nu. 27 anno secondo¬ 16 giugno 2006 mensile online gratuito
Abcveneto, mensile online sul Veneto e cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia nella cultura, nella fotografia, nel turismo, nel cinema, nell'arte etc...
ultima ora

Conegliano: "A casa nostra. Cinquant'anni di mafia e criminalità in Veneto"


A Conegliano il Procuratore Fojadelli con i Sindaci della Marca per parlare di Mafia. L'occasione della prima provinciale della presentazione del libro "A casa nostra. Cinquant'anni di mafia e criminalità in Veneto" dei giornalisti Monica Zornetta e Danilo Guerretta, pubblicato da Baldini Castoldi Dalai editore, per aprire una riflessione sulle dinamiche del problema nella Marca Gioiosa

a cura di Abcveneto

Sarà un incontro dall'indubbio interesse quello promosso dal Comune di Conegliano, in occasione della prima provinciale della presentazione del libro *"A casa nostra. Cinquant'anni di mafia e criminalità in Veneto"*dei giornalisti Monica Zornetta e Danilo Guerretta, che si terrà il prossimo lunedì 19 giugno, alle ore 20.45, nella sala Conferenze di Palazzo Sarcinelli. Il Sindaco Floriano Zambon, vista la partecipazione del procuratore di Treviso, Antonio Fojadelli, ha voluto estendere l'invito non solo a tutti gli istituti medi superiori e inferiori cittadini e alla cittadinanza, ma anche a tutti i primi cittadini della Provincia. "Sono certo dell'interesse che riveste il problema affrontato dal libro e che le occasioni di approfondimento non debbano mancare *- spiega il Sindaco, Floriano Zambon -* soprattutto considerato che spesso tendiamo a percepire il problema della criminalità organizzata come distante, legato solo a determinate realtà geografiche. Purtroppo la realtà spesso ci dice il contrario e ne costituisce un esempio la vicenda ben nota in città di Cristina Pavesi, perita in un attentato ad opera della criminalità organizzata nel vile agguato al treno Bologna Padova, del 13 dicembre 1990, alla quale è stato intitolato l'Informagiovani di p.le San Martino. Esserne consapevoli significa essere più pronti a farne fronte e difendersi".

Nel libro "*A casa nostra. Cinquant'anni di mafia e criminalità in Veneto*", che insieme alla prefazione di Luigi Ciotti, riporta gli interventi dei procuratori Grasso e Caselli (per la prima volta insieme in un saggio), troviamo le lupare bianche, le alleanze tra clan, i traffici di droga con il Sudamerica, i sequestri di persona, le eco-mafie. Come però recita il sottotitolo, a fare da sfondo alle 371 pagine del saggio scritto dai giornalisti Monica Zornetta e Danilo Guerretta e edito da Baldini Castoldi Dalai editore (già uscito nelle librerie), non c'è -- inaspettatamente - la Sicilia ma il "quieto" Veneto: quello dei capannoni, delle concerie, dei piccoli imprenditori, dei padroncini e delle spinte federaliste.

*La problematica mafiosa dal secondo dopoguerra in Veneto in 26 episodi * E' qui che, dal dopoguerra, si sono succeduti banditi, mafiosi, criminali d'ogni tipo. Non solo la Mala del Brenta di Felice Maniero, quella "holding del crimine", così era stata definita nei processi, che per un ventennio, grazie agli insegnamenti delle famiglie mafiose più importanti di Sicilia e Campania (dai Fidanzati ai Grado ai Giuliano), aveva tenuto in scacco i comuni a cavallo tra le province di Venezia e Padova, estendendo il proprio potere anche in Emilia Romagna, in Friuli Venezia Giulia e nell'ex Jugoslavia.

"A casa nostra", frutto di tre anni di intense ricerche, racconta anche l'epopea dei soggiornanti obbligati (da Giuseppe Sirchia a "Totuccio" Contorno fino a Salvatore Badalamenti, il nipote prediletto di don "Tano", mandante dell'omicidio di Peppino Impastato), la stagione dei sequestri di persona a opera dei nomadi giostrai e di alcuni gruppi criminali calabresi. Indelebile nella memoria, a questo proposito, è la lunghissima e sofferta prigionia patita dal giovane vicentino Carlo Celadon in Aspromonte, dove fu tenuto segregato per 831 giorni. Il libro narra poi l'arresto, avvenuto in provincia di Vicenza, del temibile "uomo d'onore" Giuseppe "Piddu" Madonia, numero due di Cosa nostra che qui - è la notizia inedita svelata dagli autori - conduceva i propri business con la complicità di alcuni imprenditori locali.

E' proprio in Veneto, precisamente a Caorle (Venezia), che ha perduto la libertà il camorrista Costantino Sarno, boss dell'Alleanza di Secondigliano ed è sempre in questo territorio, ma stavolta in montagna, a Belluno, che ha trascorso moltissimi anni di carcere il creatore della sanguinaria Nuova camorra organizzata, il boss dei boss Raffaele Cutolo. In Veneto, poi, raccontano gli autori, la mafia ha delineato le sue nuove frontiere: quelle del ciclo del cemento, che vede la regione ai primi posti nel numero di abusi edilizi, il lavoro nero, il traffico e la gestione dei rifiuti. Tra le 26 storie scelte e raccontate da Zornetta e Guerretta con uno stile giornalistico che strizza l'occhio al romanzo c'è anche la rapina finita nel sangue (quello di due giovani agenti di polizia) al ristorante dell'ippodromo di Padova a opera di un commando formato da guardie giurate e zingari e, inoltre, la tremenda fine del giovane Matteo Toffanin, un bravo ragazzo giustiziato per errore una sera di maggio da alcuni sicari che lo avevano scambiato per un pregiudicato da loro condannato a morte.
articolo prosegue sotto



*Contributi importanti: don Luigi Ciotti, presidente di Libera, e i procuratori Pietro Grasso e Gian Carlo Caselli * Il libro infatti -- lo ricorda nella prefazione Luigi Ciotti, presidente di Libera - non punta tanto ad analizzare le modalità del sistema mafia quanto a riaprire uno squarcio nella memoria collettiva attraverso la ricostruzione storica degli avvenimenti e di coloro che ne sono stati coinvolti. "Per non dimenticare -- scrive Ciotti -- che dietro le parole mafia, criminalità, delinquenza, c'è sempre la sofferenza di quanti subiscono soprusi e ingiustizie". Con Ciotti, le pagine di "A casa nostra" accolgono anche i preziosi interventi di due magistrati da sempre in prima linea contro la mafia, qui eccezionalmente presenti insieme: Pietro Grasso e Gian Carlo Caselli. Il magistrato piemontese, che prima di sedere sulla poltrona di procuratore generale presso la Corte d'appello di Torino è stato procuratore della Repubblica di Palermo (da dove ha coordinato anche l'arresto di Riina) e ha combattuto per molti anni il terrorismo, scrive che "la ricerca, partendo dalla realtà veneta, offre materiale imponente a riscontro della tesi secondo cui non vi sono zone franche rispetto al pericolo di infiltrazioni mafiose". "In questo libro per la prima volta -- è invece la conclusione di Grasso, successore di Caselli alla procura palermitana prima di essere nominato a capo della Procura nazionale antimafia -- è stata portata alla luce la storia criminale in Veneto. Un'operazione certamente utile per individuare, attraverso le linee del passato, le nuove tendenze e la consistenza dei fenomeni attuali di criminalità organizzata". Il volume si chiude infatti con i nuovi pericoli criminali: non solo le nuove mafie (provenienti in special modo dalla Nigeria, dall'Albania e dalla Cina) ma anche le cosiddette eco-mafie e gli appalti, bocconi golosi per gli insaziabili appetiti della criminalità organizzata del nuovo millennio.

Segnala il sito
Tuo Nome Tua Email Nome Amico Email Amico
Powered by Risorse Internet

a cura di Abcveneto

ABCVeneto®: sulla rete dal 1 marzo 2004