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Treviso: Ricordi sulla via della Seta


Da sabato 21 gennaio al 19 febbraio 2006, GALLERIA POLIN, Vicolo S. Pancrazio n° 20, 31100 TREVISO, tel 0422-580004 cell. 340.3356420, da Mercoledì a Domenica 10.00-12.30 e 16.00-19.30 e su appuntamento, www.galleriapolin.com, www.galleriapolin.it, info@galleriapolin.com

a cura di Marina Burri

"Quattro cammelli sorvegliano l'ingresso delle mura turrite della mitica città di Bukhara, un bue porta sulla groppa un giovane contadino che zufola malinconicamente di ritorno dai campi, un maestoso monastero buddista si aggrappa solidamente alla roccia con i suoi tetti a pagoda tra il fogliame autunnale.... Venezia, culla di civiltà e regina dei lunghi viaggi commerciali, deposita nell'acqua i suoi eleganti riflessi.... "

Queste ed altre le visioni di Zhou Zhiwei con la mostra presso la Galleria Polin iniziata il 21 gennaio e che si concluderà il 19 febbraio. Il Titolo, significativo, "RICORDI-SULLA VIA DELLA SETA" ci apre ad un mondo fantastico, mitico nell'immaginario di tutti noi fin dai banchi di scuola, rivisitato in chiave poetica dalla straordinaria maestria del pittore cinese, cittadino ormai più che ventennale nel nostro paese. Come lui stesso afferma "sono mezzo cinese, mezzo italiano": ciò gli permette, evidentemente, di entrare nella nostra immaginazione e nella nostra idea di rappresentazione a pieno titolo. Quando si entra in una delle sue mostre ci si aspetta di trovare un'idea narrativa e pittorica di tipo tradizionale orientale; ma ciò che ci attende è molto di più. Giunto in Italia a venticinque anni, Zuei (così come si pronuncia il suo nome dal significato singolare: forza e volontà assolutamente confacente al suo carattere!) dopo il diploma all'Accademia di Belle Arti di Shangai, dov'è nato, l'apprendistato con i grandi pittori cinesi Yu-Yun-jie e Liukemin e un consistente periodo di formazione alla scuola russa di Mosca dove ha studiato la pittura di Repin e del grande paesaggista Revitan ecc, approda a Roma.
Presso lo studio del maestro Riccardo Tommasi Ferroni, con cui lavora per lungo tempo, approfondisce la tecnica pittorica, raccoglie suggestioni ed idee e compie ricerche sperimentali sui materiali per la stesura del colore. Con Annigoni, Manzù e Sciltian che frequenta, amplia le sue conoscenze sui linguaggi pittorici. ma soprattutto lo studio e la visione dal vivo delle opere della grande storia dell'arte italiana ed europea e i frequenti viaggi in Asia e Africa compiono e completano il tessuto di quella che diverrà la sua poetica personale, il suo bagaglio visuale e tematico, esplicitamente figurativo e superbamente ispirato alla Natura ed al Bello.

La sua pittura è infatti una geniale sintesi tra il modello orientale, risultando perciò intima, naturalista e vibrante, e linguaggio occidentale e dunque arricchita e densa di secoli di virtuosismo compositivo e stilistico. E' evidente, nei suoi quadri, l'impasto e la commistione continua tra questi elementi.

Zhiwei è prima di tutto un pittore dalla capacità pittorica solidissima, mutuata dal suo personale talento e dalla ferrea disciplina di studio. E' un apprezzato ritrattista: la sua bravura è particolarmente evidente nella resa dei volti, di cui nella mostra sarà presente un esempio: in "kimono" appare una donna in cui lo sguardo dei fiammeggianti occhi azzurri attrae magneticamente e meraviglia. Ma anche in altri temi si evidenzia l'abilità: virtuosistici sono i più grandi quadri che raffigurano. Ma insieme alla maestria, e di più, ciò che colpisce nei lavori piccoli e grandi è l'atmosfera, sapientemente dolce e soffusa o energica e galvanizzante. La Luce, nei suoi diversi momenti, è completamente dominata dal pittore che la modula nella inclinazioni volute e negli affetti più sottili: nella serie "passaggio sul Pamir" l'aria è fredda e rarefatta, e il nevischio ricopre il cielo: il maestro evoca l'intenso freddo provato sotto la veste e traduce in suono ovattato la marcia incessante degli Yak colti dalla incipiente tormenta. La Luce appare purissima nella tela che racconta il deserto dei Gobi "Dopo la tempesta": qui è una fonte diretta, limpida, di forte impatto, che suggerisce ed apre alla vastità del luogo. Da Notare vi è anche una tecnica ad impasto di sabbia che materializza l'elemento costitutivo delle dune stesse. Insieme alla luce, anche l'acqua occupa un grande spazio nella narrazione del pittore che ne coglie e ne presenta gli aspetti più delicati, come nella piccola tela "vita sull'acqua" in cui la luna illumina barche in cui è nascosto il sonno notturno dei pescatori: qui l'acqua è tiepida e silenziosa, ferma e si sente solo lo sciabordio sotto la ciglia. Nella serie su Venezia, in "Primo mattino in inverno" ed altri, l'acqua pervade la scena: non si tratta di puro rispecchiamento degli splendidi palazzi, ma di elezione dell'elemento acquatico in sapiente custode della bellezza soprastante, dove la vivacità della corrente è resa con pennellate rapide e successive velature che ne esaltano la trasparenza. Nella "Partenza" delle giunche l'acqua è invece trattata volutamente in modo sciolto ed acquarellistico, alla maniera orientale tradizionale, in modo da esaltare la maestosità delle vele: in esse una stesura di tipo fiammingo ( come usava in particolare la scuola di Rembrandt) propone pennellate dense e pastose velate anch'esse più volte con colori molto liquidi e puri.

E infine, i luoghi della Storia: Zhiwei parla nei suoi quadri dei ricordi del suo paese e dice: "Sono momenti di nostalgia... le immagini più care nel profondo del cuore...." a partire dalla Grande Muraglia, là dove iniziava a "Jiayuguang". E' il luogo sperduto, il confine estremo della Cina, ma anche l'ingresso per il viaggiatore occidentale venuto a commerciare già diversi secoli fa; c'è poi "Dunghuang" chiamata la perla della cultura cinese dove i pellegrini provenienti dalla Persia e altrove sostavano nel loro lungo viaggio. Decorarono la roccia scolpendo statue di Buddha, ora più di quattromila, da quattro centimetri a quaranta metri di grandezza, che restano testimonianza della loro devozione e che affascinano enormemente: il pittore abbraccia il luogo da lontano, con reverenza, senza svelare l'interno delle grotte, stupito dalla maestosità del luogo. Qui la sacralità del sito, la profondità dell'oasi e del deserto circostante sono resi con pennellate rapide che accentuano il carattere di ricordo del dipinto. Da sogno piuttosto che dal ricordo emergono poi altre tele: in quella che raffigura una giovane donna seduta sulla cima della Muraglia, l'appartenenza del pittore ad entrambi i mondi, oriente e occidente, è chiara: la ragazza che ha tratti europei lascia vagare il suo sguardo sull'orizzonte della grande Cina. Il pittore stesso afferma che così ha voluto rappresentare simbolicamente ciò di cui lui sente di essere un "miscuglio". In mostra vi saranno anche disegni a carboncino su carta, con soggetti dai "diari di viaggio" con uomini tibetani con costume da cerimonia, monaci con strumenti musicali, mongoli in corsa sui loro cavalli, carovane di cammelli ed altro sulla Via della Seta.

a cura di Marina Burri

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