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Sant'Erasmo: tra carciofi e gatti, cielo e mare


Sant'Erasmo si trova nella cosidetta Laguna Nord, ci si arriva comodamente in vaporetto dalle Fondamente Nove (il numero 13)

Di Sara Miriade

Una volta, non molto tempo fa, quando ancora non c'erano i videomessaggi si mandavano le cartoline agli amici o ai familiari del luogo di vacanza. In questa mia fugace quanto intenso soggiorno nella laguna veneziana ho cercato, ma non sono riuscita a trovare, una cartolina dell'isola che più mi ha incuriosito, Sant'Erasmo. Ho dovuto adeguarmi ai tempi moderni perché -secondo quanto mi è stato detto da un'ambulante- "là no ghe xe gnente". In effetti non è che ci siano gli insediamenti di Venezia, Murano e Burano o i 'resti' di Torcello. Però presenziano sull'isola un forte, una torre, una bella spiaggia, una comune di gatti e una vastità di capi coltivati, prevalentemente a carciofo, che addirittura colora la terra di quel viola che ne fa la specialità del luogo.
Eppure anche qui c'è una storia. L'isola, era abitata fin da 792 per essere abbandonata a causa delle pestilenze dell'800 ed essere successivamente ripopolata, mantenendo sempre la sua natura agricola, forse per la particolarità de terreno fertile. Certo l'americano, il giapponese o l'europeo preferiscono avere l'immagine di un 'campo' veneziano o dell'inimitabile piazza San Marco, piuttosto della "carciofaia" di Sant'Erasmo, però perché non onorare chi fornisce alimenti, così preziosi, quali gli ortaggi?

Sì, perché l'isola di Sant'Erasmo, la più vasta della Laguna Nord (lunga 4 Km e larga da 1 Km a 500 m), è conosciuta come l'orto di Venezia. Ivi ci sono quasi 100 ettari di campi coltivati a vignetti e ortaggi tipici, come le 'castraure' (i piccoli carciofi) e il radicchio. I tempi moderni hanno prodotto una carenza di manodopera anche nell'agricoltura, a cui si aggiunge pure il costo dei trasporti, cosicché il commercio si è notevolmente ridotto. Seppure in minore entità ci sono ancora delle barche che partono ogni mattina dirette al mercato di Rialto.
Certo, per i figli dei tempi moderni, la vita nell'isola è anomala. In realtà non è molto dissimile a quella di cinquant'anni fa in un piccolo paese di provincia. Quando un passante ti incontra per strada ti saluta, perché lì tutti si devono conoscere. Ci sono pochissime macchine, il veicolo più usato è la bicicletta e si può andare anche in mezzo alla strada senza temere di essere travolti, respirando l'aria salata del mare e non l'emanazione del tubo di scarico delle automobili. Ci sono due ristoranti e un mini-market, aperto dalle diciassette alle diciannove, dove si trova però quasi tutto, anche il balsamo per rendere lucente il pelo del cane. Colorano l'isola anche una chiesa, una scuola e un affittacamere (latoazzurro.it). Dimenticavo le due sagre paesane: quella del mosto di Sant'Erasmo, la prima domentica di ottobre; e quella del 2 giugno.


Il Forte del Ridotto, che si trova sulla punta nord-est dell'isola non è agibile. LaTorre Massimiliana, sorge per volontà degli austriaci nella prima metà dell'800 sul precedente Forte di Sant'Erasmo, voluto dai francesi. E' stata di recente restaurata dal Consorzio Venezia Nuova, perché i Tedeschi che la occupavano nel 1943, come batteria contraerea, tentarono di farla saltare durante la loro ritirata. Dal 16 settembre e fino al 29 di ottobre ha ospitato la personale di Paolo del Giudice, pittore trevigiano, di fama nazionale, che ha scelto di esporre vent'anni di dipinti, raccolti nella tematica del Viaggio in Italia, proprio a Sant'Erasmo.

Ma allora Sant'Erasmo è una tappa di un viaggio, perché c'è un qualcosa da vedere?

 


opera di Paolo Del Giudice, fonte: internet

Di Sara Miriade

 

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