Editoriale n 23: Il paesaggio, che fare?
Sul Corriere del 15 dicembre 2005:
"le recenti considerazioni del Presidente della Regione
Veneto in merito alle 'brutture architettoniche' del Veneto
ed i riferimenti all'opera di Andrea Zanzotto largamente
dedicata al Paesaggio rientrano nel clima di 'recupero'
di quell'identità architettonica che da più
parti vede la grande crescita industriale dei decenni
scorsi non accompagnata da un altrettanto 'alta' visione
urbanistica. La città diffusa, la megalopoli fra
periferia e periferia di questo nostro Veneto comincia
ad opprimere chi vi vive. L'On. Galan dice di avere pronta
una lista dei manufatti da abbattere..."
a cura di Abcveneto
...queste sono le parole che abbiamo 'estratto' e che
ci sono rimaste impresse da letture sia di siti web che
di giornali riguardo il paesaggio e l'ambiente. In effetti
il paesaggio veneto, un tempo celebrato nei carmi e nei
ritratti di pittori e paesagisti, oggi si presenta come
una sconfinata distesa di orribili quanto utilissimi capannoni
cementizi e i capannoni sono 'grandi capanne', come ha
detto il professor Cesare de Michelis in un convegno di
scrittori e paesaggio a Conegliano, circa un anno fa.
Capannoni che sono stati e sono la ricchezza del Veneto,
ma a mio avviso, non sono il solo problema, il problema
viene da lontano, da una certa mentalità malandrina
a tutti gli effetti. Avete mai fatto un giro per Treviso,
camminando sulle mura? Avete mai notato che la città
è devastata da enormi comdomini che poco c'entrano
con case e casette e portici? Eppure non mi sembra che
quegli enormi condomini siano tanto recenti, o basta spostarsi
verso piazza Pio X e alzare lo sguardo, ci sono condomini
che presentano porte e portoni con uno sterminato numero
di campanelli...quanti appartamenti ci sono? 50-60 per
entrata, forse di più, bolidi sono, non case. Insomma,
la devastazione del territorio viene da lontano, dalla
guerra che ha regalato a speculatori edilizi la scusa
di mettere le mani su preziosi fazzoletti di territorio
cittadino e che oggi i figli e i nipoti di questi, si
aggirano fra di noi liberi e fieri nelle loro fuoriserie
camionesche dotate di servosterzo, altrimenti con le strade
che abbiamo, non riuscirebbero a girare.
E andando in stazione, poco prima di uscire dalle mura,
ci sono due enormi palazzoni di cemento, decisamente orribili,
mostruosi e guardandoli ci si chiede con che poco gusto
e con che poca lungimiranza sono stati costruiti. Fanno
proprio schifo. E dire che il buon gusto è sempre
esistito...se si voleva fare edilizia per grandi numeri,
bastava prendere come esempio l'Eur e il palazzo dei Congressi
di Roma, l'architettura cosidetta razionalista del 'famoso'
ventennio, a mio avviso, la linearità e purezza
e le sapienti squadrature ben proporzonate, potrebbero
insegnare molto ai costruttori che hanno fatto lo scempio
di Treviso nel passato e anche oggi ai costruttori odierni
che continuano a fare schifezze. Si possono costruire
anche grattacieli, siamo ben consci che nessuno fa niente
per niente e che i quattrini qualcuno li deve sborsare,
ma certo, con un po' di gusto, quanto ci vuole? Com'è
possibile, che il passato, pieno di guerre, torture, ingiustizie,
discriminazioni, sfruttamento di plebi e schiavitù,
ci parli attraverso muri e finestre e archi di una dimensione
più umana, più bella, anche in edilizie
popolari? E oggi che si parla tanto di diritti umani,
di uguaglianza, si facciano case così brutte e
strade così strette, senza un po' di lungimiranza?
E certo i capannoni sono figli di questa voglia di speculazione,
che ha portato tanto benessere, certo, ma oggi, ci si
chiede appunto se il prezzo non sia stato troppo alto.
Recentemente, al Relais Monaco di Ponzano Veneto c'è
stato un convegno molto bello, che ha presentato un rapporto,
il Q.U.A.P. Qualità Urbanistica delle Aree Produttive,
uno studio fatto dalla Provincia di Treviso, che appunto
si sta chiedendo che cosa fare di questo paesaggio devastato.
Sono state allora presentate interessanti ipotesi ai sindaci
dei paesi e delle cittadine, presenti in gran numero.
Una di queste ipotesi, che mi ha colpito molto, è
la famosa 'quinta parete', ovvero, il cercare di dare
una utilità ai tetti dei capannoni, che dall'alto
sono una macchia inutilizzata e grigiastra. Perchè
non distenderci sopra un manto d'erba? Sembra lo facciano
in Germania. Oppure, lasciando andare la fantasia a briglia
sciolta, se sopra i tetti dei capannoni mettessero siepi,
quelle siepi che una volta si trovavano in gran numero
un po' dappertutto e che adesso sono quasi scomparse in
una scellerata distruzione della cultura contadina? Certo
per l'indigeno e per il viaggiatore, sarebbe un po' buffo
ma curioso e non privo di attrattiva, il vedere un enorme
capannone pieno di sciamanti operai, merci e imprenditori,
coronato da una siepe aerea. Potrebbe addirittura diventare
una sorta di attrazione turistica e paesaggistica, senza
dimenticare che diventerebbero il regno degli uccelletti.
Insomma, questa nostra bella Provincia avrebbe bisogno
di tante cose e ci fa piacere che finalmente entri in
campo anche la Fantasia e l'Immaginazione, perchè
c'è tanto bisogno di fantasia e immaginazione e
buon senso. Anche se, rimane il problema: a chi spetta
il compito di far fare ciò? Perchè, tanto
per iniziare, non coronare di una bella siepe quell'ultimo
orribile tratto ferroviario che porta a Venezia e che
entrando a Mestre dà il benvenuto a pendolari e
viaggiatori e turisti con orribili baracche, edifici fatiscenti,
cartelloni pubblicitari? Mi sembra che Venezia, meriti
un preludio ferroviario più degno della sua natura,
ma questo vale anche per Treviso e tutte le altre città.
Bisognerebbe abbattere case e orribili alveari, chi si
prende tale onere e tale responsabilità, visto
che, come dice il proverbio, la mia libertà finisce
dove inizia quella del mio vicino? Dedicato a 'illuminati'
amministratori...
a cura di Abcveneto