Provincia di Treviso: Muraro, "Lezioni di arabo:
no grazie"
Riportiamo nella sua interezza
l'intervento del presidente vicario della Provincia di
Treviso, Leonardo Muraro.
a cura di Abcveneto
La lingua araba entra negli istituti scolastici della
Provincia di Treviso. Da febbraio infatti in alcune scuole
primarie della Marca partiranno dei corsi con l'obiettivo
di trasmettere, ai bambini marocchini nati in Italia,
la conoscenza della propria lingua e cultura d'origine.
Un'iniziativa che non condivido assolutamente, la ritengo
una vera e propria prepotenza nei nostri confronti, una
minaccia per la nostra identità.
Abbiamo sempre dimostrato di essere un Paese ospitale
e tollerante nei confronti dei cittadini immigrati presenti
nel nostro territorio, ma ora, con questo progetto, rischiamo
di compromettere la nostra cultura, di azzerare le nostre
radici. Non possiamo accettarlo. Non vogliamo rinunciare
a quell'identità, a quelle tradizioni che contraddistinguono
la nostra società. Credo che la scuola debba prima
di tutto preoccuparsi della qualità della formazione
dei nostri giovani, spesso compromessa proprio dalla presenza
di molti ragazzi immigrati provenienti da diverse etnie.
Condizione questa, che penalizza i nostri figli: gli insegnanti
infatti sono spesso costretti a calibrare e rallentare
il programma scolastico. Perché la scuola pubblica
dovrebbe farsi carico del pagamento del riscaldamento
e del personale adibito alla pulizia delle aule? Che dovere
abbiamo verso questa religione?. Perché, si badi
bene, non si tratta di insegnare una lingua per collegarsi
alle radici della propria civiltà ma l'insegnamento
dell' arabo ha solo la funzione di comprendere e recitare
bene il testo coranico. Questo è il vero motivo
per cui si vuole insegnare la lingua araba: per istruire
le persone a dei codici di comportamento. Se, ogni minoranza
presente nel nostro paese, chiedesse la possibilità
di poter studiare la propria lingua e la religione nelle
scuole, credo non basterebbero le ore scolastiche a disposizione.
Si tratta evidentemente di una assurdità che non
deve essere appoggiata. Perché allora non insegnare
cinese, indiano o albanese?
Non mi sembra che nei paesi arabi vi sia una apertura
mentale e culturale nei confronti di altre civilità.
In queste nazioni, vengono forse insegnate nelle scuole
lingua e cultura italiana? Prima di tutto dobbiamo
garantire il principio di reciprocità.
Non solo, dare la possibilità ai figli di genitori
di religione musulmana di conoscere le loro tradizioni,
significa legittimare le aberrazioni della loro cultura
non ancora al passo con la modernità, come per
esempio il non riconoscimento dei diritti umani, la
sottomissione della donna, la poligamia o la barbara
pratica di macellazione secondo il rito islamico. La nostra
comunità non deve assistere impotente di fronte
a questa esagerazione di permessi e autorizzazioni per
poter effettuare questa pratica tanto crudele,. Mi rivolgo
quindi ai sindaci: opponiamoci tutti insieme a questa
soprusi.
Salde sono le nostre radici cristiane e culturali. Il
Cristianesimo ci ha lasciato in eredità valori
importanti come la tolleranza, la solidarietà,
il rispetto, senza mai per questo portarci a quel fanatismo
e a quell'estremismo che giustificano anche gli atti più
violenti.
Non dimentichiamolo: siamo noi la cultura di base, siamo
noi ad ospitare immigrati provenienti da altre paaesi,
credo perciò sia fondamentale che queste persone,
e i loro figli in particolare, imparino bene la lingua
italiana e le nostre tradizioni. Condizioni essenziali
affinché il processo di integrazione si possa compiere.
Purtroppo, negli ultimi tempi, per non essere considerati
culturalmente arretrati o politicamente scorretti sono
state fatte concessioni che vanno contro il buon senso.Ora
basta.
Leonardo Muraro
Presidente vicario della Provincia di Treviso
a cura di Abcveneto