
Mamme con i bambini piccoli che cercavano di farli addormentare;
chi invece cercava di farli mangiare con tutti cibi già
confezionati. Notai che le mamme erano organizzatissime
e molto ben preparate per ogni evenienza. Altri andavano
a gironzolare per l'aereoporto per ingannare il tempo.
L'ordine della partenza arrivo' verso le quattordici passate
e alle quindici stavamo già rullando sulla pista
per il decollo. Arrivammo ad Amsterdam alle diciasette.
Avevamo perso tutte le coincidenza per gli Stati Uniti.
Qui ho dovuto rifare i programmi per la partenza per Chicago
e cosi' molte altre persone. Dei due gruppi di studenti,
uno andava a Los Angeles e l'altro a Filadelfia. Ero ancora
convalescente per la frattura riportata ad una caviglia
e questo mi complicava la cosa, ma cominciai subito a
capire cosa dovevo fare. L'aereoporto di Amesterdam lo
conosco bene, ma solo per il transfer: uscivo da una parte
e mi infilavo dove si parte per gli Stati Uniti. Questo
e' molto semplice perche' e' tutto segnalato con le lettere
alfabetiche. Qui invece c'era tutto da imparare e chiedere
per rifare il chek-in . Bisogna sapere bene l'inglese,
lingua per me molto difficile da parlare e sono sempre
molto zoppicante nonostante i corsi fatti. Poi ci sono
le emozioni: trovarsi cosi di punto in bianco a cambiare
tutto il programma. Ma non mi preoccupo piu' di questo,
perche' viaggiando spesso, trovo sempre delle persone
disposte ad aiutarmi. Il mio vicino in aereo era un professore
universitario che andava a Los Angeles per un convegno
e mi disse che mi potevo abbinare a uno dei due gruppi
di studenti che era accompagnato da una professoressa
con vasta esperienza. Tra di me dissi: "Ecco il mio
angelo, mi vede in difficoltà e corre pronto ad
aiutarmi"! Cosi' ho risolto tutti i miei problemi.
Siamo rimasti a dormire in hotel. La mattina dopo ci siamo
imbarcati a ore diverse per le nostre destinazioni. Eravamo
un po' delusi per la giornata rubata, sprecata in quel
modo, dopo una alzataccia alla mattina alle tre. Per l'emozone
di non essere sveglia ne io, ne gli studenti, avevamo
dormito.
Mentre si saliva sull' aereo per Chicago espletate le
varire formalita, mi sono accorta che mi avevano messo
nella business class. Viaggiare nella business class vuol
dire arrivare riposati e star bene, molto bene, sembra
proprio di non aver viaggiato. Io ho avuto la fortuna
di viaggiare molte volte ed e' una differenza enorme dalla
classe economica. La differenza dei costi tra una classe
e l'altra e' molto alta e pochissimi se lo possono permettere,
tutto il trattamento nella business e' principesco. Dopo
tutto non mi è dispiaciuto tanto del giorno perso.
Anche gli aerei delle piu' importanti compagnie mondiali,
per quanto controllati, possono avere delle avarie improvvise,
e non sempre è facile prevenire e anche riparare
in tutta fretta un'avaria..
a cura di Abcveneto