Conegliano: Presentazione del libro di Alfio Centin,
"Il Teatro…se ben me ricordo", Kellermann editore
Palazzo Sarcinelli di Conegliano,
lo scorso 23 marzo. Dall'intervento del prof. Lorenzo
Morao
a cura di
Lorenzo Morao
"...Noi
del Clan Verdurin e quanti si onorano dell'amicizia di
Toni Barpi e Wanda Benedetti, abituati a vederli così
schivi e discreti, sempre gentili e sorridenti, quasi
non ci rendiamo conto di quello che in realtà sono, una
coppia eccezionale, per l'intreccio unico che sono riusciti
a realizzare tra vita e teatro tra teatro e vita: settant'anni
di teatro lui, quasi sessanta lei ed altrettanti di matrimonio.
Una vita che è stata un inno all'amore, al loro amore
ed all'amore per il teatro."
Ed il libro di Alfio Centin ne è una cronaca fedele ed
appassionata. Furono i Rusteghi a farli conoscere,
nel 1947, Compagnia Baseggio-Merlino, ed ancor oggi sono
I Rusteghi a consegnarli all'applauso degli spettatori.
Così sarà il prossimo 2 aprile al Teatro Toniolo di
Mestre, così è stato lo scorso anno all'Eden di Treviso,
dove fu decretato un autentico trionfo a Toni-Cancian
ed a Wanda-Siora Felice, consacrati 'padroni della scena
e del pubblico'. Dall'uno all'altro evento tutta una galleria
di una settantina di personaggi, fatti da loro rivivere
in più di 80 commedie, personaggi che Alfio Centin rincorre
trafelato in un continuo passaggio da una scena all'altra,
in un gioco delle parti che lascia attoniti e sbalorditi.
Quale segno ha lasciato nella psiche degli interpreti
questo alternarsi frenetico di personaggi? Non lo sapremo
mai, conclude l'autore. Wanda e Toni questi personaggi
li portano tutti dentro le loro giornate ed è proprio
grazie ad essi, che riescono ora a guardare la vita e
le cose di ogni giorno con superiore saggezza. Senza mai
dare le dimissioni dal loro essere attori, al di là del
tempo, del pubblico, dei testi, lungo una carriera che
sembra non aver mai fine.
articolo prosegue sotto
Una
carriera in cui Toni ha debuttato come comparsa nelle
Baruffe chiozzotte e Wanda con una particina di
una sola battuta nei Rusteghi e che si è subito
sviluppata di successo in successo, tanto da farli distinguere
'per stile ed autorevolezza' tra gli interpreti goldoniani.
Basta ricordare i giudizi dei critici, tutti concordi
nel cogliere l'eccellenza delle loro interpretazioni:
Toni, un piacevole, arguto e gentile Isidoro, Wanda un'asciutta,
vigorosa, petulante donna Pasqua, di grande spontaneità
e naturalezza nelle Baruffe chiozzotte; lui un Arlecchino
ameno, vivace, saltellante, simpaticissimo per festosità
e briosa impertinenza, lei una Corallina vivace, avvincente,
di grande freschezza e spontaneità nella Serva amorosa,
lui un altro Arlecchino (fu il suo cavallo di battaglia
per circa 20 anni) beffardo, burlone, cinico, dal continuo
saltellare, dalle calcolate piroette, lei una Catte di
spontaneo, effervescente e malizioso disegno nella Buona
moglie; lui un Succianespole comico, di grande sagacia
mimica, lei una Flaminia, autentica animatrice di scene
negli Innamorati; lui, un felicissimo, divertente,
lepidissimo Traccagnino, lei una seducente, vivace, naturalmente
sexy Clarice ne Il vecchio bizzarro; lui un Bastian
spassosamente ingrugnito, lei una siora Polonia, uscita
tale e quale da una calle per entrare in palcoscenico
oppure, in altra edizione, una sior'Alba splendida (ma
quando mai non lo è stata, aggiunge il critico) in Una
delle ultime sere di carnovale.
E si potrebbe continuare su questo tono per le loro interpretazioni
di personaggi del Ruzzante, l'autore ritenuto più vicino
alla loro pienezza espressiva (memorabili il Menato di
Toni o la Fiore di Wanda), di altri personaggi del teatro
veneto, classico e di repertorio ( come il cocio Serafin
in Sior Tita Paron dell'uno e la Nena nella Venexiana
dell'altra) ed infine di personaggi del teatro 'in lingua',
in cui eccelse Wanda, che recitò con tutti i più grandi
attori e registi, da Ruggero Ruggeri a Renzo Ricci a Sergio
Tofano ad Ernesto Calindri a Dario Fo, a Franco Parenti,ad
Alberto Lupo a Giorgio Albertazzi a Luigi Squarzina a
Maurizio Scaparro per citarne alcuni. E, nella loro innata
modestia, continuano a dire di non aver fatto niente!
Forse è il mestiere dell'attore che lascia quest'impressione.
Perché i testi restano e le interpretazioni passano, si
disperdono, sono provvisorie. Ci sembra vero solo in parte.
C'è una continua e stretta interazione tra personaggi
ed interpreti. Sono sempre gli attori che fanno rivivere
i testi, altrimenti muti, ma sono anche i personaggi che
fanno rivivere gli attori. E questo è quanto mai vero
per Toni e Wanda, come felicemente rileva un'ammiratrice:
'Basta che entrino in scena perché i loro occhi tornino
a brillare, i volti si distendano, il portamento si trasformi,
il movimento si faccia più sicuro, la voce diventi suadente'.
Vien da dire che in scena non hanno età. Come potrà constatare
chi avrà la fortuna di ammirarli e di applaudirli e di
toccar con mano quanto la magia del teatro e l'arte di
Toni e Wanda sono ancora in grado di regalarci..."
a cura di
Lorenzo Morao