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rubrica

A tavola con Vittoria: la storia del pomodoro


Luciano De Crescenzo celebra la comparsa sullee nostre tavole del pomodoro con questo pensiero: "La scoperta del pomodoro ha rappresentato, nella storia dell'alimentazione, quello che per lo sviluppo della coscienza sociale, è stata la Rivoluzione Francese". Ovviamente lo scrittore napoletano ha in mente la cucina italiana ed in particolare quella partenopea che definisce una "cucina <a luci rosse> per la presenza illuminante di quel meraviglioso prodotto della natura, fatto a forma di lampadina, noto a tutti come il pomodoro San Marzano!"

di Maria Vittoria

Il pomodoro è una pianta orticola della famiglia delle Solanacee (Lycopersicon esculentum). Raggiunge a volte l'altezza di due metri e necessita di un sospegno. Le sue foglie sono lunghe e con un lembo profondamente inciso; i fiori si presentano a grappoli e sono collocati lungo il fusto e le ramificazioni. Il suo frutto denominato pomodoro, è una bacca rossa di forme e dimensioni diverse a seconda della varietà, con polpa dal sapore dolce – acidoricca di vitamine (A, C, B1, B2, K, P, PP) .
La pinata è originaria dal Cile e dall'Ecuador, dove per effeto del clima tropicale offre i suoi frutto tutto l'anno, mentre nelle nostre regioni ha un ciclo annuale limitato all'estate, se coltivata all'aperto. Largamente diffuso in tuto il mondo per il suo gusto oltre che per le sue importanti proprietà dietetiche, il pomodoro ha raggiunto le cucine europee in tempi relqativamente recenti e, sebbene importato già nel Cinquecento, soltanto dopo due secoli è stato impiegato nell'alimentazione.

La coltivazione della pianta del pomodoro era diffusa già in epoca precolombiana in Messico e in Perù. In Europa fu introdotta dagli Spagnoli nel XVI secolo, ma non come ortaggio commestibile bensì come pianta ornamentale, ritenuta addirittura veleno per il suo contenuto di solanina, sostanza considerata all'epoca dannosa per l'uomo. Infatti nel 1544 l'eborista italiano Pietro Matthioli classificò la pianta del pomodoro fra le specie velenose, anche se ammise di aver sentito voci secondo in alcune regioni il suo frutto veniva mangiato fritto nell'olio. Al pomodoro venivano attribuiti misteriosi poteri eccitanti ed afrodisiaci e, per tale motivo veniva impiegato in pozioni e filtri magici dagli alchimisti del Cinquecento e del Seicento. Forse ciò aiuta a comprendere anche i nomi che le varie lingue europee attribuiscono a questa pianta proveniente dal nuovo mondo: Love apple in inglese, Pomme d'amour in francese, Libesapfel in tedesco e pomo o mela d'oro in italiano, tutte definizioni con esplicito riferimento all'amore.
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Oggi, con l'eccezione per l'italiano, le vecchie espressioni sono state sostituite in tute le altre lingue da derivazioni dell'originario termine azteco tomati. Ma in questo caso il nome è frutto di un errore. La pianta che fu importata in Europa era chiamata dagli aztechi xitomati che significa grande tomati. La tomati era un'altra pianta simile al pomodoro, ma più piccola con frutti verdi – giallo (chiamata oggi tomatillo ed impiegata nella cucina centroamericana).
Scarsa è la documentazione relativa all'uso alimentare. Le prime sporadiche segnalazioni di impiego del suo frutto come alimento commestibile, fresco o spremuto, bollito per farne il sugo, si registrano in varie regioni dell'Europa meridionale del XVII secolo.
Soltanto alla fine del Settecento la coltivazione a scopo alimentare del pomodoro conobbe un forte impulso in Francia e nell'Italia meridionale. In Francia il pomodoro veniva consumato soltanto alla corte dei re, a Napoli si diffuse rapidamente tra la popolazione storicamente oppressa dai morsi dela fame. Nel 1762 ne furono definite le tecniche di conservazione in seguito agli studi di Lazzaro Spallanzani che per primo notò come i pomodori preparati e messi in contenitori richiusi non si alterassero.

In seguito nel 1809 un cuoco parigino, Nicolas Appert pubblicò l'opera, L'art de conserver les substances alimentaires d'origine animale et vegetable, dove fra gli alimenti era citato il pomodoro. Solo nell'Ottocento il pomodoro fu inserito nei primi trattati gastronomici europei, come nell'edizione del 1819 del Cuoco galante a firma del grande cuoco napoletano di corte Vincenzo Corrado, dove sono descritte molte ricette con pomodori farciti o fritti, ma non si trovano ancora ricette abbinate alla pasta o alla pizza. Solo nel 1839 Don Ippolito Cavalcanti, Duca di Bonvicino codificò quella che presubilmente era un'usanza diffusa nel popolo, ovvero, nella seconda edizione del suo libro Cucina teorico Pratica propose di condire la spasta con pomodoro ed illustrò la prima ricetta al ragù. Come dire, oggi si parla tanto do moda di strada che ispisra gli stilisti...non c'è nulla di nuovo sotto il sole!

 

Raffinata salsa al pomodoro San Marzano
Pomodori freschi: un chilogrammo, burro: grammi 50, prosciutto: grammi 50, cipolle piccole: due, una carota, prezzemolo, una costa di sedano, una foglia di lauro, vino: mezzo bicchiere, farina: un cucchiaio, sale pepe.

Mettete sul fuoco un tegame, il burro e il prosciutto (grasso e magro) tagliato a listerelle. Quando il prosciutto comincerà a rosalare mettere la cipolla, la carota, qualche gambo di prezzemolo, la costa del sedano e un pezzetto della foglia di lauro, tutto tritato finemente. Lasciare rosolare, mettere il vino e far evaporare. Aggiungere la farina e mescolare bene. Lavare tagliare i pomodori dopo averli spellati e tolto i semi. Condire con sale e pepe e rimescolare bene. Lasciare cuocere lentamente. Si consiglia di aggiungere qualche foglia di basilico fresco che da uno squisito aroma. Si può condire la pasta, o mangiarla con carne arrosta o bollita.

Vermicelli alla puttanesca
Per 6 persone
500 grammi di pomodori San Marzano, tre spicchi d'aglio, un dl e mezzo di olio d'oliva, origano, pepe, un pezzetto di peperoncino, 50 grammi di capperi, 100 grammi di olive nere di Gaeta, cinque alici, prezzemolo, sale. Vermicelli: 600 grammi.

Fare rosolare nell'olio l'aglio e appena sarà imbiondito unire i capperi, olive snocciolate, i pomodori pelati, il peperoncinoe l'origano. Aggiungere i pomodori pelati e tagliato a pezzettini. Far cuocere a fuoco lento. Aggiungere per ultimo il prezzemolo, le alici liscate e tagliate a pezzettini. Lasciare insaporire e aggiustare il sale e pepe. Lessare la pasta tendola al dente, scolare e condire nella pentola del sugo qualche secondo a fuoco lento.

Spaghetti aglio e pomodoro
Spaghetti: grammi 600, pomodori: un chilogrammo, olio: mezzo bicchiere, aglio: due spicchi, sale.
Mettere sul fuoco una padella versarci dell'olio, l'aglio e appena questo è imbiondito, toglierlo (Meglio se lo lasciate!). Versare nella padella i pomodori pelati e privati dei semi e tagliati a pezzettini. Salare e cuocere per una ventina di minuti a fuoco lento. In abbondante acqua cuocere gli spaghetti tenedoli al dente, scolarli e versarli nella salsa ed invitare gli ospiti subito in tavola.
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a cura di Abcveneto

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