Editoriale n. 26: Il paese dei furbi
Ad aprile abbiamo saltato un editoriale,
tant'è, così ci siamo rimessi al numero
giusto con il numero del giornale, considerando che abbiamo
iniziato nel 2004 con il numero zero. Ed anche quest'anno
usciamo il 2 maggio...come l'anno scorso.
a cura di Abcveneto
Dopo cinque anni abbiamo cambiato governo, non intendo
entrare in merito perché già molti ne parlano,
ma certo fa piacere che 'uno dei presidenti' abbia dedicato
la vittoria agli operai e alle operaie, era un po' che
non si sentiva parlare della classe operaia, che anzi,
sembrava addirittura scomparsa, nel senso che forse nessuno
più è fiero di farne parte...la maggior
parte degli italiani, credo, aspirino ad essere tutti
laureati, diplomati e fior di professionisti e ci riescono,
però poi alcuni di loro diventano 'dottori' operai.
Infatti gli operai ci sono eccome e sono ancora tanti,
anche se meno di una volta... e se oggi sono un po' cambiati,
molti di loro sono diplomati, alcuni perfino laureati
perchè l'unico lavoro che hanno trovato è
appunto quello di operaio, a meno di non emigrare all'estero.
Credo che la massima fortuna a cui può aspirare
un laureato in Italia, è di fare un lavoro da diplomato,
un diplomato di scuola superiore da diplomato di scuola
media inferiore, etc.
Ho saputo proprio oggi, di un ingegnere gestionale che
fa il fattorino con il furgone in giro per l'Italia. Per
scelta? Per avere finalmente la possibilità di
fare un'esperienza di lavoro? Per necessità di
mantenersi dignitosamente e ha dovuto accettare il primo
lavoro che ha trovato? Perchè non è in grado
di fare altro? Perchè la laurea è solo un
pezzo di carta che viene dato a tutti e poi una volta
fuori uno se la deve cavare con le conoscenze che ha e
basta? Domande che hanno già in se la risposta
insita, senza polemiche. Certo è vero che una volta
(fino agli anni settanta/primi ottanta) una laurea era
un biglietto da visita che ti garantiva un lavoro sicuro
e abbastanza ben pagato fin da subito. Oggi non più.
Mi piacerebbe sapere quanti laureati ci sono che lavorano
nei call-center. Forse hanno sbagliato laurea? Forse dipende
dal fatto che il mondo dello studio e quello del lavoro
sono separati? (ma non siamo nell'epoca della comunicazione?)
Bah...dicono che ci sono pochi laureati in Italia, ma
poi ne trovi parecchi disoccupati o che fanno tutt'altro
lavoro, da quello per cui hanno studiato e sui media senti
dire che ce ne sono pochi, di laureati. Misteri. La realtà
è che effettivamente oggi una laurea, qualsiasi
laurea, vale molto meno di una volta, uno ha qualche possibilità
di farcela, (parliamo di quelli senza conoscenze, ovviamente,
i raccomandati neppure li consideriamo!) se riesce a entrare
in qualche università molto prestigiosa e severa
e se esce con un ottimo voto di laurea oppure se è
veramente un Gastone Paperone ed ha azzeccato la laurea
giusta al momento giusto. Altrimenti uno è finito.
La laurea che ha in mano è carta straccia. Entra
in quel tunnel senza fine di lavori precari, da cui sembra
che non esca più. Perchè qui c'è
anche un altro problema, il nostro povero laureato/diplomato
vuole anche il posto fisso, a vita. Ma perché questo?
Forse perchè se uno si trova disoccupato non può
più pagare l'affitto o il mutuo? E perchè
in realtà le famose casse integrazioni funzionano
solo per le grosse aziende? Insomma, è una reazione
a catena che non finisce più. Ma non è anche
vero che molti che riescono ad avere il posto fisso poi
ne approfittano e fanno giorni di malattia a non finire?
Già...
articolo prosegue sotto
Senza parlare poi di tutti quei corsi postlaurea, master,
dottorati, corsi di formazione, che in realtà offrono
lavoro solo a quelli che ci insegnano, quelli che li fanno,
acquisiscono sì ottime conoscenze di 'fisica nucleare',
però nelle vetrine delle agenzie interinali cercano
ragionieri con esperienza di paghe o elettricisti (e anche
ben pagati!). Siamo diventati troppo ambiziosi? Oppure
tutti vogliamo fare gli stessi lavori? Forse siamo in
troppi? Anche questa potrebbe essere una risposta. Che
l'Italia sia sovraffollata? Oppure che tutti appena possono
fanno i furbi? Io penso che sia questo, uno dei principali
motivi di questa situazione, tutti appena possono fanno
i furbi, lo si vede per strada, se rispetti i limiti di
velocità, com'è che tutti ti superano strombazzando?
La vecchietta con il cane e il giovinastro, in barba ai
segnali? E così succede anche pel resto, siamo
un paese di 'si salvi chi può', 'la madre del cretino
è sempre incinta' e così via... (queste
battute le diceva Longanesi, lo scrittore). All'estero
sono più virtuosi? Ma perché, se sì,
lo sono più virtuosi? Secondo me dipende da una
educazione pseudo religiosa di fondo, un italiano sa che
esiste il perdono, dopo un periodo nel limbo [scusate,
volevo dire nel purgatorio il limbo è stato elimininato
dalla Chiesa (ma allora potrebbe eliminare un giorno anche
l'inferno o il paradiso? Anche qui un caso di furbizia
italica?)] viene riabilitato. All'estero invece se uno
sbaglia, va subito diritto all'inferno. Potrebbe essere
questa, una delle risposte.
Ci vorrebbe più serietà, vedi per esempio
quando aumenta la benzina... negli Stati Uniti iniziano
a fare l'autostop, cortei, serrate, ad andare al lavoro
in 4-5 per auto, a vendere la macchina, qui da noi invece
quando questo succede ecco quello che accade: 13 milioni
di autoveicoli, (vedi all'ultimo ponte del 25 aprile)
come niente fosse, pronti alle partenze e in più
con l'acceleratore a tavoletta e mica spengono il motore
ai semafori! Quindi lo ripetiamo come sempre: basterebbe
un po' di buon senso per far andare le cose meglio e di
buona volontà e molta onestà e anche un
pizzico di spirito rivoluzionario, ma quello vero.
a cura di Abcveneto