Mail Art
A
cura di Luccia Danesin
Luccia
Danesin: Da alcuni anni ti sento parlare con entusiasmo
della Mail Art, dei progetti, degli artisti che sembrano
appartenere ad un altro luogo dell'arte, pronti ad intervenire
e a partecipare con le loro opere (pittura, grafica, fotografia,
scrittura) ad un'idea che arriva per posta, e attraverso
la posta diventa poi una mostra, un documento, e un archivio.
Come spieghi tante manifestazioni anche in Italia, di
arte postale?
Alessandra Pucci: Semplice e complicato insieme: semplice
perché l'operazione nasce da chi sente la necessità
di confrontare con quanti più artisti possibili,
le proprie idee; complicato perché il meccanismo
dell'arte postale lo si comprende bene solo quando si
entra nel giro.
D: Tu hai realizzato tre progetti di M.A: quale è
stato il percorso?
P: Tutto è nato da una serie di circostanze: l'invito
a partecipare al trentennale della M.A., organizzato da
alcuni artisti negli anni '90 in Umbria; l'incontro con
Antonio Sassu, promotore di importanti progetti; e infine
il desiderio di utilizzare una ex stalla nelle Marche,
come luogo d'incontro per gli artisti e archivio delle
loro opere.
D: Forse desideravi fare di quel luogo una galleria d'arte?
P: Non proprio, perché i materiali che mi sono
giunti da ogni parte del pianeta, costituiscono una sorta
di scambio, dono, fuori dal mercato, dal collezionismo,
e dalla critica.
D: Partecipare ad un progetto con una propria opera sapendo
che non sarà restituita è un aspetto insolito
per il mondo dell'arte, almeno di quella ufficiale.
P: Lo scopo è diverso: è importante essere
presente con la propria testimonianza in una operazione
collettiva intorno alle idee che sono sempre stimolanti
per il loro contenuto sociale, politico, filosofico e
poetico.
D:
Nei cataloghi si nota la partecipazione di poeti e anche
di musicisti: M.A. si ramifica oltre la dimensione puramente
visiva: tutti possono essere dei mail artisti?
P: Credo di sì, come tutti possono scrivere, dipingere,
fotografare, etc, la differenza anche qui si percepisce
dalla qualità dei materiali: alcuni sono di autori
che praticano l'arte ad alto livello, altri sono materiali
divertenti, immediati, realizzati con senso dell'umorismo
o del dramma, ma per tutti è garantito l'inserimento
dell'opera nel catalogo e la partecipazione alla mostra.
D: Vero socialismo?
P: Forse sì, perché conta di più
la passione e il piacere di ampliare il proprio osservatorio
sull'infinita creatività dell'uomo, piuttosto che
la selezione di ciò che viene considerato oggetto
estetico, forma dell'arte a cui i media fanno da sempre
riferimento.
D: La M.A. nasce negli Stati Uniti intorno agli anni
'70: come regge all'usura delle mode e del tempo?
P: Per ora sembra non esserci declino, considerato l'interesse
sempre maggiore dei media e delle istituzioni verso questa
forma d'arte.
D: M.A. rischia di accademizzarsi?
P: C'è questa possibilità poiché
di recente alcuni archivi di arte postale sono stati ceduti
a musei. Ma ciò non fa trasformare il concetto,
semmai può tendere ad aprirsi verso un esterno
più ampio di fruitori.
D: Ci sono artisti importanti che fanno la M.A.?
P: In Italia ci sono Enrico Baj, Dario Fo, Paolo Gubinelli
e altri, all'estero Ray Johnson, del movimento artistico
Fluxus, a cui si deve l'originale iniziativa di creare
la rete artistica destinata ad un incredibile sviluppo.
Anche il grande Christo è presente nei progetti
di arte postale.
D: Il materiale che tu ricevi, è di fatto di tua
proprietà e, volendo, potresti anche vendere dei
pezzi?
P: No. Il cuore dell'arte postale è tutto nella
gratuità: non si vende, non si compra, ma si regala
D: Tra i partecipanti italiani ai tuoi progetti, ho visto
nomi noti di artisti veneti: sono tuoi amici o c'è
un passaparola?
P: Un po' tutt'e due le cose: perché ho un indirizzario
e perché l'invito a partecipare può essere
passato ad altri artisti a me sconosciuti.
D: I critici sono estranei a queste espressioni alternative
dell'arte?
P:
Ci sono le eccezioni: ai miei progetti hanno dato il loro
contributo e mostrato molto interesse Giorgio Segato,
Lucio Del Gobbo e Renzo Margonari, oltre ai giornalisti
che sentono in questa rete una ventata di novità.
D: E' cambiato il tuo modo di dipingere dopo queste esperienze?
P: Dal '97 in poi direi moltissimo: ho alleggerito il
mio bagaglio espressivo con risultati più consoni
a quella ricerca stilistica che è d'obbligo nella
vita di ogni artista. Inoltre ho allargato la cerchia
dei rapporti con figure completamente diverse del mondo
dell'arte, più aperte e pronte a testimoniare il
proprio desiderio di confronto su ciò che il nostro
tempo ci fa vivere.
D: Ci sarebbe ancora molto da dire, sulla storia, i nomi,
gli eventi che danno risalto alla M.A.; torneremo a parlarne
magari in occasione di un altro progetto?
P: Mi piacerebbe poter realizzare una mostra di arte
postale che abbia come tema la figura di Francesco d'Assisi:
sarebbe ideale nei luoghi che lui amò, e tra questi
c'è il convento dei frati di Forano, poco distante
dalla casa dove abito in campagna, nelle Marche.
D: Ti faccio tanti auguri perché la tua idea si
possa realizzare.
P: Grazie, sarai la prima a saperlo.