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L’ANALISI DEL DNA: UNA NUOVA FRONTIERA PER I MUSEI NATURALISTICI


Un’importante collaborazione tra University of California - Berkeley e Museo di Storia Naturale di Venezia Presentazione Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, mercoledì 13 dicembre 2006, ore 17.30.

a cura di Abcveneto

Una delle maggiori istituzioni universitarie pubbliche del mondo ha recentemente intrapreso un ambizioso progetto per la costituzione di una banca dati genetica dei funghi. A questo scopo è stato coinvolto il Museo di Storia Naturale di Venezia che possiede la collezione micologica più significativa d’Italia (28.000 specie), nonchè una delle maggiori in Europa. Sarà dunque sequenziata l’intera raccolta veneziana per consentire, mediante il confronto col DNA di specie note, di riconoscere campioni micologici ignoti altrimenti non identificabili. Si tratta di una collaborazione internazionale di estrema rilevanza scientifica, anche data la mole del materiale considerato, e ben rappresenta quella che è una delle nuove frontiere dell’attuale attività museale di ambito naturalistico. Al valore intrinseco del progetto, che si inserisce nella moderna panoramica della ricerca genetica mondiale, si aggiunge dunque l’importanza del patrimonio delle raccolte biologiche veneziane, di cui forse manca ancora, ai più, la reale consapevolezza.

Il prof. Matteo Garbelotto (University of California - Berkeley/ Dept. of Environmental Science, Policy and Management; Ecosystem Sciences Division), titolare della ricerca, spiegherà i dettagli del progetto e narrerà come il DNA ha permesso di risolvere veri e propri enigmi sull’origine di epidemie passate e presenti. Fondamento di tutti gli organismi viventi del pianeta e dei loro processi vitali, il DNA costituisce “l’impronta digitale” genetica di ogni individuo, sia esso un batterio, un fungo, una pianta o un animale. Variazioni anche minime nella sequenza dei suoi componenti (i nucleotidi) sono resposabili tanto di gravi disfunzioni e malattie che dell’intero processo evolutivo che ha condotto all’incredibile ricchezza di biodiversità presente e passata del nostro pianeta, uomo incluso. Com’è noto, grazie proprio alla sua unicità il DNA di un individuo può essere utilizzato per accertare la parentela tra due persone o per risalire all’identità di un criminale, di cui è quasi sempre presente qualche traccia biologica sulla scena del misfatto. Questa stessa tecnica – in realtà messa a punto proprio a partire da organismi unicellulari - è applicabile anche nell’identificazione dei microrganismi, molto spesso indistinguibili in altro modo, ed è uno strumento essenziale per poterli riconoscere, localizzare e comprenderne le vie di diffusione.

I funghi sono un vasto gruppo di organismi che, oltre alle note specie mangerecce e velenose, comprende anche moltissime forme unicellulari. In qualità di saprofiti, sono soprattutto responsabili del riciclo dei nutrienti e permettono alle piante - dai raccolti alimentari alle foreste naturali - di svolgere le loro fondamentali funzioni per la vita sul pianeta. Molti funghi unicellulari sono però anche resposabili di svariate patologie nell'uomo e negli animali quali micosi, infezioni polmonari o attacchi allergici ed asmatici. Alcuni di essi sono inoltre causa di malattie anche nelle piante, arrivando a devastare intere coltivazioni, rendendo permanentemente improduttive grandi estensioni e distruggendo foreste millenarie. Di recente, per identificare l'origine di queste devastanti infezioni e prevenirne la diffusione sono state utilizzate tecniche di analisi del DNA che, mediante il confronto dei codici genetici, hanno evidenziato il collegamento tra agenti patogeni di origine ignota con altri già identificati. Ciò, ad esempio, ha consentito in diversi casi di dimostrare vie di contagio assolutamente insospettabili. Queste problematiche sono alla base della collaborazione tra la University of California - Berkeley ed il Museo di Storia Naturale di Venezia, che consentirà la mappatura genetica della vastissima collezione veneziana, rendendo disponibile una formidabile banca dati per un filone di ricerca di vitale importanza a livello globale.

È possibile seguire gli sviluppi del progetto su www.cnr.berkeley/garbelotto.

altre infromazioni su: www.museiciviciveneziani.it

MATTEO GARBELOTTO Nato a Venezia nel 1966, Matteo Garbelotto è professore associato all’Universita della California - Berkeley, presso la quale dirige inoltre un laboratorio molecolare con uno staff di una ventina tra studenti, tecnici e ricercatori. Ha all’attivo oltre cento pubblicazioni, molte delle quali apparse in riviste prestigiose, e’ inoltre invitato a presentare le sue ricerche presso le maggiori istituzioni scientifiche di tutto il mondo. Laureato in Scienze Forestali all’Università di Padova nel 1990, vince una borsa di studio Fulbright per studiare patologia forestale all’Università della California a Berkeley, dove, tra il 1993 e il 1996, consegue un Master ed un Ph D. A Berkeley studia biologia molecolare, genetica, ed epidemiologia. Le sue pubblicazioni includono prove significative che diverse specie di funghi possono ibridizzarsi e creare nuove specie. Diventa ricercatore in parte a Berkeley ed in parte all’istituto Smithsonian, una delle più prestigiose istituzioni scientifiche degli USA. Come ricercatore studia la biologia e l’evoluzione di funghi commestibili venduti dagli indiani zapotechi nel sud del Messico e l’effetto della frammentazione delle foreste di mangrovie sui microrganismi associati con tali foreste. Nel 2000 fa parte di un gruppo di scienziati che scoprono la causa di una misteriosa malattia che devasta le querce in California. Il patogeno risulta una specie non ancora descritta dalla scienza, ma in pochi anni esso diventerà uno dei più temuti dai governi di tutto il mondo.
Per il suo lavoro su tale organismo riceve ampia attenzione da parte della stampa degli Stati Uniti e d’Europa, comprese le principali riviste scientifiche mondiali, quali Nature e Science, periodici quali il Times e quotidiani quali il New York Times, che gli dedica la pagina della scienza, il Los Angeles Times, il San Francisco Chronicle e USA Today, dove la storia della malattia da lui studiata finisce in prima pagina. È consigliere per la sicurezza fitosanitaria di diversi governi del mondo, dagli USA alla Nuova Zelanda, ed è responsabile dello sviluppo dei primi test diagnostici molecolari per patogeni di piante. Nel 2003 sviluppa il primo trattamento per alberi ufficialmente riconosciuto dalla California, eco-compatibile poiché basato sullo stimolo delle difese naturali delle piante.
Nel 2004 fa parte di un gruppo di ricerca che scopre il ruolo giocato nel corso della seconda Guerra mondiale dalle truppe americane nell’introduzione di un patogeno americano nella tenuta presidenziale di Castelporziano (Roma), ove sta causando danni significativi. La ricerca ha ricevuto le attenzioni di rinomate riviste specializzate quali Nature, oltre a molti altri periodici nazionali e quotidiani internazionali (Bild Zeitung, Il Venerdi di Repubblica, Le Scienze, La Stampa, London Times). Ha recentemente intrapreso nuovi progetti di ricerca in Polinesia, Messico, Italia e California. http://www.CNR.Berkeley.EDU/garbelotto

 

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