nu. 22 anno terzo¬ 1 gennaio 2006 mensile online gratuito
Abcveneto, mensile online su treviso, il Veneto e cosa fanno i Veneti dentro e fuori d'Italia
rubrica

Editoriale n 23: Il paesaggio, che fare?


Sul Corriere del 15 dicembre 2005: "le recenti considerazioni del Presidente della Regione Veneto in merito alle 'brutture architettoniche' del Veneto ed i riferimenti all'opera di Andrea Zanzotto largamente dedicata al Paesaggio rientrano nel clima di 'recupero' di quell'identità architettonica che da più parti vede la grande crescita industriale dei decenni scorsi non accompagnata da un altrettanto 'alta' visione urbanistica. La città diffusa, la megalopoli fra periferia e periferia di questo nostro Veneto comincia ad opprimere chi vi vive. L'On. Galan dice di avere pronta una lista dei manufatti da abbattere..."

a cura di Abcveneto

...queste sono le parole che abbiamo 'estratto' e che ci sono rimaste impresse da letture sia di siti web che di giornali riguardo il paesaggio e l'ambiente. In effetti il paesaggio veneto, un tempo celebrato nei carmi e nei ritratti di pittori e paesagisti, oggi si presenta come una sconfinata distesa di orribili quanto utilissimi capannoni cementizi e i capannoni sono 'grandi capanne', come ha detto il professor Cesare de Michelis in un convegno di scrittori e paesaggio a Conegliano, circa un anno fa. Capannoni che sono stati e sono la ricchezza del Veneto, ma a mio avviso, non sono il solo problema, il problema viene da lontano, da una certa mentalità malandrina a tutti gli effetti. Avete mai fatto un giro per Treviso, camminando sulle mura? Avete mai notato che la città è devastata da enormi comdomini che poco c'entrano con case e casette e portici? Eppure non mi sembra che quegli enormi condomini siano tanto recenti, o basta spostarsi verso piazza Pio X e alzare lo sguardo, ci sono condomini che presentano porte e portoni con uno sterminato numero di campanelli...quanti appartamenti ci sono? 50-60 per entrata, forse di più, bolidi sono, non case. Insomma, la devastazione del territorio viene da lontano, dalla guerra che ha regalato a speculatori edilizi la scusa di mettere le mani su preziosi fazzoletti di territorio cittadino e che oggi i figli e i nipoti di questi, si aggirano fra di noi liberi e fieri nelle loro fuoriserie camionesche dotate di servosterzo, altrimenti con le strade che abbiamo, non riuscirebbero a girare.
E andando in stazione, poco prima di uscire dalle mura, ci sono due enormi palazzoni di cemento, decisamente orribili, mostruosi e guardandoli ci si chiede con che poco gusto e con che poca lungimiranza sono stati costruiti. Fanno proprio schifo. E dire che il buon gusto è sempre esistito...se si voleva fare edilizia per grandi numeri, bastava prendere come esempio l'Eur e il palazzo dei Congressi di Roma, l'architettura cosidetta razionalista del 'famoso' ventennio, a mio avviso, la linearità e purezza e le sapienti squadrature ben proporzonate, potrebbero insegnare molto ai costruttori che hanno fatto lo scempio di Treviso nel passato e anche oggi ai costruttori odierni che continuano a fare schifezze. Si possono costruire anche grattacieli, siamo ben consci che nessuno fa niente per niente e che i quattrini qualcuno li deve sborsare, ma certo, con un po' di gusto, quanto ci vuole? Com'è possibile, che il passato, pieno di guerre, torture, ingiustizie, discriminazioni, sfruttamento di plebi e schiavitù, ci parli attraverso muri e finestre e archi di una dimensione più umana, più bella, anche in edilizie popolari? E oggi che si parla tanto di diritti umani, di uguaglianza, si facciano case così brutte e strade così strette, senza un po' di lungimiranza? E certo i capannoni sono figli di questa voglia di speculazione, che ha portato tanto benessere, certo, ma oggi, ci si chiede appunto se il prezzo non sia stato troppo alto.

Recentemente, al Relais Monaco di Ponzano Veneto c'è stato un convegno molto bello, che ha presentato un rapporto, il Q.U.A.P. Qualità Urbanistica delle Aree Produttive, uno studio fatto dalla Provincia di Treviso, che appunto si sta chiedendo che cosa fare di questo paesaggio devastato. Sono state allora presentate interessanti ipotesi ai sindaci dei paesi e delle cittadine, presenti in gran numero. Una di queste ipotesi, che mi ha colpito molto, è la famosa 'quinta parete', ovvero, il cercare di dare una utilità ai tetti dei capannoni, che dall'alto sono una macchia inutilizzata e grigiastra. Perchè non distenderci sopra un manto d'erba? Sembra lo facciano in Germania. Oppure, lasciando andare la fantasia a briglia sciolta, se sopra i tetti dei capannoni mettessero siepi, quelle siepi che una volta si trovavano in gran numero un po' dappertutto e che adesso sono quasi scomparse in una scellerata distruzione della cultura contadina? Certo per l'indigeno e per il viaggiatore, sarebbe un po' buffo ma curioso e non privo di attrattiva, il vedere un enorme capannone pieno di sciamanti operai, merci e imprenditori, coronato da una siepe aerea. Potrebbe addirittura diventare una sorta di attrazione turistica e paesaggistica, senza dimenticare che diventerebbero il regno degli uccelletti.
Insomma, questa nostra bella Provincia avrebbe bisogno di tante cose e ci fa piacere che finalmente entri in campo anche la Fantasia e l'Immaginazione, perchè c'è tanto bisogno di fantasia e immaginazione e buon senso. Anche se, rimane il problema: a chi spetta il compito di far fare ciò? Perchè, tanto per iniziare, non coronare di una bella siepe quell'ultimo orribile tratto ferroviario che porta a Venezia e che entrando a Mestre dà il benvenuto a pendolari e viaggiatori e turisti con orribili baracche, edifici fatiscenti, cartelloni pubblicitari? Mi sembra che Venezia, meriti un preludio ferroviario più degno della sua natura, ma questo vale anche per Treviso e tutte le altre città. Bisognerebbe abbattere case e orribili alveari, chi si prende tale onere e tale responsabilità, visto che, come dice il proverbio, la mia libertà finisce dove inizia quella del mio vicino? Dedicato a 'illuminati' amministratori...

a cura di Abcveneto

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