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In hoc Signo: Il tesoro delle croci


Alla riscoperta di un simbolo antichissimo e moderno, che merita questa stupefacente Mostra storico-artistica di oreficerie, sculture, dipinti, miniature, stampe, tessuti e fotografie, dall'età paleocristiana al XX secolo fra Livenza e Tagliamento, PORDENONE, PORTOGRUARO E VENEZIA 4 aprile - 31 agosto 2006, www.inhocsigno2006.it

a cura di Sara Miriade

LA MOSTRA
Perché la croce? La croce è divenuta, nel corso dei secoli, un segno capace di attraversare religioni e culture diverse caricandosi di significati molteplici e ugualmente profondi.

"IN HOC SIGNO" si propone di offrire una panoramica inedita ed articolata sulla presenza di questo Simbolo nel territorio tra Livenza e Tagliamento, da sempre crocevia di popoli e culture.
In questo contesto geografico, si è costituito nel corso dei secoli un patrimonio (artistico) imperniato sulla croce, qualitativamente e quantitativamente ricco per valore, significati, modalità espressive e tecniche di produzione, del quale sono state selezionate oltre 200 opere, che rappresentano, in molti casi, capolavori di grande pregio storico e artistico.

Percorso Storico-Artistico
Il percorso parte da Concordia, antichissima sede vescovile, e continua attraverso le epoche longobarde e carolinge, caratterizzate da una forte simbologia sacra. Si giunge così all'alto Medioevo, durante il quale la croce viene legata alla figura del "Martire", per arrivare fino alle riletture contemporanee.

Le opere
La rassegna offre varie testimonianze della presenza del simbolo sul territorio: dai paramenti crucisignati ai reliquiari, dai calici ornati alle campane, dai libri corali miniati alle pale d'altare, dalla pubblicistica alle forme di devozione privata ed ufficiale. Una convivenza diffusa e quotidiana accanto alla quale si collocano le testimonianze di grandi scelte compiute nel segno della croce, quali i pellegrinaggi o le storiche imprese a cui parteciparono anche uomini di queste terre, come i beati Odorico da Pordenone e Marco d'Aviano.
Alle opere presentate in esposizione si affiancano i cicli di affreschi che, seguendo gli itinerari proposti, potranno essere goduti in loco assieme ad altre opere pittoriche e plastiche. Inoltre è stato pensato un percorso inedito a Venezia, strettamente legata dal punto di vista storico e culturale ai territori tra Livenza e Tagliamento.
La mostra offre quindi prospettive diverse, illustrate da documenti di straordinario splendore accolti in spazi carichi di suggestioni, a completamento della quale (ed a riprova della fertilità della tematica) sono state allestite due sezioni dedicate alle arti figurative contemporanee ed alla fotografia. articolo prosegue sotto



Riportiamo la PREFAZIONE al catalogo, a cura di Bruno Fabio Pighin, direttore della mostra

Mettere in "mostra" la croce è un'impresa ardua ed esaltante insieme. Ardua, perché si tratta di un segno di contraddizione: come può un patibolo, largamente usato dalla Roma dei Cesari, assurgere ad emblema di valori condivisi? Onestamente Paolo di Tarso dovette riconoscere che il Crocifisso era considerato uno scandalo dai giudei e una stoltezza dai pagani. Esaltante, perché la croce rappresenta il massimo delle provocazioni, di fronte alla quale è impossibile restare indifferenti. Essa ha attraversato le generazioni per millenni, lasciando impronte indelebili che nessuno oggi osa disconoscere, a meno che qualche folle non voglia trasformarsi in barbaro iconoclasta, per cancellare un simbolo senza pari nella storia, che affonda le sue radici persino nella preistoria.
La croce è un segno che affiora dalle ricerche archeologiche compiute su civiltà prospere molti secoli avanti Cristo: dalla Persia all'Egitto, dalla Grecia a Creta e a Cartagine, con significati diversi che vanno oltre quelli liturgici. Il suo simbolismo fu inteso, secondo i casi, come l' "unione dei complementari", la "risoluzione degli opposti", la "stazione divina", l' "invariabile mezzo" ed altro ancora. Poi la morte violentemente inflitta a Gesù di Nazareth riempì il suo supplizio del più forte e denso concentrato di contenuti spirituali che l'umanità conosca.
Non è necessario essere fedeli seguaci del Crocifisso per capire il suo immenso valore simbolico. Lo fa notare con acuta argomentazione la non credente Natalia Ginzburg: "Per i cristiani Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cristiani può essere semplicemente l'immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo cancella l'idea di Dio, ma conserva l'idea del prossimo..." .
Certamente sono molti i modi - non necessariamente alternativi - di guardare alla croce. Il più universale di tutti vi scorge il senso della vita e della morte, nella logica dell'uguaglianza e della solidarietà, senza discriminazioni tra ricchi e poveri o tra persone di differenti etnie, religioni e culture. Il Crocifisso continua a comunicare la forza per sostenere grandi ideali, ad alimentare l'anelito insopprimibile che ciascuno porta nel cuore di promuovere l'umanità "riscattandola dall'ingiustizia e dal male, che riempiono di dolore la storia" , nella prospettiva di una vittoria finale.

Ovviamente la croce è anche, e soprattutto, legata a una fede. È il simbolo principale della religione cristiana nelle sue varie confessioni: cattolica, nestoriana, copta, armena, ortodossa, protestante, eccetera, nel cui spazio è fatto oggetto del culto pubblico e della pietà popolare . Basti citare in proposito alcuni dei luoghi più impensati dove l'iniziativa di qualcuno ha voluto collocare il Crocifisso: dagli abissi del mare alle vette più alte della terra. Inoltre è un segno radicato nella devozione privata, essendo spesso collegato a un evento strettamente personale che incide per tutta la vita, la cui pregnanza è condensata in un oggetto portato al collo oppure appeso a una parete domestica, a perpetua memoria.
L'ottica della mostra "In Hoc Signo" considera il Crocifisso da una angolatura diversa da quelle accennate, senza tuttavia negare la ricchezza dei significati appena evocati. Intende far emergere l'aspetto culturale ricordatoci dal filosofo Benedetto Croce nel suo saggio intitolato: "Perché non possiamo non dirci cristiani", recentemente citato pure dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che disse: "La Croce non è solo il segno distintivo di un credo religioso, ma il simbolo di valori che stanno alla base della nostra identità italiana".
L'affermazione del Capo dello Stato è riferibile, con i necessari "distinguo", all'intera Europa, le cui radici cristiane sono profonde e vitali, come continua a ricordarci Papa Benedetto XVI, facendo eco a numerosi interventi effettuati in merito dal suo predecessore, Giovanni Paolo II. A dimostrazione di ciò si può portare un argomento per assurdo di assoluta forza probatoria: se si volesse cancellare la croce dalla storia, dalla letteratura e dall'arte europea, bisognerebbe distruggere gran parte della cultura del nostro Continente e privare di conseguenza la sua popolazione di un carattere essenziale della propria identità .
Nel contesto italiano ed europeo si colloca la mostra storico-artistica su "Il Tesoro delle Croci" dall'età paleocristiana al XX secolo fra Livenza e Tagliamento. La delimitazione territoriale tracciata dai due fiumi appena indicati non rappresenta una demarcazione soltanto geografica, ma si riferisce principalmente a una comunità che vanta un'origine nobile ed antica, nella quale i primi simboli delle croci emergono a partire dal secolo IV, nella colonia romana chiamata "Concordia" e nel vasto agro circostante, dove il cristianesimo depose i suoi semi già in precedenza, in comunione ecclesiale con Aquileia.
Facendo perno "In Hoc Signo", la diocesi concordiese conobbe uno sviluppo storico ininterrotto, creando progressivamente un patrimonio artistico originale, frutto di una civiltà che ha saputo attingere ispirazioni dalla propria indole culturale. La collocazione geo-politica del territorio suddetto - oggi compreso per circa un quarto nella regione Veneto e per la restante parte nella regione autonoma Friuli Venezia Giulia - ha consentito alla sua popolazione di accogliere una vasta gamma di flussi e stimolazioni, riuscendo a esprimere una sintesi della cultura veneta e friulana. Da ciò si spiega la duplicità delle sedi della mostra, integrate in un unico progetto: a Portogruaro (in provincia di Venezia) sono presentate le migliori opere sulla croce dall'età paleocristiana a quella medievale; a Pordenone sono esposte oreficerie, sculture, dipinti, miniature, stampe, eccetera, in stile gotico e nelle altre forme stilistiche utilizzate fino all'era contemporanea.

Poiché la comunità compresa tra Livenza e Tagliamento ha gradualmente intensificato i suoi rapporti civili ed ecclesiastici con Venezia, il programma della rassegna ha inteso creare un raccordo con la città lagunare per tanti aspetti unica al mondo. In essa sono segnalati degli itinerari che, snodandosi dal suo "cuore" rappresentato dalla basilica di San Marco e dagli annessi scrigni museali, collegano tra loro croci di peculiare valore storico-artistico esposte in varie chiese veneziane.
L'apertura espositiva voluta a Venezia, considerata "porta" per eccellenza verso l'Europa del Nord e soprattutto verso l'Oriente, sta a significare una vocazione propria anche della popolazione compresa nel territorio tra Livenza e Tagliamento, la quale ha saputo intessere un intreccio di relazioni spirituali e artistiche ad ampio raggio con altre nazioni, religioni e civiltà. Di ciò sono un'eloquente testimonianza due illustri figli di quella terra: il Beato Odorico da Pordenone, missionario in Cina (1314-1331 circa) sulle orme di Marco Polo, e il Beato Marco d'Aviano, impegnato con la croce in mano a salvaguardia dell'identità dell'Occidente contro la minaccia dell'invasore ottomano (Vienna 1683).
L'originalità imperniata "in Hoc Signo", pur gelosamente custodita, non è stata difesa con un atteggiamento di chiusura dalla comunità ora chiamata di Concordia-Pordenone, che anzi ha coltivato un dialogo aperto dal punto di vista ecumenico e culturale, anche in forza della valenza universale del simbolo cristiano. Su quest'onda la mostra presenta elementi importanti, come la pregevole croce in madreperla portata dalla Terrasanta a seguito di pellegrinaggi ed esemplari di prestigio fatti pervenire da aree geografiche particolarmente significative, come Roma, principale punto di riferimento della cattolicità, con il quale è stato sviluppato nei secoli un legame molto stretto.
Il "Signum Crucis", luogo privilegiato di incontro tra fede e cultura, non può essere letto solo nell'immediatezza del suo messaggio offerto dalle opere presentate, ma va colto pure nella profondità dei suoi contenuti che raggiungono un altissimo livello teologico. Di ciò si fanno carico la mostra e il presente catalogo che in alcuni ambiti espositivi fanno trasparenza su vari profili assunti dalla croce. Questa è considerata nella sua realtà atroce e infamante di supplizio, ma anche come albero della vita; è giudicata quale tributo supremo per saldare il bilancio negativo dell'umanità nei confronti di Dio, ma anche come vittoria pasquale nel trionfo dell'amore e della liberazione da ogni male; è ritenuta metafora dell'uomo divinizzato mediante la passione e morte, ma anche come luce che consente alla debolezza umana il supremo passaggio a cieli nuovi e terre nuove, nella parusia.

La cultura propria di ogni area terrestre si nutre e si sviluppa percorrendo due dimensioni: attingendo alle sue radici saldamente ancorate al passato, di cui è un riflesso eloquente la mostra su "Il Tesoro delle Croci", ed esplicitandosi nella vita collettiva del presente, protesa a mete future. A questo secondo versante danno rilievo insigni rassegne di arte contemporanea e di fotografia, programmate insieme ad iniziative musicali e di altro genere, che fanno corona all'esposizione di capolavori di grande pregio appartenenti ad una longeva comunità, giustamente fiera del suo patrimonio culturale. Ambedue i filoni citati sono tenuti presenti in questo volume che, attraverso l'arte legata alla croce, riproduce le migliori espressioni dell'identità storica e contemporanea di una popolazione posta ad un "crocevia" europeo. Essa si inserisce nello sviluppo di una storia "infinita", nella quale ogni cittadino del mondo può trovare un messaggio stimolante per la propria coscienza e per la propria vita.

LE SEDI DELLA MOSTRA - IL PERCORSO TEMPORALE

INDICE
" Dal 400 al 1200 (Portogruaro - Chiesa dei Santi Cristoforo e Luigi)
" Dal 1300 al 1500 (Portogruaro - Sala delle colonne, Collegio Vescovile "G. Marconi")
" Dal 1400 al 1800 (Pordenone - Ex Convento di San Francesco)
" Arte contemporanea (Portogruaro - Mulini sul lemene; Oratorio del Corpo di Cristo)
" Sezione fotografica (Pordenone - Sede espositiva della Provincia)
" Devozionale privato (Portogruaro - Museo della citta')
" Itinerari a Venezia
" Visite consigliate nel territorio

PORDENONE
Un centinaio sono le opere in esposizione, testimonianze suggestive di fede e di cultura plurisecolari, ma anche documenti di notevole pregio artistico, distribuite lungo un arco temporale che, muovendo dal Quattrocento arriva in forme diversificate ai giorni nostri.
La rassegna si articola in due sezioni, l'una ospitata nei locali dell'ex convento dei Minori Conventuali di San Francesco, l'altra nella Sede espositiva della Provincia.

PORTOGRUARO
Oltre cento produzioni artistiche sono presentate in riferimento al periodo storico che muove dal progressivo diffondersi in queste terre del verbo cristiano, passa attraverso la lenta agonia dell'impero romano, registra i domíni di barbari e bizantini, il radicato insediamento longobardo arrivando sino al Medioevo. Si includono inoltre due segmenti che illustrano il tema nella sacra liturgia e nell'interpretazione degli artisti contemporanei.

Dal 400 al 1200
PORTOGRUARO - CHIESA DEI SANTI CRISTOFORO E LUIGI
Sculture lapidee e lignee, argenti e dipinti, provenienti da area locale, delle epoche paleocristiana, longobarda, bizantina e romanica comprese tra i secoli IV e XIV. Assieme alle testimonianze plurime dell'avvio del cristianesimo in ambito aquileiese e cenedese, si segnalano gli esiti longobardi, quali la Pace del duca Orso, il reliquiario "a borsa", la croce enkolpion di Pordenone e la stauroteca bizantina di Grado. Per il Trecento medioevale, la Croce dei Principi di Gorizia ed il Crocifisso del duomo di Cividale del Friuli.

Devozionale privato
PORTOGRUARO - MUSEO DELLA CITTA'
L'introduzione al percorso espositivo propone oggetti di carattere devozionale privato, datati tra Sei ed Ottocento, attestanti la diffusiva presenza della croce e dei misteri ad essa legati anche all'interno delle mura domestiche. Particolare rilievo assumono tre dipinti di scuola veneta del XVII e XVIII secolo.

ITINERARI a VENEZIA
La città lagunare è stata punto di riferimento per la cittadinanza e gli artisti operanti sulla terraferma friulano-veneta, essendo stata Venezia paradigma culturale delle aree territoriali alle sue spalle. Ed è perciò che un'esclusione dalla rassegna sulla croce delle testimonianze della "capitale" è sembrata improponibile, allo stesso modo che un trasferimento in loco dei testi si è da subito dimostrata inattuabile. Donde la scelta: lasciare le opere al loro posto offrendo la possibilità di accostarle nelle sedi originarie.

BASILICA PATRIARCALE DI SAN MARCO E TESORO
Dipinti e sculture.

MUSEO DIOCESANO DI SANT' APOLLONIA
Reliquiari della Croce e croci astili.

CHIESA DEI GESUATI E ATTIGUO ORATORIO DEI CROCIFERI
Dipinti di Palma il Giovane.

SANTA MARIA GLORIOSA DEI FRARI
Dipinti e sculture.

BASILICA DI SANTA MARIA ASSUNTA DI TORCELLO
Crocifisso dell'iconostasi.
Crocifissione in controfacciata

SCUOLA DI SAN ROCCO
Crocifissione di Jacopo Tintoretto.

BASILICA DEL REDENTORE
Crocifisso di Girolamo Campagna.

GALLERIA DELL'ACCADEMIA
"Teleri" di Gentile Bellini e del Carpaccio raffiguranti il Miracolo della Croce.

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