Regione Veneto: Zaia ci racconta del Panevin, l'antica
tradizione veneta
"Fuive a matina ciol el sac
e va a farina, Fuive al garbin tol su el caro e va al
muin - dice Giuseppe, aggiungendo subito dopo - e così
stavamo tutti a naso in su per capire che cosa ci si doveva
attendere dal nuovo anno, raccolto buono o cattivo? Ma
questo era solo l'atto finale di un lavoro cominciato
già qualche giorno prima, quando gli uomini andavano
a tagliare canne per far fuoco. Mattine fredde in mezzo
ai campi coperti di brina che per riscaldarsi un po' si
beveva il vin brulè. Serate lunghe trascorse nelle
stalle a far su la vecia, mentre nel pomeriggio altri
andavano per le case con i secchi a raccogliere il vino
per la serata del panevin
"
a cura di Abcveneto
È bello ascoltare gli anziani mentre raccontano
le tradizioni della nostra civiltà contadina, quella
civiltà che è la colonna portante della
cultura popolare veneta, tramandatasi di generazione in
generazione fino ai nostri giorni. Certo nessuno crede
più al responso delle fuive, ma girando per le
strade del trevigiano la notte della Befana, si potrà
constatare come non ci sia borgo, paese o contrada privo
del proprio falò. Il panevin è la più
antica tradizione trevigiana del mondo agricolo. E
questo ha un significato che va oltre il rito in sé
e la sua contingenza. Non si tratta dunque soltanto di
stabilire quanto l'antica festa pagana sia stata contaminata
con l'Epifania della festa cattolica e il modo in cui
l'antica tradizione sia mutata nel tempo. Quello che davvero
acquista significato, ai nostri occhi, è l'evento
in sé. Il fatto che intere comunità si stringano
attorno al fuoco per cancellare quanto di brutto è
accaduto l'anno precedente e per salutare il nuovo anno
illuminando con la luce dei falò le tenebre di
un futuro ignoto. E non è un caso se a questo rito
si assiste tutti assieme perché la famiglia e la
comunità sono i luoghi in cui l'individuo cerca
l'energia e le motivazioni per affrontare e superare gli
ostacoli che incontra sul suo cammino. Questo è
il motivo per cui una tradizione, che ha origine nella
notte dei tempi, è vissuta ancora tanto intensamente
nella Marca e in tutto il Nord-Est del nostro Paese. In
quest'ottica, credetemi, non c'è niente di strano
nel cercare di salvaguardare e tenere in vita le proprie
tradizioni. E non lo affermo, come potrebbero insinuare
i maliziosi, solo perché sono assessore all'identità
veneta. Sono invece convinto che, nella nostra epoca,
in cui non si fa altro che parlare di globalizzazione
e internazionalizzazione, mantenersi saldi alle proprie
radici e consapevoli della propria identità non
è un misero espediente per illudersi che il mondo
non cambi è semmai la maniera per affrontare con
maggior consapevolezza e sicurezza questo mondo in continua
evoluzione. Conoscere le proprie origini, vivere nella
certezza delle proprie tradizioni aiuta a fare di noi
degli uomini in grado di affrontare serenamente i rapidi
cambiamenti a cui la nostra frenetica vita ci sottopone,
ci permette di identificarci in quei valori di cui è
portatrice la nostra comunità e ci infonde quel
senso di appartenenza grazie al quale non dovremmo più
sentirci tante bandierine in balia del vento dei cambiamenti.
Questo è il motivo per cui mi sono tanto prodigato
negli anni scorsi per la realizzazione di una rassegna
dei presepi della Provincia di Treviso alla quale è
stata di recente aggiunta una sezione dedicata appunto
ai Panevin del territorio.
La guida, distribuita in 450 mila copie a tutte le famiglie
trevigiane, sarà molto utile, dunque, questa sera,(
dipende dalle zone, il panevin si festeggia prima della
Befana e chi lo fa addirittura la settimana successiva)
per scegliere il Panevin a cui partecipare. Con l'augurio
che quello di quest'anno sia il Panevin dei bambini, lontano
da inutili polemiche che non possono in nessun modo minare
la forza di questa tradizione. I bambini dovranno accorrere
numerosi ai Panevin, proprio loro, che rappresentano le
speranze del nostro futuro, per diventare depositari e
custodi della magia racchiusa in questa notte.
Luca Zaia
Vicepresidente della Giunta Regionale del Veneto tale
commento è apparso sul Gazzettino di Treviso di
giovedì 5 gennaio 2006.
a cura di Abcveneto