"L'utopia del colore" di Serena Barbisan
Al primo incontro con le opere
di Serena Barbisan mi venne in mente una frase di Renato
Barilli, a me particolarmente cara. Il critico nel 1975,
riferendosi ad alcuni autori dell'informale italiano,
scriveva:"far saltare quella crosta esteriore per
consentire all'energia di prorompere liberamente".
A cura di Carlo Sala
Ponendo delle considerazioni sull'autrice di Montebelluna
e fare un semplice rimando passatista sarebbe svilirne
l'opera. Questo perché la pittrice sa infondere
una profonda carica di originalità alle sue opere,
mediante una pittura dal sapore astratto. Da un lato legata
agli echi di Pollock e delle grandi scuole nate negli
anni 50', dall'altro conferendo nuova linfa vitale, attualizzando
la poetica alle istanze contemporanee.
Una ricerca che non mira ad un discorso incentrato sul
reale, ma ad una trasposizione attraverso il colore delle
sensazioni più profonde. Non vi sono riferimenti
tangibili, ma stati emotivi impressi sulla tela. Un tradurre
la propria emozionalità mediante la tecnica pittorica,
che porta lo spettatore a sentire gli echi del vissuto
dell'autrice. Una pittura gestuale, e di conseguenza legata
ai moti interiori. Ma per questo non del tutto incidentale,
perché derivante da una profonda stratificazione
di attimi di vita quotidiana.
Un colore vibrante che domina la scena, dal forte impatto
tonale. Un'energia sottesa, quasi a voler affermare un
grande e intimo bisogno di libertà, per superare
i confini imposti dal reale.
Quando
hai sentito la "vocazione" della pittura?
Sembra che con le principesse e le bamboline che disegnavo
alle elementari fosse già chiaro il mio "spiccato
senso nell'accostamento e l'abbinamento dei colori. Ed
emergeva un pizzico di stravaganza e originalità
dalla scelta di abiti e accessori!
Alla classica domanda: "cosa farai da grande?",ho
sempre risposto con fermezza "la pittrice".
Ero alle scuole medie quando ero già convinta che
dopo il liceo artistico mi sarei iscritta a Pittura all'Accademia
di Belle Arti
e la mia professoressa di educazione
artistica mi ha messo in dubbio per la mia impazienza
su lavoretti decorativi e di precisione!
Lavori per cicli, in genere contraddistinti da differenti
cromatismi. Come nasce una tua serie di lavori e perché
ad un certo punto la senti esaurita?
Il mio lavoro si basa essenzialmente su un "invasivo
trattamento" del colore allo scopo di farne emergere
le svariate potenzialità.
Nel momento in cui io sento e vedo uno sforzo nella vibrazione
di una di queste tonalità, oppure vivo la fatica
di un accostamento, non posso che smettere. Perché
sono i colori stessi a sentirsi esauriti e senza forza
per proseguire.
Con quali criteri giudichi una tua opera? ne sei sempre
soddisfatta?
Domanda pungente
La forma di equilibrio che cerco nella mia vita è
la stessa che cerco nelle mie opere. La difficoltà
sta nel riuscire a trovarla. E credo sia naturale non
raggiungerla sempre. La perfezione non esiste, ma ognuno
usa le proprie armi e la propria forza per conseguirla.
Io, come tutti, confido nell'esperienza, nel tempo che
aiuta a crescere.
Quali artisti hanno influenzato i tuoi lavori? e a
quali ti senti legata idealmente?
Sono sincera. Non mi capita di vedere spesso autori contemporanei
in cui sento di potermi rispecchiare.
Sono molto legata alla figura di Jackson Pollock e all'Action
Painting Americana. Se mi chiedi, se credo in Dio, vi
risponderei "si, in Pollock ". Insieme a Scanavino
è stato l'argomento della mia tesi in Pittura perché
sento entrambi ancora molto vivi nel mio gesto, con il
loro modo di agire diretto e condizionato dall'essere
umano nelle sue forme più curiose o segrete.
La pittura di Pat Steir, conosciuta nel suo atelier di
Chealsea a New York, mi ha colpito,per la scelta delle
tonalità e per l'uso delle sgocciolature in un
modo non aggressivo o pesante.
Quale
valore conserva al giorno d'oggi una ricerca pittorica
astratta? a tua giudizio ha ancora senso -come cerca di
fare parte della critica- creare opposizione con le nuove
linee figurative?
La verità a mio parere è molto triste.
La chiave di lettura di cui ha bisogno da sempre l'interlocutore
è esattamente ciò che il pittore astrattista
non vorrebbe dare. Perché contro i suoi principi
più puri. Principi che spesso non vengono capiti,
vengono fraintesi o manca semplicemente la volontà
o l'esigenza di abbattere dei vincoli che la storia ci
ha lasciato in eredità.
Apprezzo vecchie e nuove forme di arte figurativa, a volte
anche molto di più di nuove sfrontate tecnologie,
ma quello che sento dentro è un altro trasporto.
E molto lontano.
Il problema di base credo resti la mancata fiducia da
parte della gente del settore in nuove proposte, dopo
la grande stagione dell'Informale europeo e Americano
degli anni '50.
Ami particolarmente la musica, questo in un qual modo
influisce sui tuoi lavori?..ricordo molti autori che hanno
trasposto i ritmi sonori nella fluidità pittorica.
Io non concepirei un mondo senza musica. Perciò
non la ritengo soltanto un sottofondo della vita o di
storie, quali potrebbero essere quelle d'Amore.
La musica completa l'uomo fino al punto di poter sostituire
il proprio compagno.
Il mio caso non è così estremo, ma mi capita
di "ballare"non soltanto nei rock clubs ad occhi
chiusi.
Mentre dipingo il silenzio m'inquieterebbe ed ascoltare
musica (dalla rock, alla sperimentale all'elettronica,
principalmente straniera), mi aiuta a non farmi intimidire
dal vuoto totale della tela ancora vergine.
L'evocazione di un pensiero torna a Pollock e al suo gesto
sinuoso a ritmo di jazz, musica di arrangiamento, quindi
unica.
Hai
un sogno artistico?
Ho ancora molti sogni da realizzare nella mia vita come
artista e non solo.
Anche perché sono una persona molto sognatrice.
Spesso vivo ancora di utopie e in diverse situazioni questo
non risulta essere un punto a mio favore!
Non smetterò mai di credere in una mia futura personale
a New York, è naturale.
Sarebbe l'apice del mio percorso,ma bruciare le tappe
non è il mio scopo, perciò tempo al tempo!
Andare a vivere lì o a Berlino è da un po'
di tempo il tarlo nella mia testa
Due metropoli
agli antipodi che insieme mi darebbero tutto ciò
che mi serve per vivere serenamente.
Una soddisfazione?
Riuscire a vivere soltanto di Pittura, dimostrando che
l'Astrattismo non è morto con la fine dell'Informale.
Se riuscirò a farlo vivendo in un loft, appartamento/studio
con soppalco, illuminato da enormi vetrate, con l'uomo
della mia vita, avrò trovato la felicità!
Qualche progetto futuro?
Il prossimo evento di FondAir, progetto in cui
credo molto, probabilmente a novembre ed altre partecipazioni.
Con il tempo vorrei trovare il modo di fondere la mia
prima passione con la seconda, come assistente in uno
studio fotografico, vivendo degli stimoli di cui ho bisogno.
Carlo Sala
Note Biografiche
Serena
Barbisan (Montebelluna, Treviso, 1979) nel '98 consegue
la maturità artistica presso il Liceo Artistico
Statale di Treviso e a marzo 2004 il diploma in Pittura
all'Accademia di Belle Arti di Venezia con i Proff. Martelli
e Bendini, ex atelier di Finzi. Il 2003 la vede protagonista
in veste di curatrice di "IstintivaMente?",un
evento/mostra d'Arte contemporanea presso la Fondazione
Villa Benzi Zecchini in provincia di Treviso. Vengono
coinvolte diverse forme d'Arte quali la pittura, la poesia,
la musica, la danza, il cinema, integrando il tutto ad
incontri-conferenze.
Dal 2002 inizia il suo effettivo rapporto con le gallerie
d'Arte, dalla C.30 Contemporary Art di Bologna alla PaciArte
di Brescia. Quest'ultima, dopo averla fatta partecipare
ad una collettiva insieme a maestri storicizzati quali
E.Vedova,P.Jenkins,S.Francis,A.Warhol, ospita ha la sua
prima personale nel febbraio 2005 e in seguito espone
le sue opere ad Artefiere nazionali ed internazionali
quali ArtePadova, ArtVerona, Riparte Roma,Scope Art London
e Scope Art New York.
Nel 2004 prima di partire per il suo soggiorno a New York
nel luglio 2004, le viene commissionata una decorazione
interna alle pareti di tre interi piani di un'abitazione
in zona Navigli a Milano, con la quale sperimenta la tecnica
ad acrilico su muro.
Nello stesso anno fonda a Montebelluna (TV), con altri
5 giovani artisti il Collettivo e Spazio espositivo autogestito
"FondAir_Arte Pe(n)sante", che in una casa privata
anni '70, organizza circa due mostre/eventi annuali, che
si esauriscono nel corso di una serata. Web: www.serenabarbisan.it
A cura di Carlo Sala