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Treviso: Nasce l'Accademia di Paesaggio, la prima in Europa


Fondazione Cassamarca e Fondazione Benetton Studi Ricerche proeittate verso la costituzione di un nuovo corso universitario di laurea: il primo in Europa. La Fondazione Benetton Studi Ricerche e la Fondazione Cassamarca - due istituzioni impegnate nella promozione e organizzazione culturale - hanno deciso di unire le loro energie per dare vita all'Accademia di paesaggio.

a cura di Abcveneto

Finalità dell'Accademia è la salvaguardia e la valorizzazione dei patrimoni di natura e di memoria che si sono accumulati nel corso del tempo e danno forma e vita ai luoghi della nostra condizione umana.

L'Accademia di paesaggio intende sviluppare, all'interno del campo di lavoro e con gli scopi definiti, una serie di iniziative concrete tra loro interconnesse. Già nella seconda parte del 2006 sono previsti laboratori sperimentali sui temi più complessi e sulle questioni più urgenti. Particolare attenzione pare debba essere posta alla ricerca di nuove idee e nuovi orizzonti immaginativi in tema di mobilità delle persone e delle merci, e dunque di infrastrutture, di modalità e di intermodalità.

Il compito più importante è quello di contribuire a formare figure scientifiche e professionali che sappiano operare in questo campo puntando a costruire un corso di laurea nuovo: un'esperienza formativa basata su un insieme di discipline della sfera umanistica, della sfera scientifica e della sfera tecnica e artistica, tenuta insieme da un forte collante antropologico, per dar vita alla figura professionale inedita del paesaggista.

Sulla base di una ampia ricognizione ai casi concreti e di ormai pluriennali riflessioni, e sulla base del fatto che il Ministero non prevede di istituire nel triennio 2007-2009 nuove Università statali, mentre concede, a precise condizioni, l'istituzione di Università non statali, ci pare di poter dunque definire i lineamenti di una proposta concreta per l'istituzione di una Università degli Studi (Istituto Universitario) non statale, legalmente riconosciuta (autorizzata a rilasciare titoli di studio universitari aventi valore legale), con sede in Treviso, che prevede un corso di laurea (triennale) e in prospettiva, a norma di legge, corsi di laurea specialistica (biennali), dottorati e master.

L'ipotesi in fase di studio avanzato prevede un numero chiuso di 35 iscritti per ogni anno, sia italiani che non italiani, così da raggiungere alla fine del triennio un numero massimo di 105 iscritti e alla fine del biennio di specializzazione, dopo cinque anni, un numero massimo di 175 iscritti.

La figura professionale del paesaggista dovrà saper operare in funzione della salvaguardia e della valorizzazione dei caratteri storici e geografici, naturali e culturali dei paesaggi, obiettivo che è diventato particolarmente urgente e complesso nel nostro tempo e nel nostro mondo, in ragione delle dimensioni delle trasformazioni, della forza degli agenti trasformatori, e soprattutto della velocità dei processi di trasformazione.
Va innanzitutto considerata l'utilità/necessità del paesaggista in tutti i progetti insediativi e, con particolare urgenza, nelle equipes impegnate in progetti infrastrutturali e nelle iniziative di recupero e riqualificazione di luoghi degradati e feriti, secondo una prassi già sperimentata con risultati significativi in altre aree europee e in accordo con le indicazioni della Convenzione Europea del Paesaggio.
Di conseguenza, l'ipotesi allo studio si basa innanzitutto sia sulle esigenze pubbliche, del Ministero dei Beni Culturali, responsabile di molti paesaggi notevoli, dalle aree archeologiche ai parchi e giardini storici; delle Regioni e delle Province, responsabili ormai in tutte le materie pertinenti al territorio, all'ambiente e al paesaggio, compresi molti parchi naturali e fluviali; dei Comuni e delle loro giardinerie, con esigenze evidenti e diffuse di dare nuova qualità al verde pubblico, agli spazi aperti, ai cimiteri. Ma è importante e crescente anche lo spazio offerto dalla committenza privata, non solo nei luoghi di pregio, ma anche nei paesaggi del turismo e dell'agricoltura, della vite, del bosco e dell'alpeggio.

La sede della nuova Università sarà Treviso - L'iniziativa nasce, infatti, a Treviso e ne è connotata. Trova nella storia, nella geografia e nelle condizioni attuali del territorio in cui si insedia, nella forma e nella vita dei paesaggi veneti, la sua ragione costitutiva e l'antologia dei suoi laboratori possibili. E contemporaneamente recepisce e si confronta con ogni altra esperienza ed elaborazione, in particolare europea, che presenti spessore adeguato e che possa arricchire la qualità della proposta formativa e della sperimentazione scientifica in campo paesaggistico. Possiamo affermare che, al di là della capacità strutturale e finanziaria delle figure promotrici, dispone di un territorio/laboratorio, di un ambito geografico che presenta, in uno spazio facilmente raggiungibile con sopraluoghi, un ampio catalogo di ambienti e paesaggi diversi, variamente sottoposti alle tensioni del cambiamento. Sotto questo profilo Treviso e il suo territorio si presentano come una candidatura naturale.
Inoltre, il corso di laurea può contare anche su un'esperienza impegnata da quasi due decenni alla costruzione di un centro di documentazione specializzato in questo campo di studi (biblioteca, emeroteca, raccolte cartografiche e iconografiche) e di sperimentazione di corsi brevi, viaggi di studio, seminari, laboratori di carattere internazionale.
La nuova sede avrà gli spazi e le attrezzature nel centro storico della città.
Le attrezzature biblioteconomiche saranno quelle della Fondazione Benetton Studi Ricerche attualmente già funzionanti in Palazzo Caotorta. Le aule e i laboratori saranno dislocati nel centro storico della città in adeguate condizioni di connessione fisica. Varie soluzioni sono allo studio, in ragione dell'esperienza e del radicamento in città di corsi di laurea già istituiti per iniziativa della Fondazione Cassamarca.

La nuova università avrà un carattere internazionale - La fisionomia dell'Università di paesaggio è data dall'equilibrio aperto e sperimentale tra forte radicamento locale e orizzonte internazionale, in particolare europeo. Il patrimonio di luoghi, speciale per varietà e densità, e l'ampia gamma di problemi e di opportunità offerte dalla nostra terra può essere così messo in contatto e in tensione col patrimonio di esperienze e di figure delle scienze, delle tecniche, delle arti e dei mestieri di paesaggio che lavorano in altre situazioni, assai diverse e perfino con caratteri opposti.

Possiamo immaginare una ampia articolazione di aree disciplinari alle quali è necessario attingere per la formazione dei paesaggisti: dall'area (cruciale) della storia, della geografia, dell'antropologia all'area delle scienze dell'acqua, del suolo e del sottosuolo; dall'area della biologia e dell'ecologia all'area delle scienze dell'insediamento umano; dall'area delle scienze della mobilità all'area delle tecnologie fino all'area delle varie arti e dei vari mestieri convocati nelle fasi del progetto e dell'intervento. Ma l'articolazione in sé non basta, poiché ogni autentica esperienza paesaggistica nasce come fusione di molte conoscenze, come sintesi che coinvolge diversi specialismi e definisce un'agenda nel lungo periodo. L'attitudine fondamentale della figura del paesaggista può essere paragonata a quella del direttore d'orchestra in campo musicale. Egli non deve sapere suonare tutti gli strumenti ma deve saper costruire una sintesi esecutiva.

La semplicità strutturale e l'autonomia funzionale dell'iniziativa crea condizioni del tutto speciali per una proposta formativa poggiata su un metodo sperimentale innovativo, così come richiesto dal Ministero e così come coniugato con le esigenze intrinseche della proposta.
Il metodo per costruire una figura di scienziato e di operatore così delineata dovrà essere fondato, oltre che, naturalmente, sull'apprendimento di tutti i saperi necessari attraverso le forme "tradizionali", lezioni, seminari, conferenze, e sull'approfondimento, la riflessione critica (letture, discussioni, indagini documentarie, procedure di memorizzazione delle conoscenze), sulla sperimentazione diretta nei luoghi, delle idee e delle proposte attraverso l'incontro sul campo, con personalità maieutiche, nell'arco di tempi adeguati, fuori da ogni logica di una formazione "mordi e fuggi". Tali personalità possono essere convocate da sedi ed esperienze italiane e straniere di alto profilo.
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L'iniziativa si ispira alla Convenzione Europea del Paesaggio, presentata a Firenze il 20 ottobre del 2000, divenuta legge dello Stato Italiano il 9 gennaio 2006.
Nella relazione introduttiva alla Convenzione si legge: "Le popolazioni europee chiedono che le politiche e gli strumenti che hanno un impatto sul territorio tengano conto delle loro esigenze relative alla qualità dello specifico ambiente di vita. Ritengono che tale qualità poggi, tra l'altro sulla sensazione che deriva da come esse stesse percepiscono l'ambiente che le circonda, ovvero il paesaggio, e stanno acquisendo la consapevolezza che la qualità e la diversità di numerosi paesaggi si stiano deteriorando a causa di fattori diversi e nuocendo alla qualità della loro vita quotidiana."
Dopo una prima fase di protezione dei patrimoni storici e artistici, dopo una seconda fase di protezione della natura, possiamo oggi osservare il delinearsi di una terza fase che potremmo definire di protezione dei luoghi.
La nostra cultura infatti ha sviluppato da un secolo teorie, pratiche, norme e strumenti per la tutela delle testimonianze artistiche, in particolare monumentali, e da mezzo secolo, con il movimento ecologista, ha posto la questione della protezione della natura. Ma siamo invece ancora agli inizi nella costruzione di una adeguata sensibilità e di una attrezzatura scientifica e operativa per la conoscenza e il governo delle trasformazioni dei paesaggi.

a cura di Abcveneto

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