Conegliano: "A casa nostra. Cinquant'anni di mafia
e criminalità in Veneto"
A Conegliano il Procuratore Fojadelli
con i Sindaci della Marca per parlare di Mafia. L'occasione
della prima provinciale della presentazione del libro
"A casa nostra. Cinquant'anni di mafia e criminalità
in Veneto" dei giornalisti Monica Zornetta e Danilo
Guerretta, pubblicato da Baldini Castoldi Dalai editore,
per aprire una riflessione sulle dinamiche del problema
nella Marca Gioiosa
a cura di Abcveneto
Sarà un incontro dall'indubbio interesse quello
promosso dal Comune di Conegliano, in occasione della
prima provinciale della presentazione del libro *"A
casa nostra. Cinquant'anni di mafia e criminalità
in Veneto"*dei giornalisti Monica Zornetta e Danilo
Guerretta, che si terrà il prossimo lunedì
19 giugno, alle ore 20.45, nella sala Conferenze di Palazzo
Sarcinelli. Il Sindaco Floriano Zambon, vista la partecipazione
del procuratore di Treviso, Antonio Fojadelli, ha voluto
estendere l'invito non solo a tutti gli istituti medi
superiori e inferiori cittadini e alla cittadinanza, ma
anche a tutti i primi cittadini della Provincia. "Sono
certo dell'interesse che riveste il problema affrontato
dal libro e che le occasioni di approfondimento non debbano
mancare *- spiega il Sindaco, Floriano Zambon -* soprattutto
considerato che spesso tendiamo a percepire il problema
della criminalità organizzata come distante, legato
solo a determinate realtà geografiche. Purtroppo
la realtà spesso ci dice il contrario e ne costituisce
un esempio la vicenda ben nota in città di Cristina
Pavesi, perita in un attentato ad opera della criminalità
organizzata nel vile agguato al treno Bologna Padova,
del 13 dicembre 1990, alla quale è stato intitolato
l'Informagiovani di p.le San Martino. Esserne consapevoli
significa essere più pronti a farne fronte e difendersi".
Nel libro "*A casa nostra. Cinquant'anni di mafia
e criminalità in Veneto*", che insieme alla
prefazione di Luigi Ciotti, riporta gli interventi dei
procuratori Grasso e Caselli (per la prima volta insieme
in un saggio), troviamo le lupare bianche, le alleanze
tra clan, i traffici di droga con il Sudamerica, i sequestri
di persona, le eco-mafie. Come però recita il sottotitolo,
a fare da sfondo alle 371 pagine del saggio scritto dai
giornalisti Monica Zornetta e Danilo Guerretta e edito
da Baldini Castoldi Dalai editore (già uscito
nelle librerie), non c'è -- inaspettatamente -
la Sicilia ma il "quieto" Veneto: quello dei
capannoni, delle concerie, dei piccoli imprenditori, dei
padroncini e delle spinte federaliste.
*La problematica mafiosa dal secondo dopoguerra in Veneto
in 26 episodi * E' qui che, dal dopoguerra, si sono succeduti
banditi, mafiosi, criminali d'ogni tipo. Non solo la Mala
del Brenta di Felice Maniero, quella "holding del
crimine", così era stata definita nei processi,
che per un ventennio, grazie agli insegnamenti delle famiglie
mafiose più importanti di Sicilia e Campania (dai
Fidanzati ai Grado ai Giuliano), aveva tenuto in scacco
i comuni a cavallo tra le province di Venezia e Padova,
estendendo il proprio potere anche in Emilia Romagna,
in Friuli Venezia Giulia e nell'ex Jugoslavia.
"A casa nostra", frutto di tre anni di intense
ricerche, racconta anche l'epopea dei soggiornanti obbligati
(da Giuseppe Sirchia a "Totuccio" Contorno fino
a Salvatore Badalamenti, il nipote prediletto di don "Tano",
mandante dell'omicidio di Peppino Impastato), la stagione
dei sequestri di persona a opera dei nomadi giostrai e
di alcuni gruppi criminali calabresi. Indelebile nella
memoria, a questo proposito, è la lunghissima e
sofferta prigionia patita dal giovane vicentino Carlo
Celadon in Aspromonte, dove fu tenuto segregato per 831
giorni. Il libro narra poi l'arresto, avvenuto in provincia
di Vicenza, del temibile "uomo d'onore" Giuseppe
"Piddu" Madonia, numero due di Cosa nostra che
qui - è la notizia inedita svelata dagli autori
- conduceva i propri business con la complicità
di alcuni imprenditori locali.
E' proprio in Veneto, precisamente a Caorle (Venezia),
che ha perduto la libertà il camorrista Costantino
Sarno, boss dell'Alleanza di Secondigliano ed è
sempre in questo territorio, ma stavolta in montagna,
a Belluno, che ha trascorso moltissimi anni di carcere
il creatore della sanguinaria Nuova camorra organizzata,
il boss dei boss Raffaele Cutolo. In Veneto, poi, raccontano
gli autori, la mafia ha delineato le sue nuove frontiere:
quelle del ciclo del cemento, che vede la regione ai primi
posti nel numero di abusi edilizi, il lavoro nero, il
traffico e la gestione dei rifiuti. Tra le 26 storie
scelte e raccontate da Zornetta e Guerretta con uno stile
giornalistico che strizza l'occhio al romanzo c'è
anche la rapina finita nel sangue (quello di due giovani
agenti di polizia) al ristorante dell'ippodromo di Padova
a opera di un commando formato da guardie giurate e zingari
e, inoltre, la tremenda fine del giovane Matteo Toffanin,
un bravo ragazzo giustiziato per errore una sera di maggio
da alcuni sicari che lo avevano scambiato per un pregiudicato
da loro condannato a morte.
articolo prosegue sotto
*Contributi importanti: don Luigi Ciotti, presidente di
Libera, e i procuratori Pietro Grasso e Gian Carlo Caselli
* Il libro infatti -- lo ricorda nella prefazione Luigi
Ciotti, presidente di Libera - non punta tanto ad analizzare
le modalità del sistema mafia quanto a riaprire uno
squarcio nella memoria collettiva attraverso la ricostruzione
storica degli avvenimenti e di coloro che ne sono stati
coinvolti. "Per non dimenticare -- scrive Ciotti --
che dietro le parole mafia, criminalità, delinquenza,
c'è sempre la sofferenza di quanti subiscono soprusi
e ingiustizie". Con Ciotti, le pagine di "A casa
nostra" accolgono anche i preziosi interventi di due
magistrati da sempre in prima linea contro la mafia, qui
eccezionalmente presenti insieme: Pietro Grasso e Gian Carlo
Caselli. Il magistrato piemontese, che prima di sedere sulla
poltrona di procuratore generale presso la Corte d'appello
di Torino è stato procuratore della Repubblica di
Palermo (da dove ha coordinato anche l'arresto di Riina)
e ha combattuto per molti anni il terrorismo, scrive che
"la ricerca, partendo dalla realtà veneta, offre
materiale imponente a riscontro della tesi secondo cui non
vi sono zone franche rispetto al pericolo di infiltrazioni
mafiose". "In questo libro per la prima volta
-- è invece la conclusione di Grasso, successore
di Caselli alla procura palermitana prima di essere nominato
a capo della Procura nazionale antimafia -- è stata
portata alla luce la storia criminale in Veneto. Un'operazione
certamente utile per individuare, attraverso le linee del
passato, le nuove tendenze e la consistenza dei fenomeni
attuali di criminalità organizzata". Il volume
si chiude infatti con i nuovi pericoli criminali: non solo
le nuove mafie (provenienti in special modo dalla Nigeria,
dall'Albania e dalla Cina) ma anche le cosiddette eco-mafie
e gli appalti, bocconi golosi per gli insaziabili appetiti
della criminalità organizzata del nuovo millennio.
a cura di Abcveneto