nu. 28 anno terzo¬ 1 luglio 2006 mensile online gratuito
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Qui Padova: A tutto Tavor


Il cappuccino

Di Luccia Danesin

E' un rito del mattino: preso il giornale - prima di iniziare la giornata - degustare il cappuccino.
Non dev'essere troppo caldo, super bollente ma neppure - per piacere - acqua morta. La schiuma: non proprio tanta ma densa sì al punto giusto. Se il caffè è di marca buona, eh no, non si sente in retrogusto l'acidino.
Ma, trovato tutto a perfezione, questa delizia del mattino ha bisogno di silenzio o almeno solo, in sottofondo, diciamo, un chiacchiericcio, un tramestio. Invece no che dietro al banco tutti son eccitati giocolieri. Impilano piattini e cucchiaini, tazzine sporche o calde-calde appena terse, lasciandole cadere una sull'altra con quel classico rumore di ceramica robusta, tutto sopra un verde piano marmorino. E via così per trenta volte. Dita precise, professionali, calcolano tutto, anche il secondo perché il cliente deve far presto e lasci il suo posto ad un altro avventore. La sosta è vietata. Diventa l'ingollo di una calda bevanda che serve a svegliarsi, a mettersi in ciclo, in riproduzione; nel '68 era "forza lavoro".
Mentre aspetti che venga il tuo turno con un fare tranquillo, di persona normale, di quella che -in fondo- non bada di certo a queste quisquiglie, vicino-vicino, sul bancone lucido d'acciaio, finalmente, con una studiata scivolata - perfidi - te lo sbattono il piattino. L'occhio è torvo e guardi intorno per non lanciar freccette avvelenate al cameriere che, proprio lì davanti a te, sta adesso rumorosamente caricando le tazze sporche dentro il cestino. "Ma, davvero, mi stresso solo io?" Vicino a te tutti normali. La calma più piatta. Nessuno ha il guizzo, la smorfia d'un leggero fastidio. Uno guarda il suo giornale, l'altro paga sorridendo, una addenta soavemente la brioche e tutti, tutti come te - hanno perforante nell'orecchio, -proprio ora l'hanno acceso- quell'orrendo, infernale macinino che tritura sibilando i neri grani di caffè.


Solo i cani sostano nei bar, i savi gatti sono troppo-troppo sensibili d'orecchio.



Di Luccia Danesin

 

a cura di Abcveneto

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