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Venezia: I Terrestri di Ida Barbarigo


Venezia, Palazzo Fortuny, piano terra. 2 settembre/19 novembre 2006. Inaugurazione Venerdì 1 settembre 2006 alle ore 18, al piano terra di Palazzo Fortuny.

a cura di Abcveneto

La mostra espone circa duecento lavori della pittrice, veneziana di nascita, per lo più provenienti dal suo studio, la maggior parte dei quali realizzata tra il 2003 e il 2006 e incentrata sugli esiti ultimi della sua ricerca espressiva, dedicata, con la serie dei Terrestri, alla rappresentazione vitale dell’energia del vivere umano. L’allestimento di Daniela Ferretti è concepito per restituire il clima e la temperie dello straordinario studio-casa dell’artista: lo spazio espositivo è rimodellato in strutture poligonali e raccolte, che fittamente ospitano le tele, come in un atelier, aperto e chiuso al tempo stesso, con cui il visitatore entra in contatto anche emotivo. Dentro e fuori di queste strutture largamente dedicate ai Terrestri, trovano spazio esempi significativi dell’intenso percorso artistico di Ida Barbarigo a partire dagli anni Sessanta.

Catalogo Marsilio con testi di Giandomenico Romanelli, Jean Clair e Kosme de Barañano.

Più che una mostra, è una costruzione unitaria in cui le suggestioni si fondono. Nella serie dei Terrestri -la più recente produzione dell’artista – pare raffigurata l’intera umanità, con un posto per ognuno, senza tralasciare o dimenticare nemmeno un singolo individuo. Tele di diverse dimensioni diventano sede di un frenetico operare: qui gli “umani” entrano, si fermano, escono, senza essere veramente coscienti di ciò che accade loro, ma lasciandosi trasportare dal puro trascorrere della vita. Sono per l’appunto terrestri, “semplicemente” affaccendati nelle loro attività quotidiane, coinvolti dalla moltitudine di accadimenti ed emozioni che concorrono a costruire i percorsi esistenziali in un ininterrotto pulsare di energia. E proprio questo entrare ed uscire, questo coinvolgimento emotivo e accogliente si esprimono anche nelle originali strutture espositive, poligoni al tempo stesso chiusi e aperti, creati per costruire il percorso ideale di approccio ai Terrestri di Ida, come nel suo atelier. Accanto ai Terrestri, in un rimando formale di sorprendente coerenza, trovano spazio citazioni di momenti diversi del lungo percorso espressivo dell’artista. Se Saturno (1997), padre mitologico di tutti i terrestri, apre idealmente la mostra, dipinti importanti degli anni ’60 , da General dixi doman piovi (1964) a L’uomo di pietra (1967), dialogano e si incrociano con le produzioni più recenti. Uno spazio specifico, fuori dai poligoni con i Terrestri, è dedicato a una scelta di opere realizzate negli ultimi quarant’anni, rappresentative dei diversi esiti della sua lunga ricerca espressiva, tra cui Seggiole e tavolini (1962), Passeggiata per scommessa (1963), Passeggiata bizantina (1963). Dall’osservazione di semplici oggetti comuni - le “sedie” e i “tavolini” che spesso a Venezia si trovano nei campi e in piazza-, nascono opere caratterizzate da un intreccio armonico di linee. Il soggetto è un pretesto per potersi avvicinare a quel mondo brulicante di vita che si manifesta all’aperto, tra i tavoli e le sedie fuori dai caffè. Nelle prime opere non vi è presenza umana e solo in seguito la linea delle persone si coniugherà a quella degli oggetti. I titoli delle opere sono talvolta, come in General dixi… frasi rubate alle persone e manifestano il sottile approccio di Ida Barbarigo alla vita e alla realtà che osserva acutamente, cercando di afferrarla con sguardo ironico.

Questa attenzione alla vita - intesa come privilegio dell’essere al mondo – può celare a volte un velo di malinconia - come nelle figure solitarie sedute ai tavolini - o di angoscia, come nei Persecutori o nella serie dei Giudici o nelle Sfingi, rappresentanti di un’umanità minacciosa e manipolatrice, sapientemente tratteggiati in atmosfere cupe e stilisticamente improntate a un espressionismo essenziale.

Con i Terrestri questa vena scompare lasciando il posto a un fluire ininterrotto di energia, nel permanere dell’identità e della forza del segno.

 

INFORMAZIONI GENERALI Sede Venezia, museo Fortuny San Marco 3780 - (ingresso da Campo San Beneto)

piano terra

Inaugurazione venerdì 1 settembre 2006 Apertura al pubblico 2 settembre/19 novembre 2006

Orario 10 – 18 (biglietteria 10 –17,30); lunedì chiuso

Biglietto

Comprensivo anche della visita al primo piano del museo e alla mostra “L’Occhio di Fortuny”

Intero euro 4

Ridotto euro 2,50

Ragazzi da 6 a 14 anni; accompagnatori (max. 2) di gruppi di ragazzi; studenti* dai 15 ai 29 anni; accompagnatori (max. 2) di gruppi di studenti; cittadini U.E. ultrasessantacinquenni; personale* del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; titolari di Carta Rolling Venice gratuito residenti nel Comune di Venezia; bambini 0/5 anni; portatori di handicap con accompagnatore; guide autorizzate; interpreti turistici* che accompagnino gruppi; capigruppo (gruppi di almeno 21 persone previa prenotazione); membri I.C.O.M; possessori del museum Pass dei musei Civici Veneziani

*è richiesto un documento

info e prenotazioni www.museiciviciveneziani.it call center 0415209070 Come arrivare a Palazzo Fortuny Se arrivi a Venezia in treno nel piazzale antistante la stazione FS Venezia –

S. Lucia trovi l’imbarcadero da cui prendere i vaporetti: Linea 1, fermata Sant’Angelo o Linea 82, fermata Rialto o San Samuele

Se arrivi a Venezia in auto ...e parcheggi a Piazzale Roma vaporetti: Linea 1, fermata Sant’Angelo o Linea 82, fermata Rialto o San Samuele ...e parcheggi a Tronchetto vaporetti: Linea 82, fermata Rialto o San Samuele ...e parcheggi a Punta Sabbioni raggiungi Venezia con la Linea 1214, fermata San Zaccaria, quindi cambio con Linea 1, fermata S.Angelo ...e alloggi a Lido dall'imbarcadero di S.M. Elisabetta Linea 1, fermata Sant'Angelo, o fermata San Marco Vallaresso, e poi a piedi 10 minuti Se arrivi a Venezia in aereo dall’aereoporto raggiungi Venezia - Piazzale Roma con l'autobus Linea 5 ACTV, oppure navetta Air Terminal ATVO, quindi vaporetti: Linea 1, fermata Sant’Angelo; Linea 82, fermata Rialto o San Samuele oppure dall’aereoporto raggiungi Venezia con il servizio Alilaguna Linea Blu AEROPORTO-S.Marco, quindi dall'imbarcadero di San Zaccaria vaporetto Linea 1, fermata S. Angelo, oppure a piedi in 10 minuti

 

IDA BARBARIGO

I terrestri Venezia, Palazzo Fortuny, piano terra

2 settembre/19 novembre 2006

BIOGRAFIA

Ida Barbarigo nasce a Venezia nel 1925. Sua madre era pittrice e poetessa, suo padre il pittore Guido Cadorin. Ida continua la tradizione umanista di una famiglia in cui per secoli si sono alternati scultori, architetti, pittori, studiosi e letterati.

Giovanissima studia architettura con lo zio Brenno del Giudice, disciplina che però abbandonerà per dedicarsi interamente alla pittura. Partecipa ad alcune mostre a Venezia: tra cui quelle organizzate dalla Fondazione Bevilacqua La Masa.

Nel 1942 un suo quadro viene selezionato per un concorso di giovani artisti alla Biennale di Venezia.

Dal 1942 al 1946 frequenta i corsi dell’Accademia di Belle Arti sotto la direzione del padre. Le opere di questo periodo già contengono i temi che affronterà in seguito: le sedie, le loro imprevedibili architetture nella città e i personaggi seduti negli spazi vuoti, unici monumenti moderni nella città antica. Frequenta artisti come De Chirico, Bontempelli e de Pisis e dopo la guerra intraprende numerosi viaggi in Europa, in particolare in Svizzera e in Francia. Una presa di coscienza che segnerà fortemente la giovane artista che in questo periodo afferma di voler «disimparare a dipingere» per meglio ritrovare il suo essere intatto ed esprimere il suo personale sentire.

Nel 1949 sposa Zoran Music e inizia a soggiornare alternativamente tra Parigi e Venezia.

Nel 1955, partecipa per la prima volta al Salon de Mai, al quale sarà presente anche nel 1956, 1961, 1966, 1972 e 1980.

Tra le mostre principali si ricordano: la collettiva presso la Galerie de France a Parigi nel 1956, la personale alla Galleria Saletti a New York nel 1959 e, l’anno successivo, l’ampia personale alla Galleria d’Arte Moderna di Fiume. L’esposizione, a carattere itinerante, si sposterà poi a Lubiana e Zagabria nel 1961.

Nel 1968 vince un premio alla Biennale di Menton, mentre l’anno dopo inizia la collaborazione con la Grosvenor Gallery di Londra dove, nel 1971, allestisce una personale.

Nel 1970 René de Solier le dedica la monografia Sedie e Guardoni (Venezia, Alfieri, 1970).

Del 1972 è la retrospettiva al Musée d¹Art Moderne de la Ville de Paris, nello stesso anno viene pubblicata da Jacques Lassaigne la monografia Barbarigo («Le Musée de Poche», Paris, 1972).

Nel 1975 e 1976 allestisce due personali, rispettivamente alla Fondazione Querini Stampalia a Venezia e alla Galerie de France a Parigi.

Nel 1978 partecipa alla Biennale di Venezia.

Nel 1980 Giuseppe Mazzariol scrive la monografia Fiori e persecutori di Ida Barbarigo (New York, Patti Birch, 1980).

Nel 1982 partecipa ad una mostra organizzata alla Haus der Kunst a Monaco.

Tra il 1991 e il 1994 è impegnata con due personali rispettivamente a Ginevra e Parigi, prima di approdare nuovamente alla Biennale di Venezia nel 1995.

Tra il 1996 e il 2000 allestisce mostre personali tra Venezia, Cortina d’Ampezzo, Neuchâtel, Bologna e Bilbao.

Nel 2002 è al Museo Civico di Palazzo Te a Mantova e nel 2004 all’Istituto d’Arte Moderna di Valencia. Attualmente vive e lavora tra Parigi e Venezia.

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