nu. 33 anno terzo¬ 1 dicembre 2006 mensile online gratuito
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CRACKING ART “Intervista a Omar Ronda”


La Cracking Art ritorna a Treviso, e lo fa in modo eclatante. Una pacifica invasione di animali in plastica lungo le vie del centro storico, che guida idealmente lo spettatore fino al cortile di Cà dei Ricchi.

A cura di Carlo Sala

Un’importante iniziativa con una doppia mission: da un lato la divulgazione artistica e dall’altro la solidarietà sociale. Infatti l’evento è realizzato per sostenete l’Associazione Onlus “Consorzio per mio figlio”, impegnata nella raccolta fondi per l’acquisto di attrezzature per l’Area Pediatrica dell’Ospedale di Treviso. La manifestazione, intitolata Cracking Art Revolution, è un evento di ampio respiro, che presenta l’opera di uno dei più apprezzati gruppi artistici del panorama contemporaneo. Un’idea di fare arte mediante un mezzo certamente esplicativo del nostro tempo: la plastica. Portare un messaggio di salvaguardia ambientale e di impegno sociale, in un rapporto intrinseco tra natura e artifizio.

piazza ancillotto, TrevisoCracking è il processo mediante il quale viene trasformato il petrolio in virgin nafta, elemento base per numerosi prodotti sintetici. Abbattere il falso mito della malignità della plastica, elemento potenzialmente eccezionale, di cui spesso viene fatto un uso improprio. Infatti la loro materia artificiale è figlia di tutto il vissuto organico del pianeta. Ed allo stesso tempo smascherare le presunte naturalità: ”dai seni al silicone all’erbetta sintetica” come diceva Ronda in un’intervista alcuni anni fa. Tra le novità della mostra trevigiana, la comparsa dell’Orso, ultimo nato nello “zoo Cracking”, anch’esso monito di una nuova rispettosa coscienza verso la natura.

La rassegna durerà fino al 7 gennaio 2007. Le foto del servizio sono di Marco Zanta.

Rileggendo il vostro manifesto del 1993, era enunciato: la cracking art vuole comunicare una visione altra del mondo e della storia. Una frase dai forti contenuti. Che nuovo mondo vi prefiggevate allora e cosa è cambiato a distanza di oltre dieci anni?

Non è cambiato nulla, anche perché le problematiche di allora sono ancora più attuali. Noi, come artisti che vivono la contemporaneità, ci siamo posti sempre il problema della salvaguardia dell’ambiente. E’ una questione che coinvolge tutti gli uomini di buon senso. Un artista non deve chiudersi in una torre d’avorio senza accorgersi di ciò che gli succede intorno. Personalmente sono sempre stato un “fan” di San Francesco d’Assisi, il primo ambientalista di questo mondo. Nell’arte ammiro Joseph Beuys, che conoscevo personalmente e ho frequentato. Era principalmente un teorico, anche se poi ha fondato i verdi. Con il tempo se né è tolto per non essere imbarbarito dalla politica. Noi utilizziamo un materiale moderno, che è sempre più attuale: la plastica. Tutti gli oggetti possono essere di plastica, invade ogni centimetro del nostro spazio e ogni momento della nostra vita. Ancora più attuale è il cercare di tutela la natura utilizzando un materiale così controverso. Non ci siamo mai voluti schierare politicamente, mai messo il cervello in una gabbia ideologica, però la natura e l’ambiente sono il “nostro partito”. Creare una nuova chiave di lettura attraverso le nostre gesta. Quello che facciamo con il lavoro è una strada mai percorsa da nessun altro. Qualcuno dice rivoluzionaria. Penso che l’arte moderna nasca in Europa. Forse già dall’ironia di Arcimboldo, Bruegel, Caravaggio, e Bosch. Ma il “mago” è stato Marcel Duchamp. Noi siamo un po’ i nipotini di Duchamp, sia come scelta di vita che come filosofia. Il linguaggio è nuovo ma anche legato a una tradizione, alla cultura moderna europea del Novecento.

In una Sua intervista affermava che Un artista e un movimento debbano essere interpreti del proprio tempo. Gli autori d’oggi seguono veramente le istanze del periodo in cui vivono?

ca' dei ricchi, trevisoQuesto non lo so, sinceramente lavoro molto e non ho molto tempo da dedicare agli altri autori. Sarò un pò presuntuoso ma non conosco fino in fondo ciò che fanno. Se dobbiamo guardare i movimenti italiani degli ultimi trent’anni mi sembrano delle cose piuttosto deludenti. La Transavanguardia già nel nome… o sei avanguardia o no lo sei. Come il post moderno, non esiste, vi è solo il moderno. Mi sembra un grande revival del Novecento. Lo ho sempre definito il “liscio di Romagna” dell’arte moderna. Achille Bonito Oliva è un simpatico personaggio, il “Raoul Casadei dell’arte contemporanea”. L’arte povera se vogliamo ben andare a vedere non è altro che l’imitazione tardiva delle operazioni compiute da Beuys dieci anni prima. Il tedesco era un vero “poverista”, nelle opere, nel modo di comportarsi e nel pensiero. Gli unici due artisti che mi possono interessare sono Pistoletto e Boetti. Non vedo dei movimenti veramente legati alla cultura europea e quindi legati a futurismo, dadaismo e Fluxus. Quest’ultimo importantissimo, anche in un qual modo politico, contrario al mercato. Poi vi è stata la Pop art in America e il Nouveau Réalisme in Europa. Personaggi come Arman, César e Tinguely. Noi ci sentiamo figli di questi movimenti. Mentre l’arte Povera e la Transavanguardia non sono legati a nulla, e di certo non mi interessano come filosofia.

Le vostre opere hanno contribuito nel sistema arte a ricreare una sorta di coscienza sociale?

cal maggiore, TrevisoDevi dire che in questi anni abbiamo visto crescere la nostra popolarità in Europa, e stiamo lavorando molto in America. Non certo con i canali istituzionali, quello è un sistema museale mafioso dove sappiamo bene chi comanda e chi dirige l’orchestra. Dove siamo entrati è con le nostre forze e capacità, alla Biennale non abbiamo avuto né appoggi politici ne commerciali. Oggi siamo sui libri di storia dell’arte. In Italia il professor Adorno, uno storico, è dieci anni che ci inserisce nei suoi libri. Oltre 200 giovani fanno tesi di laurea sul nostro lavoro. Per noi la grande soddisfazione è di aver avuto l’invito alla Biennale da Szeeman e non da Bonito Oliva, siamo su due pianeti diversi. I riconoscimenti ufficiali sono importanti, ma che centinaia di giovani all’anno facciano tesi su di noi questo ci conforta moltissimo, è una grande soddisfazione. Noi siamo ironici nei confronti del mondo, ma principalmente nei confronti di noi stesi. L’auto ironia è molto più difficile dell’ironia. Se i giovani fanno le tesi sul nostro lavoro, vuol dire che un po’ d’impatto l’abbiamo avuto. Ci da un’energia per andare avanti, non è un lavoro sempre facile.

Pensando a come siete strutturati, è difficile essere a momenti gruppo e in altri mantenere l’individualità di singolo artista?

Non abbiamo progettato il gruppo, è nato quasi in automatico. Abbiamo seguito una filosofia venuta da me, che per mia fortuna o disgrazia sono il più vecchio di questo movimento. In quattordici anni che stiamo insieme non abbiamo mai litigato, cosa abbastanza miracolosa. Ci sono altri due artisti che sono entrati. Poi per divergenze ideologiche ci siamo lasciati, ma non in modo traumatico. Tutti noi seguiamo questa filosofia, crediamo che dentro le materie plastiche ci sia la vita. Queste sono fatte di petrolio, il contenitore organico con il vissuto di tutto il pianeta. Attraverso il nostro lavoro cerchiamo di restituire al petrolio la sua immagine antropologica. Questo è il filone che si lega. Ma quello che ci tiene più uniti, al di là dell’amicizia, è il fatto che ognuno non cerca di influenzare il lavoro degli altri. Ognuno ha la sua economia, la sua indipendenza ideologica e culturale. A volte ci sono delle contaminazioni quando facciamo le grandi installazioni, gli oggetti sono di gruppo, come qui a Treviso. Questi grandi lavori sono la Cracking e poi ognuno di noi è artista e individuo differente dagli altri. Abbiamo una filosofia che ci unisce ed è stata una fortuna incontrarci.

Qui a Treviso portate una nuova tematica, l’orso. Da cosa deriva l’interesse per questo animale?

Noi abbiamo sempre avuto un grande interesse per gli animali a rischio di estinzione. Ce ne sono tantissimi purtroppo, sembra che foche, pinguini e delfini, corrano tale rischio. Noi abbiamo sempre cercato di creare delle icone, dei simulacri di questi animali, e li riproduciamo in plastica parzialmente riciclata. Si potrebbe dire che cresciamo degli animali finti per salvare quelli veri. La plastica è spesso dispersa nell’ambiente e i delfini, per fare un esempio, ne risentono. Una bottiglietta buttata in mare dura quattromila anni, la troveranno i nostri nipoti e le generazioni future. C’è questa coscienza di fare ecologia attraverso un materiale controverso come la plastica. Non è un materiale negativo in sé, siamo noi stupidi a buttarla nell’ambiente. Sarebbe un materiale splendido, totalmente riciclabile e amico della natura.

Carlo Sala

CRACKIN ART – Breve storia Il gruppo internazionale Cracking Art nasce il 30 maggio 1993 con la firma del manifesto detto “ di fine millennio“, che ne sancisce la filosofia e gli intenti.
Ideologo e fondatore del movimento è Omar Ronda e firmatari del documento: William Sweetlowe, Renzo Nucara, Marco Veronese, Alex Angi, Carlo Rizzetti, Kicco.

Sin dalla prima mostra “ EPOCALE “ a Milano nel 1993, curata di Tommaso Trini e Luca Beatrice, si evidenzia l’intenzione del gruppo di cambiare radicalmente la storia dell’arte attraverso un forte impegno sociale ed ambientale e l’uso di materie plastiche diverse ed evocative di un rapporto sempre più stretto tra vita naturale e realtà artificiale.
Seguono numerose mostre ed eventi, tra gli altri si ricorda: 1994 Chiostro del Brunelleschi, Santa Maria degli Angeli (Firenze). - S.O.S. Crackingmaremuore, Mole Vanvitelliana (Ancona). - 1996 Mille delfini a Milano, Piazza del Duomo, Arengario di Palazzo Reale, Assessore alla Cultura Philippe Daverio. - 1998 Pop, Graffiti, Cracking Art, La Posteria (Milano) e Galleria Pananti (Firenze). - 1999 Andy Warhol e Cracking Art, Galleria Pananti (Firenze). - 2000 L’arte, correnti, artisti e società dal 700 ai giorni nostri, libro di testo adottato dal sistema pedagogico istituzionale Italiano, a cura di Piero Adorno e Adriana Mastrangelo. - 2001 Invito ufficiale e partecipazione alla 49° Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, curatore Harald Szeemann, cataloghi a cura di Lucrezia De Domizio Durini, Maurizio Sciaccaluga e Alessandro Riva - Città di Arezzo per il Twin Tower Found di Rudolph Giuliani, Ambasciata Americana in Italia. - Tutto l’odio del mondo, Palazzo Reale (Milano) a cura di Alessandro Riva. - Città di Vilnius, a cura dell’Istituto Italiano di Cultura (Lituania). - 2002 inaugurazione del Centro Studi e Documentazioni Cracking Art ( Biella ). - Denaro e Valori (Bienne – Svizzera) a cura di Harald Szeemann. - 2003 Beaufort – Triennale D’arte del Belgio, a cura di Willy Van den Bussche, Klaus Bussmann, Rudi Fuchs, Jean-Hubert Martin. - Plastica d’Artista, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica (Milano) a cura di Tommaso Trini. - Guy Pieters Gallery, a cura di Willy Van den Bussche. - 2004 Arte stupefacente dai Dadà alla Cracking Art. Edizioni Mazzotta, testi di Philippe Daverio. - 2005 Sul filo della lana, (Biella) a cura di Philippe Daverio. - Museo di Santa Apollonia (Venezia) in occasione della 51° Biennale di Venezia, catalogo Mazzotta a cura di Martina Corgnati ed Elena Forin – Galleria Civica d’Arte Contemporanea Palazzo Collicola (Spoleto) a cura di Martina Corgnati – Fondazione delle Stelline (Milano) a cura di Martina Corgnati. 2006 Museo d'arte Moderna di Lousieville Kentucky - Centre d'Art Villa Tamariss, Les Nouveaux Pop - Jean-Luc Chlumeau - La Sien sur Mer (Tolon) - Beaufort 2006, Ufo Gallery (Ostenda).

 

 

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