Treviso: per (non) capire l'arte, secondo incontro,
il durevole effimero. La questione della conversazione
A Palazzo Bomben, Treviso, via
Cornarotta, mercoledì 15 febbraio, alle ore 20.30,
secondo appuntamento del ciclo "per (non) capire
l'arte", quattro conversazioni sull'arte contemporanea
organizzate dalla Fondazione Benetton Iniziative Culturali
con il FAI. il tema, il durevole e l'effimero, affronta
la questione del restauro e della conservazione dell'arte
contemporanea.
a cura di Abcveneto
IL DUREVOLE EFFIMERO. LA QUESTIONE DELLA CONSERVAZIONE,
ready -made, costruttivisti e neocotruttivisti, neodadaisti
e arte processuale e poverista, materiali industriali,
degradabili, plexiglass, neon e sculture ottico-cinetiche
Le opere del Novecento realizzate con gli elementi stessi
della realtà utilizzati in modo creativo, spiazzante
e antifunzionale, in moti casi si usurano, si danneggiano,
si rompono come tutti gli altri oggetti e prodotti della
nostra società e sottostanno al ritmo frenetico
della civiltà dei consumi di cui sono espressione.
Scoprire l'identità materiale di queste opere è
un viaggio interessante nelle intenzioni degli artisti,
nell'evoluzione delle tecniche, della teoria e dell'operatività
del restauro contemporaneo.
Partecipano all'incontro Antonio Rava, docente di Restauro
e Storie tecniche presso il DAMS di Torino, che recentemente
ha pubblicato il volume Conservare l'arte contemporanea
per la casa editrice Electa (gennaio 2006), insieme ad
Alessandra Lucia Coruzzi del Centro Studi e Ricerche d'Arte
di Milano; Anna Maria Spiazzi, Soprintendente per il patrimonio
storico artistico ed etnoantropologico per le province
di Venezia, Padova, Belluno e Treviso; Philip Rylands,
Direttore Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, coordinatore
dell'incontro Valerio Dehò, storico e critico d'arte.
Dalle prime avanguardie del Novecento gli artisti hanno
adottando nuovi criteri linguistici e compostivi adottando
anche e soprattutto nuove tecniche e materiali. Proprio
l'eterogeneità dei materiali e la molteplicità
delle tecniche rende più complesso di un tempo
il lavoro del restauratore che oggi, mancando i parametri
di una casistica che si sta scrivendo, si muove in un
campo delicato e difficile Il decalogo impone: conoscere
i materiali, conoscere in quale modo si trasformano con
il passare del tempo, preservare l'intenzione dell'artista.
Da Mario Mertz a Manzoni a Turcato, si impone la conoscenza
di gomme, metalli, veli, vetri, polistiroli. Mentre nell'arte
povera si scoprono le proprietà espressive di manufatti
in tessuto, vetro, carta, fino ai materiali presenti in
natura come terra, pietra, legno e foglie. Spesso si lavora
e si interviene su materiali già deteriorati, pensiamo
ad esempio alle tele consunte di Burri. Cosa fare di fronte
le gigantesche e irripetibili istallazioni del bulgaro
Christo? E se un televisore di un'opera di Nam June Paik
si rompe? Le domande sono molte, se e come sostituire
pezzi mancanti; come procedere nella pulitura dei monocromi;
come garantire la giusta disposizione spaziale di un'installazione.
L'integrità dei materiali coincide con la loro
integrità estetica, di qui la necessità
della conservazione preventiva, di lavorare su un minimo
intervento e qualora sia possibile, di interpellare l'artista
ancora vivente, questo uno dei vantaggi del restauratore
del contemporaneo.
a cura di Abcveneto