Treviso: Le avanguardie russe alla galleria Polin
LE AVANGUARDIE RUSSE, da sabato
21 gennaio al 28 febbraio 2006, GALLERIA POLIN, Vicolo
S. Pancrazio n° 3, 31100 TREVISO, tel 0422-580004
cell. 340.3356420, da Mercoledì a Domenica 10.00-12.30
e 16.00-19.30 e su appuntamento,
info@galleriapolin.com
a cura di Abcveneto
La pittura russa dei primi decenni del novecento, fu
una delle punte più avanzate della cultura artistica
europea. Sono in molti a credere che quella fu l'espressione
più innovativa delle molte avanguardie con cui
il novecento si presentò sullo scacchiere della
storia. Nella cultura russa, la pittura è la punta
di diamante di una memoria e di un riscatto. Il dolore,
la resistenza, la rassegnazione, la inesorabile rinascenza
si toccano nei grumi della materia espressa da questi
Maestri Russi. Tuttavia all'infuori di pochissimi artisti
come Kandiskij. Chagall, Malevic, fra i primi noti, l'avanguardia
artistica russa è pressoché sconosciuta.
Parigi-Mosca wagon-lits, 1° classe Con questo mezzo
di trasporto giunsero in Russia, agli inizi del Novecento,
molti dipinti di pittori impressionisti e post-impressionisti
acquistati da due eccentrici e illuminati commercianti
di Mosca, Scukin e Morovoz, i quali, trattando i loro
affari nella capitale francese, si erono lasciati travolgere
dai fermenti creativi della Belle Epoque. Arrivarono dipinti
di Monet, Renoir, Pissarro, Sisley, ma soprattutto di
Cézanne, Gauguin, Van Gogh, e accanto ad essi i
Fauves Derain, Vlamink, Dufy con in testa Matisse, i Nabis
Bonnarde Vuillard e ovviamente Picasso, artisti che sconvolsero
i giovani usciti dalle Accademie imperiali di Pittura,
Scultura e Architettura di Mosca e San Pietroburgo e dall'Istituto
Straganov per le Arti applicate.
A parte Kandinskij e Javlenskij che scelsero Monaco,
molti artisti russi andarono a Parigi e conobbero Picasso,
Matisse e Bonnard. In Russia si formarono così
vari gruppi: i cézannisti (Fal'k, Lentulov, Maskov,
Koncalovskij), i fauvismi (Steremberg), i neo primitivisti
(Larionov, Goncarova), i cubisti e cubo-futuristi (Popova,
Udal'cova, Stephanova, Rozanova, Ekster) i raggisti (Larionov),
i suprematisti (Malevic Rozanova), i costruttivisti (Tatlin,
Rodcenko, El'Lisickij), gli astrattisti (Kandiskij). Quando
Marinetti nel 1914 andò in Russia per un ciclo
di conferenze trovò ad applaudirlo attenti uditori,
artisti e poeti, che avevano accolto il futurismo con
maggior entusiasmo che non in Italia. Non tutti ovviamente
seguirono le punte estreme dell'avanguardia; molti artisti
espressero le loro emozioni in bellissimi paesaggi, interni
intimisti e nature morte come quelle di Grabar.
1917 - La Rivoluzione. Dopo lo sconvolgimento rivoluzionario
e la guerra civile Lenin si servì di questa generazione
creativa e il suo carisma coinvolse tutti nella mistica
rivoluzionaria per ricostruire il paese ed educare il
popolo. Tornò in Russia Kandinskij per collaborare
all'Inchuk (le nuove accademie Statali) mentre Chagall
aderì con messianico ardore e venne nominato commissario
per le belle Arti di Vitebsk ( sua città natale).
Tutti insieme "appassionatamente" realizzarono
l'illuminazione di Mosca nel primo anniversario della
Rivoluzione, il Caffè Pittoresco ebbe l'arredo
progettato da Rodcenko che promosse anche l'apertura di
musei in diverse città, i teatri esibirono straordinarie
scenografie. Gli architetti Tatlin, Naum Gabo, i fratelli
Vesnin, si impegnarono nel Costruttivismo conservando
canoni futuristi. Le donne dell'avanguardia crearono disegni
per tessuti e modelli per sarti, persino tute per operai
e questo si chiamò Produttivismo. I poeti pubblicarono
riviste intellettuali "Lef" e "Anarkia"
e crearono poesie visive con linguaggio "zaum".
Le collezioni di Scukin e Morozov sequestrate, arricchirono
i grandi musei di Mosca e Pietrogrado, Puskin e Hermitage.
1926 - Ritorno all'ordine. Alla morte di Lenin tutto
cambiò. Nella lotta per il consolidamento del potere
Stalin decretò lo scioglimento di tutte le avanguardie
e le opere "intellettuali" sparirono dalla circolazione.
Fortunatamente non furono distrutte (come accadde all'espressionismo
tedesco dichiarato da Hitler "arte degenerata")
ma vennero nascoste e custodite intelligentemente. Molti
artisti fuggirono all'estero (Kandinskij, Chagall, Ekster,
Naum Gabo, El' Lisickij); altri, usciti primi della Rivoluzione
non tornarono più (Goncarova, Larionov, Diaghilev).
Il poeta Majakovskij sentendosi tradito si suicidò.
Chi non volle adeguarsi fu perseguitato politico, arrestato
e giustiziato "quale nemico del popolo" come
accade a Drevin, marito della Udal'cova che fu ridotta
al silenzio. La nuova parola d'ordine fu realismo eroico
o socialista e a questa tendenza tutti i rimasti dovettero
adattarsi. I fratelli Vesnin si adattarono all'architettura
di regime mentre Tatlin ripiegò sugli allestimenti
teatrali, Rodcenko inventò alfabeti colorati per
una nuova pubblicità. Malevic, che nel 1932 era
in Olanda per una sua mostra antologica fu richiamato
in patria e obbligato al realismo fino al 1935 quando
morì. Di questo sforzo lasciò uno straordinario
"autoritratto in veste rinascimentale".
1932 - Realismo socialista. In occasione del XV anniversario
della Rivoluzione fu inaugurata, a Mosca, la grande mostra
del "Realismo socialista" di contenuto politico,
con ritratti, scene di popolo, vedute urbane, realizzati
dai pittori allineati Kuprin, Cujov, Nesterov, Gerasimov
e Izak Brodskj, divenuto pittore di corte di Stalin. Soltanto
dopo gli anni Sessanta, con la destalinizzazione, le opere
nascoste riapparvero e a tutt'oggi la Russia ci allieta
con i suoi straordinari tesori artistici.
L'avvento al potere dei Soviet ridurrà
al silenzio quest'arte che visse una stagione fervida
ed effimera, forse illudendosi sul futuro. La pittura
di questi artisti non soggiace al potere, non lo combatte
frontalmente, ma non si adegua. La natura riesce spesso
ad allearsi con la donna e con l'uomo, riuscendo a fornire
sortite di candore e di potenza apparse in un raro impressionismo
verista. L'Avanguardia è il coraggio di descriversi
nudamente, comprensivo di una eredità post-ottocentista
e delle premonizioni estetiche di una cultura in grado
di equilibrare se stessa tra assalti interni e condanne
esterne. Il periodo del realismo socialista, poi, è
il documento degli umili, dei credenti, di chi obbedisce
ciecamente non avendo a disposizione luce e si piega ad
immaginare che il buio sia l'inizio del giorno. Eppure
questi incomparabili maestri seppero tradurre il dolore
della tragedia nei toni abbacinanti di una disperata speranza.
questa loro tensione, umana ed artistica, è il
mistero che ci attrae.
Una riscoperta per riscrivere la storia dell'arte in
Europa. Chiuso il terribile tempo dell'oppressione totalitaria,
è bello ora conoscere quegli artisti e quelle opere
di cui sappiamo troppo poco, quasi ristabilendo un contatto
che forse non si è mai perso. Nell'attuale mercato
dell'arte queste opere si configurano come una riscoperta
di valori artistici, e forse anche economici, fermi da
allora, ma pronti a riprendere quel cammino che spetta
loro. La collocazione di questi dipinti, nel panorama
odierno dell'arte, si prospetta come una grande riscoperta;
essi sono pronti a riprendersi quella centralità
che eventi storici hanno loro negato. Questi grandi pittori
hanno saputo tradurre un periodo avvolto nei luminosi
toni della speranza e di un riscatto umano, artistico
e storico che ora viene loro giustamente tributato dal
pubblico e dal mercato.
Siamo noi a scegliere la meta, ma è l'istinto
che ci guida. A Voi il compito di preservare nel tempo
questi dipinti, gustandone la bellezza, il fascino e il
piacere di possederli. A noi tutti la responsabilità
di custodire questi piccoli tesori da tramandare a generazioni
future.
.
a cura di Abcveneto