Treviso: "Il Trevigiano nel '900", mostra
fotografica: "La Seconda Guerra Mondiale e la Resistenza
nel trevigiano"
Quarta rassegna itinerante di
un percorso espositivo in celebrazione della Liberazione
dell'Italia dal nazifascismo. Incontro inaugurale di anteprima:
giovedì 2 marzo 2006, alle ore 17.30, presso la
sala Marton della Provincia di Treviso, con le "Conversazioni
sulla mostra". La mostra viene inaugurata sabato
4 marzo alle ore 17,30 presso l'Aula Magna dell'Istituto
Riccati di Treviso e durerà fino al 1° aprile
2006. Orario di apertura, tutti i giorni: 9/13 - 14.30/18.30.
a cura di Abcveneto
Presentata
quest'oggi in Provincia la mostra fotografica "La
seconda Guerra Mondiale e la resistenza nel trevigiano"
realizzata dalla Provincia di Treviso in collaborazione
con il FAST (Archivio Fotografico Storico della Provincia)
e con l'ISTRESCO (Istituto per la Storia della Resistenza
e della Società Contemporanea della Marca Trevigiana).
Si tratta della quarta esposizione di una rassegna realizzata
per celebrare il 60° anniversario della Liberazione
dell'Italia dal nazifascismo, il progetto "Il trevigiano
nel '900". In mostra, presso l'aula Magna dell'Istituto
Riccati di Treviso, 216 foto storiche organizzate in 76
pannelli ad integrazione di testi didascalici. Scatti
di pregio artistico e di grande valore documentario. Presenti
l'assessore alla cultura della Provincia Marzio Favero,
quello del Comune di Treviso Michele Chiole e il direttore
dell'Istresco Amerigo Manesso.
"Il progetto "Il trevigiano nel '900"
nasce 5 anni fa da una collaborazione tra la Provincia,
il Fast e l'Istresco con la volontà di proporre
una ricostruzione della storia della Marca nel secolo
scorso - ha detto Favero - Quella che andiamo a presentare
oggi è la 4° mostra, dopo quelle imperniate
sull'"Emigrazione veneta",
la "Grande Guerra" e "Il trevigiano tra
le due Guerre". Abbiamo scelto di trattare il tema
della "guerra in casa" non con uno spirito bi-partisan
ma con un approccio problematico utile sia per portare
alla luce alcuni nodi di riflessione che stimolino l'interesse
di ricerca personale da parte del visitatore, sia per
rendere conto della complessità di quanto accaduto,
lasciando perdere retorica e schemi interpretativi di
stampo ideologico. Così, alla fedeltà della
ricostruzione dei fatti si aggiunge il tentativo di mettere
in discussione rimozioni o ricostruzioni di parte che
continuano ad alimentare controversie che non aiutano
a capire quanto è avvenuto. Senza confusioni morali
fra chi ha combattuto per la libertà e chi per
la sopravvivenza di un regime, si cerca di mostrare la
complessità delle traiettorie individuali e di
gruppo, di non scordare atrocità ed ingiustizie,
di illustrare la fine del conflitto e il tentativo del
suo superamento".
"Quello scelto è un tema di difficile ma
che è giusto affrontare - ha commentato Chiole
- ora aspetto solo di visitare la mostra".
"Dopo l'8 settembre si aprì un momento di
scelte per i trevigiani - ha spiegato Manesso - per questo
abbiamo individuato 7 storie emblematiche per illustrare
le diverse posizioni. Chi scelse di nascondersi, chi di
rinunciare alle armi, chi di arruolarsi nella resistenza.
La mostra ripercorre tutte le tappe di quel periodo, portando
alla luce eventi e tematiche importanti. Dall'esperienza
civile della "guerra in casa", ai bombardamenti
al ruolo delle donne nella resistenza. Fino alle prime
elezioni politiche del dopoguerra".
Quelle
della mostra sono immagini d'epoca che hanno impresso
ambienti, fatti e persone del periodo della Seconda Guerra
e della Resistenza del trevigiano. Il percorso espositivo
è sorretto da una trama temporale su scale diverse,
all'interno della quale insistono temi più precisi:
la guerra, prima portata all'esterno e poi combattuta
in casa; la popolazione civile disorientata e comunque
vittima degli eventi; la distruzione di legami di appartenenza
a seguito di stragi, vendette e ritorsioni; il dolore
per l'oltraggio e la violenza subite.
Si è dato spazio anche ad argomenti legati alla
storiografia della Resistenza, come il contributo degli
Internati militari italiani, il ruolo militare della guerriglia
partigiana nella strategia degli Alleati, il contributo
delle donne, le diverse anime presenti all'interno del
movimento partigiano, le contraddizioni dei giorni della
liberazione, con la drammatica resa dei conti finale.
Il tragitto espositivo si conclude con le tappe - referendum
del 1946 e Costituzione del 1948 - attraverso le quali
la maggioranza degli italiani ha dato forma politica alla
nuova coscienza che l'esperienza della guerra e della
Resistenza avevano contribuito a maturare, quella di non
essere più sudditi, ma cittadini.
'Sono ormai trascorsi più di sessant'anni dai
fatti dell'aprile 1945 che hanno posto fine ad un periodo
drammatico ma importante per l'Italia, quello della seconda
guerra mondiale e della Resistenza. Nei decenni successivi
la storiografia ha ricostruito e interpretato quegli eventi
avanzando tesi che in alcuni casi hanno aggregato un certo
consenso, in altri hanno evidenziato divergenze e contrapposizioni.
Anche le memorie si sono sedimentate, e poi via via trasformate,
rimanendo divise. Dare conto di tutto ciò nello
spazio e attraverso il linguaggio di una mostra storico-fotografica
non è certamente possibile, ma non ci si può
esimere dalla necessità di analizzare e di capire
anche gli aspetti più problematici di quanto accaduto.
La mostra quindi non vuole imporre una lettura precostituita,
ma offrire elementi e dati per una visione complessiva
capace di superare gli schematismi e le semplificazioni
ideologiche. In questo tentativo è parso opportuno
privilegiare la scala locale che offre il vantaggio di
poter seguire traiettorie e vicende fino al livello delle
singole persone che vi sono state coinvolte.'
a cura di Abcveneto