nu. 26 anno terzo¬ 2 maggio 2006 mensile online gratuito
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rubrica

Editoriale n. 26: Il paese dei furbi


Ad aprile abbiamo saltato un editoriale, tant'è, così ci siamo rimessi al numero giusto con il numero del giornale, considerando che abbiamo iniziato nel 2004 con il numero zero. Ed anche quest'anno usciamo il 2 maggio...come l'anno scorso.

a cura di Abcveneto

Dopo cinque anni abbiamo cambiato governo, non intendo entrare in merito perché già molti ne parlano, ma certo fa piacere che 'uno dei presidenti' abbia dedicato la vittoria agli operai e alle operaie, era un po' che non si sentiva parlare della classe operaia, che anzi, sembrava addirittura scomparsa, nel senso che forse nessuno più è fiero di farne parte...la maggior parte degli italiani, credo, aspirino ad essere tutti laureati, diplomati e fior di professionisti e ci riescono, però poi alcuni di loro diventano 'dottori' operai. Infatti gli operai ci sono eccome e sono ancora tanti, anche se meno di una volta... e se oggi sono un po' cambiati, molti di loro sono diplomati, alcuni perfino laureati perchè l'unico lavoro che hanno trovato è appunto quello di operaio, a meno di non emigrare all'estero. Credo che la massima fortuna a cui può aspirare un laureato in Italia, è di fare un lavoro da diplomato, un diplomato di scuola superiore da diplomato di scuola media inferiore, etc.

Ho saputo proprio oggi, di un ingegnere gestionale che fa il fattorino con il furgone in giro per l'Italia. Per scelta? Per avere finalmente la possibilità di fare un'esperienza di lavoro? Per necessità di mantenersi dignitosamente e ha dovuto accettare il primo lavoro che ha trovato? Perchè non è in grado di fare altro? Perchè la laurea è solo un pezzo di carta che viene dato a tutti e poi una volta fuori uno se la deve cavare con le conoscenze che ha e basta? Domande che hanno già in se la risposta insita, senza polemiche. Certo è vero che una volta (fino agli anni settanta/primi ottanta) una laurea era un biglietto da visita che ti garantiva un lavoro sicuro e abbastanza ben pagato fin da subito. Oggi non più. Mi piacerebbe sapere quanti laureati ci sono che lavorano nei call-center. Forse hanno sbagliato laurea? Forse dipende dal fatto che il mondo dello studio e quello del lavoro sono separati? (ma non siamo nell'epoca della comunicazione?) Bah...dicono che ci sono pochi laureati in Italia, ma poi ne trovi parecchi disoccupati o che fanno tutt'altro lavoro, da quello per cui hanno studiato e sui media senti dire che ce ne sono pochi, di laureati. Misteri. La realtà è che effettivamente oggi una laurea, qualsiasi laurea, vale molto meno di una volta, uno ha qualche possibilità di farcela, (parliamo di quelli senza conoscenze, ovviamente, i raccomandati neppure li consideriamo!) se riesce a entrare in qualche università molto prestigiosa e severa e se esce con un ottimo voto di laurea oppure se è veramente un Gastone Paperone ed ha azzeccato la laurea giusta al momento giusto. Altrimenti uno è finito. La laurea che ha in mano è carta straccia. Entra in quel tunnel senza fine di lavori precari, da cui sembra che non esca più. Perchè qui c'è anche un altro problema, il nostro povero laureato/diplomato vuole anche il posto fisso, a vita. Ma perché questo? Forse perchè se uno si trova disoccupato non può più pagare l'affitto o il mutuo? E perchè in realtà le famose casse integrazioni funzionano solo per le grosse aziende? Insomma, è una reazione a catena che non finisce più. Ma non è anche vero che molti che riescono ad avere il posto fisso poi ne approfittano e fanno giorni di malattia a non finire? Già...
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Senza parlare poi di tutti quei corsi postlaurea, master, dottorati, corsi di formazione, che in realtà offrono lavoro solo a quelli che ci insegnano, quelli che li fanno, acquisiscono sì ottime conoscenze di 'fisica nucleare', però nelle vetrine delle agenzie interinali cercano ragionieri con esperienza di paghe o elettricisti (e anche ben pagati!). Siamo diventati troppo ambiziosi? Oppure tutti vogliamo fare gli stessi lavori? Forse siamo in troppi? Anche questa potrebbe essere una risposta. Che l'Italia sia sovraffollata? Oppure che tutti appena possono fanno i furbi? Io penso che sia questo, uno dei principali motivi di questa situazione, tutti appena possono fanno i furbi, lo si vede per strada, se rispetti i limiti di velocità, com'è che tutti ti superano strombazzando? La vecchietta con il cane e il giovinastro, in barba ai segnali? E così succede anche pel resto, siamo un paese di 'si salvi chi può', 'la madre del cretino è sempre incinta' e così via... (queste battute le diceva Longanesi, lo scrittore). All'estero sono più virtuosi? Ma perché, se sì, lo sono più virtuosi? Secondo me dipende da una educazione pseudo religiosa di fondo, un italiano sa che esiste il perdono, dopo un periodo nel limbo [scusate, volevo dire nel purgatorio il limbo è stato elimininato dalla Chiesa (ma allora potrebbe eliminare un giorno anche l'inferno o il paradiso? Anche qui un caso di furbizia italica?)] viene riabilitato. All'estero invece se uno sbaglia, va subito diritto all'inferno. Potrebbe essere questa, una delle risposte.

Ci vorrebbe più serietà, vedi per esempio quando aumenta la benzina... negli Stati Uniti iniziano a fare l'autostop, cortei, serrate, ad andare al lavoro in 4-5 per auto, a vendere la macchina, qui da noi invece quando questo succede ecco quello che accade: 13 milioni di autoveicoli, (vedi all'ultimo ponte del 25 aprile) come niente fosse, pronti alle partenze e in più con l'acceleratore a tavoletta e mica spengono il motore ai semafori! Quindi lo ripetiamo come sempre: basterebbe un po' di buon senso per far andare le cose meglio e di buona volontà e molta onestà e anche un pizzico di spirito rivoluzionario, ma quello vero.

a cura di Abcveneto

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