nu. 33 anno terzo¬ 1 dicembre 2006 mensile online gratuito
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Ipogeo della memoria a Padernello di Paese


Padernello di Paese

Editoriale n. 33 di Federico De Nardi

Sabato 18 novembre 2006 si è svolta l'inaugurazione della Piazza con il complesso residenziale commerciale "Centro Meridiana", del monumento e la donazione da parte della C.E.V. e dell'artista, dell'opera alla comunità di Padernello. Di cosa stiamo parlando?
Torniamo indietro di qualche anno: fino a non molto tempo fa, nel centro di Padernello di Paese, proprio all'ombra del campanile, si trovava la già dismessa fonderia Montini Policarpo dove per molti anni hanno lavorato gli abitanti del paese e dei dintorni, sfuggendo, seppure parzialmente, alle storie di emigrazione che hanno caratterizzato la storia passata del Veneto e di Treviso. Per qualche tempo, questo fabbricato industriale, questa ex-fonderia, è diventato nuovamente un pullulare di rumori, polveri, scavi, smantellamenti e buche profondissime nella terra che hanno visto il sorgere di, appunto, ciò di cui parlavamo sopra. Non abbiamo visto che cosa c'era prima, vediamo il risultato odierno e malgrado la pioggia che ha tormentato per alcune ore il giorno dell'inaugurazione, ci ha colpito subito favorevolmente un dettaglio di questo nuovo complesso, posto proprio al centro del paese: dopo un piano terra vetrato, in cui prenderanno posto uffici e negozi, ci sono i piani successivi che presentano un'abitabilità diretta ad uffici, studi professionali e appartamenti residenziali: ebbene, invece di brutte tapparelle, abbiamo visto con piacere che sono stati messi nelle finestre dei bellissimi e semplici 'scuri' o 'imposte', elementi questi che hanno sempre caratterizzato le case venete...
Romano Abate ascoltaQuesto piccolo dettaglio ci ha colpito favorevolmente e certo rappresenta un distinguo positivo nella lava di cemento che in questi ultimi vent'anni/trent'anni ha coperto la provincia. (Ho sentito dire che L'Italia è il paese al mondo dove si costruisce di più, ovviamente in rapporto superficie/costruzione). Un altro elemento curioso di questa realizzazione edilizia, è l'attenzione che è stata messa nella salvaguardia della memoria: ovvero, a testimonianza del passato di questo paese cresciuto attorno al complesso industriale e alle prospettive di lavoro offerte dalla fonderia, l'impresa di costruzione C.E.V. ha commissionato allo scultore Romano Abate, un'opera monumentale che è stata installata in un angolo della piazza all'interno di un contenitore di calcestruzzo, ricoprendo tutto con una lastra trasparente, che permette di guardare all'opera come attraverso l'oblò del tempo. La scultura, nel recupero da parte dell'artista Abate del vecchio forno fusorio, vuole essere testimonianza e simbolo nello stesso tempo di una memoria che non va perduta.
Chi da adesso, passerà per il centro di Padernello, magari di sera, visto che l'opera con le tenebre ci risulta essere ancora più suggestiva, grazie all'inserimento di speciali lampade colorate che l'attraversano come raggi laser, avrà questa sorpresa.

la benedizioneRomano Abate, scultore di fama mondiale, ha realizzato con il forno fusorio una vera e propria opera d'arte, caratterizzata da una sincera e pura visione artistica, non oppressa da un'idea storica da museo: ci ha colpito il fatto, che dal vecchio forno fusorio, esca un'idea futuristica, moderna, presente, attuale del monumento in questione, che è sì memoria, ma anche slancio verso il futuro e il fatto che sia collocata in un ipogeo, rende l'idea di porre le fondamenta nel passato, ma con un mente e un cuore aperti verso il futuro. Questa è insomma l'impressione, il 'monito' che ci ha lasciato questo monumento del passato, ma dedicato al futuro.
Incuriosisce favorevolmente, l'attenzione posta dalla ditta di costruzioni in questione e il loro concetto di 'costruire' che qui riportiamo con le loro parole:

"Nelle nostre iniziative d'impresa abbiamo costantemente ricercato un dialogo con il territorio nel quale di volta in volta interveniamo e al quale organicamente ci rapportiamo anche con i nostri interventi costruttivi. Nel caso di Padernello, e al di là delle valenze architettoniche del complesso, abbiamo voluto recuperare attraverso l'opera di scultura di Romano Abate la memoria di un tempo, di un luogo, di un valore economico, (soprattutto umano e culturale) che si concentra nel momento plastico della scultura."

Facciamo dunque i nostri complinenti alla Cev e certo alle istituzioni che hanno permesso e voluto la realizzazione di ciò, augurandoci che sempre di più si prenda come tema, in questa epoca di costruzioni forsennate, il rispetto del territorio, della storia dei luoghi e certo, costruire sì perché non si può bloccare l'economia in un paesaggio svizzero da cartolina, ma cercare appunto, come è stato qui fatto, di recuperare l'esistente, di realizzare costruzioni dove già c'erano costruzioni, (ci sono decine di centinaia di edifici in rovina o abbandonati in giro per il territorio di tutta Italia) prima di coprire di una gettata di cemento la bella terra veneta e ci piace qui ricordare, quello che disse un amministratore della Provincia di Treviso,il professor marzio Favero, in una lontana riunione sulla salvaguardia del territorio, gettando questa idea: mimetizzare il più possibile le costruzioni, come fanno in altre parti di Europa, in modo tale da non disturbare la bellezza del paesaggio e se non è possibile mimetizzarle, fare in modo che si armonizzino con il territorio che hanno intorno, per proporzioni, colori, accessori e sempre, aggiungiamo noi, impiantare tanti alberi che sono i nostri fratelli che rendono la vita possibile sulla Terra e abbelliscono in maniera suggestiva e naturale qualunque spazio, qualunque costruzione.

Ha seguito l'inaugurazione, la visione di un video sulla costruzione di tale monumento, realizzato da un allievo di Gabriele Coassin, con interventi critici e cura dello stesso Gabriele Coassin, la nota scrittrice e poetessa Isabella Panfido, il professor Eugenio Manzato, lo stesso Romano Abate. Presenti in sala le autorità civili e militari di rito, il costruttore dottor Valerio Vendramin, il musicista Giusto Pio che ha realizzato una colonna sonora che ben si sposa con il monumento dell'artista, il pittore ernesto Marchesini. Ci sono piaciute particolramente le parole pronunciate da Romano Abate, al punto che qui riportiamo:

MERIDIANA DELLA MEMORIA RERUM PRAETERITARUM MEMORIAM SERVARE NECESSE EST…(è necessario salvare la memoria delle cose passate)

".... Questa invocazione che la voce del professor Sartor (che è qui con noi e che saluto assieme al caro Maestro Giusto Pio) ci fa giungere, chiude il brano musicale che il compositore ha dedicato non solo a me e a tutti coloro che hanno lavorato in questo luogo ormai di ricordi, ma a tutti noi. Circa due anni fa scrivevo all’amico Valerio Vendramin (non me ne vorrà se trasgredisco la regola del segreto epistolare) sollecitandolo a “SALVARE ALMENO LA MEMORIA” di quell’archeologia meravigliosa e un po’inquietante che mi aveva invitato a visitare. Mi autorizzava inoltre a dar sfogo alle mie note pulsioni accumulatorie di scorie e reperti di un mondo industriale fatto a pezzi prima dall’avvento del post-moderno poi da quello più implacabile del “logicale”. ……Dopo le sfuriate inconsulte della recente notte di Hallowein questa sollecitazione va soprattutto ai giovani e ai ragazzi che si sono dedicati a pesanti scherzetti e amari dolcetti qui a Paese.
Sono convinto però che bisogna contribuire concretamente ad un lavoro di avvicinamento tra noi e loro perché altrimenti sollecitazioni ed auspici rimangono aria fritta.. Non vi parlerò qui della mia scultura; la vedete lì appena sepolta sotto il livello del terreno. Il forno fusorio è “domato,ma non vinto” come ha scritto l’amica poeta Isabella Panfido. Come lei anche il professor Manzato – che se ne intende bene di antiche archeologie che il nostro passato ci restituisce e che noi allegramente trascuriamo – ne parlerà tra poco con cognizione di causa e imparzialità.
Titolari della CEV, Sindaco di Paese, amministratori comunali, ricevono i miei primi ringraziamenti. Seguirebbe una lunga sfilza di nomi che però vi risparmio e che molti di voi conoscono come persone generose nel dare un contributo ai miei percorsi d’arte. Permettetemi di ironizzare sul destino che la ben nota legge del contrappasso mi ha riservato includendomi nella lunga lista degli scultori che la velenosa penna dello scrittore TOM WOLF descrive pervicacemente dediti a…..“lasciare le loro cacche ogni qual volta un architetto progetta o costruisce una nuova piazza”. Ci sono anche nel mio caso tutti gli ingredienti necessari al compimento dell’operazione “monumentomania”: Una piazza, un rito di sacra benedizione, un accumulo di simboli e rimandi un po’ retorici…. Ci sarebbe molto da dire a proposito di questo furore compulsivo a erigere nuovi monumenti; mi fermo qui ricordando che se il termine “monumento” deriva dal verbo latino “monère “ cioè ammonire, il primo ad essere ammonito sono proprio io se non la smetterò di avvelenarmi con piombo o metalli fusori. “Mal che vuole non duole !”
Ho visto in questi giorni dell’allestimento della scultura in questa piazza molte persone giovani ma soprattutto anziani sbirciare dentro l’ipogeo: Alcuni ricordavano, alcuni scuotevano la testa, altri si allontanavano in fretta quasi con un gesto di disappunto; gesti concreti in risposta al mio generico “salvare la memoria” enunciato come buona istanza! Devo concludere. Lo faccio con la voce dei poeti. ………“Tramonti rossi sui borghi vuoti di motori; i vecchi saranno padroni dei muretti, le piccole fabbriche sul più bello di un prato verde crolleranno un poco per sera….un poco per sera, lamiera per lamiera”. Così scriveva Pier Paolo Pasolini e così ci auguriamo che sarà. Dopo gli anziani, i vecchi del nostro domani! Padroni dei muretti, dei nostri muretti. E così scriveva ancor prima T. S. Eliot: “nel principio è la mia fine… volta per volta le case si alzano e cadono, sono ingrandite, sono demolite, restaurate e al loro posto c’è un campo aperto o una fabbrica o una strada di circonvallazione. Da vecchie pietre costruzioni nuove, da vecchio legname nuovi fuochi, da vecchi fuochi cenere e dalla cenere la terra. C’è un tempo per costruire e un tempo per vivere e generare….” Se tra poco, sul vetro dell’ipogeo vedrò apparire queste lettere puntate: T.V.B. (ti voglio bene), bene mi andrà. Spero siano lettere scritte con spray non indelebile e spero siano scritte su un vetro non infranto a ricoprire, pietoso, una memoria salvata.
Romano Abate 18.11.2006

Editoriale n. 33 di Federico De Nardi

 

 

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